sabato, 22 Febbraio, 2025
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Cronaca di una morte annunciata? L’UE sul piano internazionale

Si domandava Henry Kissinger, chi chiamo se voglio parlare con l’Europa? Ad oggi un unico numero in rubrica ancora non esiste. Per l’amministrazione Trump la risposta è con ogni probabilità il cellulare di Macron, poi quello di Starmer, poi quello di Scholz, in ordine sparso. Ma come ormai è stato appurato dall’avvio dei negoziati per la pace in Ucraina tra Russia e Stati Uniti, gli americani non si preoccupano nemmeno di sentire l’Europa.

Nel 2019 – all’apice del primo confronto tra Trump e gli alleati europei sulla difesa – si certificava la “morte cerebrale” della NATO. Eppure, pochi giorni fa il nuovo Segretario della Difesa USA Hegseth ha ribadito che, nonostante i paesi Europei meritino un rimprovero e devono fare di più per contribuire alle spese NATO, il sostegno americano all’alleanza atlantica è incrollabile, come lo è l’impegno sacrosanto al mutuo soccorso dell’articolo 5. In sintesi, la NATO vive, l’UE barcolla.

La NATO in quanto alleanza militare ha sempre avuto uno scopo ben definito. L’UE, al contrario, non riuscirà mai a parlare con una voce sola. Basti vedere che quando le cose si mettono male (vedi vertice informale di Macron di ieri) non si convoca un Consiglio Europeo, o una riunione dei 27, bensì ci si trova all’Eliseo con i paesi più importanti più il Regno Unito. L’ammissione della realtà dei fatti è trasparente: l’UE come sovrastruttura istituzionale è irrilevante nello scacchiere internazionale. Non ha – e come potrebbe? – avere un’unica voce in politica estera. E le sue istituzioni sono burocratiche, pesanti, e autoriferite.

Non bastano gli appelli sempre più accorati di Mario Draghi, per ultimo dalle pagine del Financial Times qualche giorno fa, per chiedere all’Europa di battere un colpo. E per quanto il richiamo di Draghi alla competitività, l’unità, e la volontà politica sia condivisibile, rimarrà invano. Non si può chiedere all’UE di essere ciò che non è. Il politologo americano Alexander Wendt descrisse l’Unione Europea come quell’oggetto nelle relazioni internazionali che occupa un continuum indefinito tra diverse forme dello stato. Tradotto, è più di un blocco commerciale ma meno di uno stato federale. Oscillando su questo piano alla ricerca di uno scopo l’UE rimane di fatto sempre una collezione di stati nazione diversi, ognuno con i propri interessi.

Persino Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino, ha detto ieri che se l’Ucraina vuole entrare nell’UE per la Russia non ci sono problemi. Per quanto riguarda la NATO invece, non se ne parla. D’altro canto, perché mai la Russia dovrebbe temere l’UE?

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