Nessun invio di truppe sul terreno, ma un impegno deciso e costante nel supportare l’Ucraina attraverso canali diplomatici, economici e militari. Sono i concetti che ieri il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha ribadito con fermezza ribadendo la posizione italiana sulla crisi ucraina. La dichiarazione è arrivata al termine della videoconferenza organizzata dal Primo Ministro britannico Keir Starmer con l’obiettivo di coordinare la strategia dei Paesi occidentali per giungere a una pace giusta e duratura.“L’Italia continuerà a lavorare con i partner europei e occidentali e con gli Stati Uniti per la definizione di garanzie di sicurezza credibili ed efficaci”, ha dichiarato Meloni in una nota di Palazzo Chigi, puntualizzando su come il sostegno a Kiev non debba tradursi in un coinvolgimento diretto delle forze italiane. Insomma, la posizione del governo tricolore si allinea dunque con quella di altri Paesi europei, puntando sulla diplomazia e sulle sanzioni per indebolire la macchina da guerra russa.
Il vertice dei ‘volenterosi’
Ma cosa è successo nello specifico ieri? Starmer ha riunito i leader di numerosi Paesi europei, oltre a rappresentanti di Canada, Australia, Nuova Zelanda e Giappone, per discutere delle prossime mosse a favore dell’Ucraina. Il messaggio emerso è stato chiaro: è necessario aumentare la pressione su Mosca, sia con nuove sanzioni che con un incremento degli aiuti militari a Kiev.“Abbiamo concordato che continueremo ad aumentare la pressione sulla Russia, a inasprire le restrizioni all’economia russa e a sostenere l’Ucraina con aiuti militari. Dobbiamo portare Putin al tavolo delle trattative”, ha detto, annunciando che giovedì si terrà una riunione militare nel Regno Unito per elaborare un piano di supporto concreto.
Starmer ha poi sottolineato l’importanza di un cessate il fuoco immediato: “Il Presidente Zelensky ha già accettato un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni, ma Putin temporeggia, parlando di studi e verifiche. Il mondo ha bisogno di azione, non di parole”.
Il Cremlino attacca l’Occidente
Dall’altra parte la reazione russa non si è fatta attendere. Il Consigliere diplomatico del Cremlino, Yuri Ushakov, ha criticato aspramente i leader europei, accusandoli di essere “cagnolini ai piedi di Trump”. Ushakov ha citato le parole di Putin secondo cui, con il ritorno di Trump alla presidenza americana, gli alleati europei si sarebbero rapidamente allineati alle posizioni statunitensi, rinunciando a un ruolo indipendente.
Intanto Zelensky ha confermato di aver nominato una squadra negoziale per avviare colloqui di pace con la Russia, a condizione che non vi siano precondizioni da parte di Mosca: “Se la Russia non vuole la pace, bisogna esercitare forti pressioni finché non lo farà. Mosca capisce solo la lingua della fermezza”, ha scrittoZelensky su X. Ha poi sottolineato la necessità di coinvolgere gli Stati Uniti e il Presidente Trump in un processo di pace che sia rapido ed efficace.
La delegazione negoziale ucraina sarà guidata dal Capo dell’ufficio presidenziale, Andriy Yermak, e comprenderà figure di alto profilo come il Ministro degli Esteri Andriy Sybiga e il M della Difesa Rustem Umerov.