Chi desidera informarsi precipita in un caos di rappresentazioni. L’informazione vira verso il varietà ma i cittadini non sono solo consumatori ma produttori di beni, di senso civile, democratico e politico, molto più, talvolta, di chi li amministra e governa
Sarà che l’informazione segue il rutilante, e inconcludente mondo dei social; sarà che non c’è poi molto da dire visto che la propaganda galoppa mentre i problemi finiscono in un cantuccio; sarà che il cittadino comprende di contare poco nulla, che, una volta chiamato al voto e lusingato del suo ruolo, rappresenta infine solo se stesso e un vuoto a perdere. Sarà che l’abbandono e l’assenza dei luoghi della partecipazione politica produca una caduta nel privato. Sono le riflessioni che un mio amico mi ha confidato, rendendomi partecipe del suo disorientamento sul fatto che anche i Tg, inseguano l’informazione social al punto che, sbrigati i primi minuti di cronaca e con il “pastone” politico dove ognuno da destra a sinistra, e viceversa si auto intervista; si passa con fervido slancio all’intrattenimento. In tutte le sue salse, con l’imperdibile e quotidiano aggiornamento sulla vita della variegata famiglia dei reali inglesi.
Dalla informazione alla fiction
Che la fusione tra informazione e intrattenimento sia avvenuta in questi anni sotto i nostri occhi è innegabile. Lo certifica con esattezza l’enciclopedia Treccani sotto la voce ’infotainment” il neologismo che deriva dalla unione di “information ed entertainment”, il cerchio si è chiuso con l’ibridazione tra le due realtà. “Un processo visibile tanto nei giornali quanto, con maggiore evidenza, in televisione, per via di un’intensificazione delle strategie delle reti commerciali”, puntualizza la Treccani. Così che anche la notizia diventa un prodotto utile nella lotta degli ascolti e nel marketing. Per rendere più “appetibile” una storia reale la si “arricchisce” con modalità narrative rubate alla fiction, con un largo uso di musiche a effetto e grafiche ad hoc, “con le forme espositive riprese dal varietà”.
Fatti, chiacchiere e gossip
In questo carosello si assiste a quella “contaminazione” dove in uno stesso programma, per dirla come con la Treccani, – citiamo questa nostra gloria nazionale che certifica benissimo con arguzia il cambiamento di stile delle nostre vite sociali -, possono “alternarsi generi diversi: cronaca nera, spettacoli, esteri; senza soluzione di continuità”. L’ibridazione travolge e riavvolge tutto: la politica con il gossip, la cronaca nera con quella rosa. Perdendo i confini di ciò che è vero, verosimile, si passa alla fiction. Il cittadino che vorrebbe solo informarsi per capirne di più su un fatto rimane coinvolto in un “rumore” di rappresentazioni che lo allontanano dal fatto stesso. Più che i fatti arrivano valanghe di interpretazioni e, in alcuni casi, non c’è nemmeno il fatto ma solo un passatempo di chiacchiere.
Personaggi e personaggetti
Si potrà obiettare che è il segno dei tempi, che viviamo immersi in verità contrapposte, che la stessa verità è semplicemente una costruzione sociale alla quale la maggioranza crede e si identifica. Oppure che i fatti vengono comunque raccontati, ma lo stesso cittadino è stufo di vedere scenari di guerra, bombe, attentati e accoltellamenti, così per farlo rimanere un po’ attento gli si mostrano un po’ di eventi spettacolari. D’altronde anche in questo caso ci sarebbe da sottolineare che la guerra moderna con droni, visori, telecamere, con puntatori satellitari sia diventata un video game spettacolare. Di certo non vediamo le vittime mutilate e ciò che resta dei corpi dilaniati. Tutto appare più lontano e nel contempo orribile. Un rimosso che giustifica l’impressione che la nostra vita sia al riparo da tutto il male. Ma pur sempre viviamo con accanto dei fantasmi che poi si ripresentano con quello stile narrativo scandito dai programmi “contenitori” che oscillano dagli incubi metropolitani a come si guarniscono i biscotti della nonna. Il tutto contornato – si potrebbe dire, adoperando le stesse categorie della fiction – “infestato” da una pletora di personagetti che vengono fatti assurgere a modelli ed esempi di vita, di protagonismo sul nulla, di bellezza, di capacità e spesso solo di faccia di bronzo.
Il cittadino c’è e conta
Tutto male quindi? Ho infine rassicurato questo mio amico, osservando che si tratta di una nuova “sfida” non solo per i professionisti del giornalismo ma anche per gli studiosi di discipline differenti, dalla sociologia del giornalismo, alla teoria politica e al diritto. Il cittadino può chiedere di più, nell’avere una informazione di merito dettagliata, senza fronzoli inutili. La politica sé solo ristabilisse un dialogo con le persone in
presenza nelle sezioni avrebbe più credibilità e non si affiderebbe solo ad una ridondante quanto ormai scontata scolorita comunicazione. Tutto si può fare e sarebbe urgente farlo, ma deve esserci la volontà. In primo luogo nel credere che i cittadini non sono solo consumatori e clienti di servizi, ma anche produttori di beni e di senso civile, democratico e politico, molto più, talvolta, di chi li amministra e governa.