venerdì, 21 Febbraio, 2025
Esteri

Ritiro dal Libano: “Soldati Idf resteranno in 5 punti strategici”

Slitta il vertice della Lega Araba. Netanyahu, "né Hamas né l'Anp governeranno Gaza”. Ue prenderà posizione ufficiale contro il piano di Trump.

Mentre un attacco israeliano a Sidone uccideva una persona ritenuta un terrorista di Hamas, e le Idf aprivano il fuoco contro i residenti di Houla, nel sud del Libano, uccidendo una donna e ferendo decine di persone, il ministro israeliano degli Affari strategici Ron Dermer ha dichiarato ieri che Israele ha intenzione di “rispettare l’accordo” di cessate il fuoco nel paese. L’accordo prevede che Israele si ritiri dalle sue posizioni, lasciandone il controllo all’esercito regolare, entro oggi 18 febbraio, termine già posticipato. Tuttavia l’Idf rimarrà in “cinque punti strategici che controllano le comunità nel Libano meridionale e le nostre comunità al confine”, precisa il funzionario, che avverte: “Attaccheremo ogni minaccia che vediamo e ci assicureremo che Hezbollah non eluda i controlli e non riceva finanziamenti dall’Iran”. Inoltre, promette, “Israele continuerà a far rispettare con vigore il cessate il fuoco in Libano, come è stato chiaramente dimostrato finora, anche oggi”.

Netanyahu: “Non pulizia etnica, una scelta”

Nel frattempo ieri sui media arabi circolava la notizia secondo cui Hamas avrebbe accettato di cedere il controllo di Gaza all’Autorità Nazionale Palestinese, possibilitò subito rinnegata dal premier Netanyahu: ”Né Hamas, né l’Autorità nazionale palestinese saranno presenti a Gaza”, ha ribadito parlando a Gerusalemme alla convention delle organizzazioni di ebrei americani. Anzi, i palestinesi “dovrebbero poter scegliere” se andare via: “non una pulizia etnica – si è difeso – ma una scelta per chi vuole un futuro diverso”. Per questo il premier israeliano si è detto ”impegnato nel piano del presidente Trump per creare una Gaza diversa”, piano che secondo lui rappresenta “una nuova visione audace” che può finalmente “consentire un futuro diverso per il popolo di Gaza, per il popolo di Israele”. Negli ultimi anni, ha proseguito Netanyahu, “circa 150.000 abitanti di Gaza se ne sono andati pagando tangenti, non a Israele, ma a Hamas. I ricchi potevano andarsene; altri sono rimasti intrappolati. Hamas ha attivamente impedito ai civili di evacuare le zone di guerra. Se le persone vogliono emigrare volontariamente, dovrebbero avere questa scelta”.

Da parte sua il presidente degli Stati Uniti, dopo aver rivendicato come merito mio la liberazione degli ostaggi avvenuta sabato, “proprio grazie alle mie minacce”, ha dichiarato di aver detto al suo omologo israeliano: “Fai quello che vuoi”. Se Israele decidesse di riprendere la guerra a Gaza, gli Usa lo sosterrebbero; ma la decisione “dipenderà da Israele”, ha detto Trump, ovviamente “previa consultazione con me”.

Gaza, un piano alternativo

Nel frattempo il summit di emergenza della Lega Araba convocato al Cairo per il 27 febbraio, per preparare un piano alternativo a quello di Trump sul futuro di Gaza e dei palestinesi, è stato rimandato di qualche giorno. Il portavoce del Segretario generale della Lega araba, Jamal Rushdi, ha spiegato che il rinvio è legato all’agenda degli impegni dei leader partecipanti.

Tuttavia intanto i rappresentanti europei hanno intenzione di ribadire a Israele che deve essere garantito il ritorno dei gazawi e che l’Europa, principale fornitore di aiuti umanitari ai palestinesi, contribuirà alla ricostruzione dell’enclave rasa al suolo. È quanto si legge in un documento visionato da Reuters riguardo il Consiglio di associazione Ue-Israele del 24 febbraio a Bruxelles. Questa posizione, che l’Ue ha già ribadito in diverse sedi, non solo è apertamente in conflitto con le dichiarazioni del presidente degli Usa, ma sembra mettere l’Europa in sintonia con la posizione della Lega Araba, tendendo di fatto a isolare Usa e Israele sulla questione, di fronte alla schiacciante maggioranza della comunità internazionale.

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