sabato, 30 Novembre, 2024
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Pirateria Online in Europa: l’Italia registra i tassi più bassi

La pirateria digitale continua a essere un fenomeno rilevante nell’Unione europea, con una media di 10 accessi mensili a contenuti illegali per utente, secondo una recente relazione dell’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale (Euipo). Ma nel 2023 il fenomeno non ha registrato un aumento complessivo, mantenendosi stabile rispetto all’anno precedente. L’Italia si distingue come il Paese con i livelli più bassi, con una media di 7,3 accessi mensili, superando Germania (7,7) e Romania (7,9). Circa la metà di tutti gli accessi illegali riguarda contenuti televisivi, con una media di cinque accessi mensili per utente Ue. Questo dato evidenzia la centralità della televisione nel panorama della pirateria, seguita da altre categorie come film, musica, software e pubblicazioni. Particolare preoccupazione suscita la crescita del 10% delle visite a siti di streaming illegale per servizi Iptv nel 2023. Secondo lo studio, circa l’1% degli utenti di internet europei potrebbe aver sottoscritto abbonamenti a servizi Iptv illegali negli ultimi due anni, a cui si aggiungono quelli che già utilizzavano tali piattaforme.

I fattori alla base del fenomeno

Lo studio dell’Euipo, intitolato ‘Online Copyright Infringement in the European Union: Films, Music, Publications, Software e TV, 2017-2023’, analizza i fattori che influenzano la pirateria. Elementi come disuguaglianza di reddito, disoccupazione giovanile e una popolazione giovanile più ampia sono correlati a tassi più elevati di accesso a contenuti piratati. Al contrario, un Pil pro capite più alto e una maggiore disponibilità di contenuti legali a prezzi accessibili sono associati a una riduzione della pirateria. La sensibilizzazione dei consumatori gioca un ruolo cruciale: conoscere le offerte legali disponibili può fare la differenza nel contrastare il fenomeno.

Streaming e pirateria musicale

Lo streaming resta il metodo principale per accedere a contenuti piratati. Per i contenuti televisivi, gli utenti preferiscono i computer fissi, mentre per musica e pubblicazioni è più comune l’uso di dispositivi mobili. La pirateria musicale ha visto un lieve incremento, con una media di 0,64 accessi per utente. Il ripping (download di contenuti in streaming) continua a essere il metodo più utilizzato, alimentato da fattori demografici e dalla disuguaglianza economica. Al contrario, la pirateria delle pubblicazioni è rimasta stabile, attestandosi a 2,7 accessi per utente. I manga rappresentano i contenuti più piratati, in particolare attraverso dispositivi mobili. Anche il software ha registrato una crescita del 6%, con un’attenzione particolare ai giochi per dispositivi mobili. La pirateria legata agli eventi sportivi in diretta è aumentata dal 2021 al 2023, con 0,56 accessi mensili per utente alla fine dello scorso anno. Questo settore rappresenta una sfida particolare, poiché i contenuti sportivi sono altamente richiesti e spesso disponibili solo attraverso abbonamenti a pagamento.

Il modello con i tassi più bassi

L’Italia si conferma il Paese con la minor incidenza di pirateria digitale in Europa, un dato attribuibile a una maggiore consapevolezza del fenomeno e alla crescente disponibilità di offerte legali. Però il trend positivo non deve portare a un abbassamento della guardia, soprattutto alla luce della crescente popolarità dei servizi Iptv illegali. Le autorità europee, con il supporto dell’Euipo, stanno intensificando gli sforzi per contrastare la pirateria. Tra le iniziative adottate figurano il blocco dei servizi illegali online, la sensibilizzazione del pubblico attraverso campagne educative, strumenti come Agorateka (una piattaforma che aiuta i consumatori a individuare contenuti legali disponibili online), la collaborazione con le autorità nazionali per monitorare e applicare le normative. Secondo João Negrão, Direttore esecutivo dell’Euipo, è essenziale affrontare le cause profonde della pirateria, come la mancanza di accesso a contenuti legali a prezzi abbordabili e una scarsa sensibilizzazione sui danni economici e sociali del fenomeno.

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