Ieri il mediatore del Qatar ha consegnato a Israele e Hamas la bozza “finale” dell’accordo per un cessate il fuoco nella striscia di Gaza e il rilascio degli ostaggi. La svolta è stata raggiunta a Doha dopo la mezzanotte in seguito ai colloqui tra i capi dei servizi israeliani, l’inviato per il Medio Oriente del presidente americano eletto Donald Trump e il primo ministro del Qatar. Secondo fonti di Haaretz, Israele sta però ancora ponendo il veto al rilascio di dieci detenuti ‘pesanti’, tra cui Marwan Barghouti, capo del braccio armato di Fatah, Ahmad Saadat, capo del fronte popolare per la liberazione della Palestina, e altri alti membri militari di Hamas. Per evitare una crisi nei negoziati, le parti hanno concordato che il rilascio dei detenuti sarà discusso dopo il completamento della prima fase dell’accordo.
Il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar, ha detto che “Israele è intenzionato a garantire un accordo sugli ostaggi e sta lavorando per ottenerlo. Presto sapremo se Hamas è interessato”. Sui tempi il ministro non si è sbilanciato: “Sembra molto meglio di prima… ma non voglio dire altro, perché mi rendo conto che ci sono famiglie che sono sensibili a ogni parola e a ogni frase”.
Attesa risposta di Hamas
Un funzionario di Hamas ha detto ai media internazionali. “I negoziati su alcune questioni fondamentali hanno fatto progressi e stiamo lavorando per concludere al più presto ciò che resta da fare”. A decidere sarà il leader di Hamas a Gaza, Mohammed Sinwar, ma comunque, scrive Channel 12, per la prima volta “idettagli dell’accordo per la liberazione degli ostaggi sono stati concordati e ora si attende una risposta definitiva da parte di Hamas”. Il piano è sostanzialmente simile allo schema pubblicato a maggio: accordo in tre fasi, che inizierebbe con la liberazione di circa 34 israeliani della ‘lista umanitaria’. Poi, il 16mo giorno del cessate il fuoco, le parti inizieranno a discutere la seconda fase, che prevederà il ritorno dei giovani e dei soldati. Nella terza fase le parti discuteranno del governo alternativo nella Striscia e della riabilitazione di Gaza. Sarà inoltre aumentato il volume degli aiuti umanitari.
Biden chiama Netanyahu
Anche il presidente Usa Joe Biden ha “sottolineato” al premier israeliano Benjamin Netanyahu “il bisogno immediato di un cessate il fuoco a Gaza e il ritorno degli ostaggi con un aumento degli aiuti umanitari reso possibile da uno stop dei combattimenti”. Lo ha reso noto la Casa Bianca dopo la telefonata tra i due leader.
Una zona cuscinetto di 1,5 km
Tel Aviv, che avrebbe già pronti dei piani per un rapido ritiro da Gaza, avrebbe proposto ai mediatori l’istituzione di una zona cuscinetto di 1,5 chilometri intorno agli attuali confini della Striscia. La zona cuscinetto resterebbe sotto il controllo di Israele, che però non vi dispiegherebbe truppe, anche se sparerebbe contro chi la dovesse attraversare. Secondo il quotidiano Al-Quds Al-Arabi, sarebbe già stato raggiunto un accordo tra le parti sulle aree dalle quali le forze armate israeliane si ritirerebbero nella prima e nella seconda fase dell’accordo, che prevederebbero inoltre la consegna di tutti gli ostaggi israeliani e dei prigionieri palestinesi inclusi nell’intesa.
Smotrich, “l’accordo è una catastrofe per Israele”
“L’accordo è una catastrofe per la sicurezza dello Stato di Israele”. Lo ha scritto su X il ministro di estrema destra Bezalel Smotrich. “Non faremo parte di un accordo di resa che includa il rilascio di ultraterroristi, la fine della guerra e la cancellazione delle sue conquiste ottenute con molto sangue e il rilascio di molti rapiti. Questo è il momento di continuare con tutte le nostre forze a conquistare e purificare Gaza, prendere il controllo degli aiuti umanitari di Hamas e aprire le porte dell’inferno sulla Striscia fino alla resa di Hamas e al ritorno dei rapiti”, ha aggiunto.