La Giornata Internazionale contro la Corruzione è stata l’occasione per ‘Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie’ di tracciare un bilancio inquietante sulla diffusione della corruzione in Italia. Il rapporto, basato su 48 inchieste censite nel 2024, evidenzia come il fenomeno sia ormai sistemico, radicato e regolato da dinamiche complesse e trasversali. Da Torino ad Avellino, da Milano a Palermo, passando per Roma e Bari, l’Italia sembra attraversata da un’ondata di corruzione che coinvolge politici, amministratori, funzionari pubblici, imprenditori e persino esponenti mafiosi. Secondo i dati raccolti da ‘Libera’, dal 1° gennaio al 1° dicembre 2024 si sono registrate ben 48 inchieste sulla corruzione, con un totale di 588 persone indagate. Le accuse spaziano dalla corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio al voto di scambio politico-mafioso, dalla turbativa d’asta all’estorsione aggravata dal metodo mafioso, fino al traffico di influenze illecite.
Il Lazio guida la classifica delle regioni più colpite, con 10 inchieste e 106 indagati, seguita da Campania (9 inchieste, 79 indagati), Lombardia (7 inchieste, 72 indagati) e Sicilia (5 inchieste, 82 indagati). Al Centro, le Marche hanno registrato un picco di 80 indagati in una sola inchiesta relativa a false vaccinazioni anti-Covid.
I volti della corruzione
Le inchieste del 2024 raccontano di una corruzione che si manifesta in diverse forme, dalle false vaccinazioni Covid, con mazzette per ottenere certificati vaccinali senza sottoporsi all’inoculazione, spesso orchestrate da funzionari pubblici corrotti. E poi ancora appalti truccati, con gare pilotate per la gestione dei rifiuti, la realizzazione di opere pubbliche o l’assegnazione di licenze edilizie. Senza dimenticare anche gli scambi elettorali, con episodi di voto di scambio politico-mafioso, con contropartite in denaro o favori. Secondo Francesca Rispoli, co-presidente di dell’associazione, il fenomeno è ulteriormente aggravato da due dinamiche recenti. Da un lato, la liberalizzazione delle procedure d’appalto e l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio hanno reso più difficile per la magistratura acquisire prove. Dall’altro, si sta affermando una forma di corruzione che si cela dietro una formale legittimità degli atti pubblici, piegati a interessi privati. Queste “contropartite smaterializzate” includono favori, appoggi politici e finanziamenti leciti, come quelli destinati alle campagne elettorali.
Un fenomeno geograficamente diffuso
Il fenomeno della corruzione è diffuso su tutto il territorio nazionale, ma emerge una netta prevalenza nelle regioni meridionali, dove si concentrano 20 delle 48 inchieste censite (42%). Il Centro registra 16 inchieste, mentre il Nord si ferma a 12. Insieme, Lazio, Campania, Lombardia, Sicilia e Puglia raccolgono il 74% delle indagini, a testimonianza di una maggiore concentrazione del fenomeno in alcune aree. Questa geografia della corruzione sottolinea come le regioni con una forte presenza di fondi pubblici, come quelli destinati al Pnrr, alle grandi opere e agli eventi sportivi, siano le più esposte al rischio di abusi.
Uno degli aspetti più preoccupanti emersi dal rapporto di ‘Libera’è la normalizzazione della corruzione. Secondo l’organizzazione, si tratta ormai di una “patologia nazionale” che mina la fiducia nelle istituzioni, alimenta il disimpegno civico e accresce l’astensionismo elettorale. Questo fenomeno, definito da ‘Libera’come una “corruzione legalizzata”, rischia di passare inosservato a causa di recenti controriforme legislative che indeboliscono i presidi di controllo e i meccanismi di responsabilità.
La “legge Nordio”, citata nel rapporto, avrebbe ulteriormente allentato i freni istituzionali, creando un contesto normativo che favorisce pratiche corruttive difficili da perseguire. “Si stanno costruendo le condizioni per una pratica indisturbata e impunita di abusi di potere per fini privati”, denuncia ‘Libera’.