“Preoccupazione”. È la parola d’ordine della Confartigianato legata alla crescita dello “zero virgola”, dei tassi d’interesse alti, dal calo dei prestiti verso le piccole imprese. E c’è attesa verso una settimana decisiva per la politica monetaria, con la riunione di giovedì del Consiglio direttivo della Bce in cui sarà presa una decisione sui tassi di riferimento.
Troppe incertezze
“Ad oggi si delinea una probabile riduzione dei tassi”, commenta la Confederazione , “ma è incerta l’intensità del taglio. Alcuni segnali indicano la necessità di dare un impulso alla debole economia europea, su cui pesano le incertezze delle crisi geopolitiche. Ad ottobre l’inflazione si colloca al 2,3%, vicino al target del 2% di politica monetaria, mentre le ultime previsioni della Commissione europea tratteggiano una fase di debolezza dell’economia, con una crescita zero-virgola dell’Eurozona (+0,8% nel 2024), frenata dal conclamato secondo anno di recessione in Germania”.
Difficoltà per le nuove generazioni
“L’aumento dei tassi d’interesse”, osserva il Presidente di Confartigianato, Marco Granelli, “per contrastare l’inflazione ha comportato nell’ultimo biennio 44,3 miliardi di maggiori oneri finanziari per le imprese e un calo dei prestiti che a settembre è del 2,4%. Tutto ciò rende il futuro sempre più incerto ed accresce le preoccupazioni, sia per il presente, sia per quello che potremo lasciare alle prossime generazioni”.
Inflazione e tassi di interesse
Per la Confederazione degli artigiani una riduzione più decisa dei tassi di riferimento “aiuterebbe il rilancio degli investimenti delle imprese, necessari per la produttività e l’innovazione, fattori chiave della competitività. Senza una adeguata propensione ad investire le imprese ritardano i processi di digitalizzazione, di efficientamento energetico e di riduzione dell’impatto sull’ambiente della twin transition, digitale e green”.
Giù i prestiti
Nel 19° Rapporto annuale Italia, la grande officina delle piccole imprese, pubblicato in occasione dell’assemblea annuale di Confartigianato in cui è intervenuto il presidente Sergio Mattarellla, “si indica che tra le conseguenze economiche dei conflitti in corso, il caro-tassi innescato dall’ intervento di politica monetaria riportare la crescita dei prezzi sotto controllo, ha determinato 44,3 miliardi di euro maggiori oneri finanziari sulle imprese italiane nel biennio 2023-2024 mentre si registra un calo dei prestiti, che a settembre scendono del 2,4% (-3,5 nel mese precedente) mentre quelli alle micro e piccole imprese a metà di quest’anno scendono dell’8,0%”.
Calano gli investimenti
Il caro-tassi, secondo l’analisi della Confederazione “riduce la propensione ad investire: dal primo trimestre del 2024 la dinamica degli investimenti delle imprese è entrata in territorio negativo e nel secondo trimestre di quest’anno segna un calo del 2,3% su base annua. In particolare”, conclude a Confartigianato, “nel secondo trimestre del 2024 gli investimenti in macchinari e impianti in termini reali scendono del 4,4% su base annua. Il calo della domanda di beni di investimento, sommandosi alle difficoltà dell’automotive, impatta sulla crisi della meccanica nei primi nove mesi del 2024 la produzione di beni strumentali scende del 4,2%, tendenza confermata anche per la produzione di macchinari”.