martedì, 4 Marzo, 2025
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Antibiotici, consumo in aumento: il rischio della resistenza batterica preoccupa gli esperti

L’uso di antibiotici continua a crescere in Italia, con un incremento del 5,4% nel 2023 rispetto all’anno precedente, con picchi del 40% nei mesi invernali. Questo fenomeno solleva preoccupazioni tra gli esperti, che evidenziano come una parte significativa di questi farmaci venga prescritta in modo improprio, in particolare contro infezioni virali, per le quali sono inefficaci. Secondo il rapporto AIFA, il problema dell’antibiotico-resistenza è una vera emergenza sanitaria, con oltre 12mila decessi all’anno legati a infezioni resistenti ai trattamenti antimicrobici. Il rapporto AIFA evidenzia che nel 2023 il consumo complessivo di antibiotici in Italia è stato di 22,4 dosi medie giornaliere ogni mille abitanti, con un aumento del 6,3% per gli antibiotici dispensati a livello territoriale. A destare preoccupazione è soprattutto l’uso diffuso di antibiotici ad ampio spettro, che favoriscono lo sviluppo di batteri resistenti.
Un altro dato critico riguarda il consumo ospedaliero, che è aumentato dell’1,3% nell’ultimo anno. Questo incremento è particolarmente rilevante perché gli ospedali rappresentano ambienti ad alto rischio per lo sviluppo di infezioni resistenti. Le dosi somministrate ogni 100 giornate di degenza sono state 84, in un trend di crescita che va in direzione opposta agli obiettivi di contenimento della resistenza antimicrobica fissati dal Piano Nazionale di Contrasto all’Antimicrobico-Resistenza

Differenze regionali e stagionali

La distribuzione del consumo di antibiotici in Italia mostra forti disparità territoriali. Nel Sud Italia, il consumo è particolarmente elevato, con 18,9 dosi giornaliere ogni mille abitanti, contro le 12,4 del Nord e le 16,4 del Centro. Questa variabilità potrebbe riflettere differenze nei sistemi sanitari regionali e nella facilità di accesso agli esami diagnostici, che spesso portano i medici a prescrivere antibiotici in via cautelativa. L’andamento stagionale conferma questa tendenza: nei mesi invernali il consumo aumenta del 40% rispetto alla stagione calda, segnale di un uso spesso improprio contro sindromi influenzali e para-influenzali, malattie di origine virale per le quali gli antibiotici sono inutili.
Un’altra area critica riguarda l’uso degli antibiotici in età pediatrica e geriatrica. La percentuale di bambini e ragazzi fino a 13 anni che hanno ricevuto almeno una prescrizione di antibiotici è salita dal 33,7% al 40,9% tra il 2022 e il 2023. Nella popolazione over 65, il dato arriva al 48%, con picchi superiori al 60% al Sud.
Secondo il rapporto Aifa, il problema principale è l’uso preferenziale di antibiotici ad ampio spettro nelle Regioni del Centro e del Sud, dove le prescrizioni risultano meno appropriate rispetto al Nord.

Italia tra i maggiori consumatori in Europa

A livello europeo, l’Italia occupa posizioni preoccupanti nella classifica del consumo di antibiotici. Il nostro Paese si colloca al settimo posto tra quelli con i livelli più alti di consumo territoriale e al sesto posto per il consumo ospedaliero. L’Italia registra anche un uso eccessivo di antibiotici ad ampio spettro, con un rapporto del 13,6% rispetto al 5,5% della media Ue. Questo dato riflette una tendenza più marcata all’impiego di molecole di ultima linea, aumentando il rischio di resistenza batterica.
L’incremento del consumo di antibiotici sta alimentando il fenomeno dell’antibiotico-resistenza, con batteri sempre più difficili da trattare. Nel 2023, la resistenza dell’Escherichia coli alle cefalosporine di terza generazione è salita al 26,7%, mentre la Klebsiella pneumoniae, responsabile di gravi infezioni urinarie, ha registrato un aumento della resistenza ai fluorochinoloni fino al 50%.
Il Drug Resistance Index (DRI), che misura il livello di resistenza agli antibiotici, è in crescita in molte Regioni italiane. Questo fenomeno rappresenta una minaccia concreta per la salute pubblica, con un numero di vittime che potrebbe superare le 12mila stimate dall’ECDC.

L’allarme degli esperti

Secondo Robert Nisticò, presidente dell-Aifa, l’antibiotico-resistenza rappresenta una ʼʼpandemia silentʼʼ che costa 2,4 miliardi di euro all’anno al Sistema Sanitario Nazionale e comporta 2,7 milioni di giornate di degenza aggiuntive a causa di infezioni resistenti.ʼʼÈ necessario promuovere un uso più consapevole degli antibiotici, rafforzare la prevenzione in ambito ospedaliero e incentivare la ricerca su nuovi antimicrobiciʼʼ, ha dichiarato Nisticò.
Un altro aspetto preoccupante riguarda il consumo eccessivo di antiacidi, come gli inibitori della pompa protonica, utilizzati per trattare il reflusso gastroesofageo. L’Italia detiene il record europeo di consumo di questi farmaci, che alterano la flora intestinale e possono favorire lo sviluppo di batteri resistenti come il Clostridium difficile. “Contrastare l’abuso di antiacidi è essenziale per ridurre l’antibiotico-resistenza”, ha affermato Pierluigi Russo, direttore tecnico-scientifico dell-Aifa.
Secondo Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali (Simit), un’arma strategica contro la resistenza batterica è l’uso dei vaccini. “Vaccinarsi riduce la necessità di trattare infezioni respiratorie con antibiotici. La copertura universale con il vaccino antipneumococcico potrebbe prevenire fino a 11,4 milioni di giornate di terapia antibiotica all’anno nei bambini sotto i cinque anni”, ha spiegato Andreoni.

Le azioni del Ministero della Salute

Maria Rosaria Campitiello, Capo del Dipartimento Prevenzione del Ministero della Salute, ha annunciato che il governo italiano ha destinato 21 milioni di euro a un progetto internazionale per lo sviluppo di nuovi antibiotici. Inoltre, il PNCAR 2022-2025 è stato rafforzato con uno stanziamento di 40 milioni di euro all’anno, mentre la Legge di Bilancio 2025 ha previsto 100 milioni di euro per incentivare la ricerca su nuovi farmaci antimicrobici.

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