La pesca, simbolo del Made in Italy e settore chiave della nostra economia, è sempre più minacciata dagli effetti dei cambiamenti climatici. Dal surriscaldamento dei mari alla proliferazione di specie aliene, fino alle alluvioni che riversano acqua dolce e detriti in mare, i pescatori italiani affrontano sfide senza precedenti. Eppure, proprio dalla loro resilienza emergono storie di speranza e iniziative innovative a tutela dell’ambiente. Con circa 12mila imbarcazioni e 30mila addetti, la pesca rappresenta una componente fondamentale del patrimonio italiano. L’acquacoltura, in particolare, si è affermata come eccellenza, con una produzione dal valore di mezzo miliardo di euro. Tuttavia, i mutamenti climatici stanno compromettendo gravemente la stabilità del settore. Le alluvioni, sempre più frequenti, non solo devastano campagne e città, ma hanno effetti drammatici anche sull’ecosistema marino e sulle attività di pesca e allevamento.
Federico Falconi, giovane pescatore veneto, ne è un esempio emblematico. Dopo aver investito in un allevamento di vongole, ha visto dimezzare la produzione a marzo 2023 a causa dei detriti fluviali portati in mare dalle abbondanti piogge. Come se non bastasse, il granchio blu, specie invasiva sempre più diffusa nei nostri mari, ha ulteriormente compromesso il raccolto, costringendolo a nuove spese per proteggere l’allevamento con teli sottomarini. In autunno, una seconda alluvione ha abbassato la salinità delle acque costiere, distruggendo completamente la produzione.
Surriscaldamento e mutamenti delle correnti
I cambiamenti climatici non si limitano alle alluvioni. Il surriscaldamento del mare altera le correnti e modifica i cicli naturali delle specie marine. Andrea Tagardella, giovane pescatore di Terracina, racconta come le mareggiate, che un tempo si verificavano a settembre, ora si spostano a novembre e dicembre. Questo spostamento stagionale, unito al generale cambiamento delle condizioni marine, ha portato a un dimezzamento del pescato nell’arco di un decennio. In un quadro dominato dalle difficoltà, emergono storie di grande impegno ambientale. Simone Costantini, giovane pescatore ligure, è tra i protagonisti del progetto “pescatori di plastica”. Da quattro anni collabora con la start-up Ogyre, recuperando rifiuti che i fiumi trascinano in mare. Vecchi copertoni, bottiglie di plastica e reti abbandonate rappresentano una minaccia per la fauna marina, causando spesso la morte di pesci e altre creature marine.
Simone riesce a portare a terra circa tre tonnellate di plastica ogni anno, che vengono poi smaltite correttamente. Questo lavoro non solo tutela l’ambiente, ma sensibilizza l’opinione pubblica sull’urgenza di affrontare l’inquinamento marino.
La voce dei pescatori
In occasione della Giornata Mondiale della Pesca, i pescatori italiani hanno incontrato Papa Francesco in Vaticano, un evento organizzato da Coldiretti Pesca. L’incontro ha offerto un momento di riflessione sulle difficoltà che il settore sta affrontando e sull’importanza di sostenere i pescatori nel loro duplice ruolo: garantire cibo di qualità e salvaguardare il mare. Il responsabile Lavoro di Coldiretti, Romano Magrini, e la responsabile di Coldiretti Pesca, Daniela Borriello, hanno sottolineato l’urgenza di adottare misure concrete per supportare i pescatori, non solo attraverso ristori, ma anche con iniziative di prevenzione e tutela ambientale.