A novembre, secondo i dati della Banca d’Italia, il debito delle amministrazioni pubbliche è aumentato di 23,9 miliardi rispetto al mese precedente, raggiungendo i 3.005,2 miliardi di euro. L’incremento è dovuto principalmente all’aumento delle disponibilità liquide del Tesoro, cresciute di 20,9 miliardi fino a 63,9 miliardi, e al fabbisogno delle amministrazioni pubbliche, pari a 3,2 miliardi. In controtendenza ha agito l’effetto combinato degli scarti e premi all’emissione e al rimborso, la rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e la variazione dei tassi di cambio, con un impatto totale di 0,2 miliardi. Per quanto riguarda la ripartizione per sottosettori, il debito consolidato delle amministrazioni centrali è aumentato di 23,9 miliardi, mentre quello delle amministrazioni locali e degli enti di previdenza è rimasto invariato. La vita media residua del debito è rimasta stabile a 7,8 anni.
La quota del debito detenuta dalla Banca d’Italia è scesa al 21,8% dal 22,1% di ottobre. Sempre a ottobre, l’ultima rilevazione disponibile, la quota detenuta dai non residenti è aumentata al 30,5% dal 30,2%, mentre quella in capo ad altri residenti (famiglie e imprese non finanziarie) è leggermente diminuita al 14,3% dal 14,4% di settembre.
Entrate tributarie
Sul fronte delle entrate tributarie, a novembre lo Stato ha contabilizzato 51,7 miliardi di euro, in calo dello 0,1% rispetto allo stesso mese del 2023. Nei primi undici mesi del 2023, le entrate tributarie hanno raggiunto i 504,3 miliardi, segnando un incremento del 5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.