mercoledì, 18 Dicembre, 2024
Economia

Saggezza è trattare con l’Europa. Dire no a tutto è irresponsabile

La politica sia all’altezza dei valori di una Nazione che ha sempre saputo risollevarsi. Chi soffia sulle divisioni rischia una Patrimoniale choc che porterà al conflitto sociale.
Sì alla trattativa su come trovare strumenti adeguati per arginare e battere l’emergenza. La nostra scelta è obbligata. Servono fondi e aiuti per non far affondare il Paese. 

Se l’Italia rinuncerà a portare avanti a testa alta una trattativa a Bruxelles a sostegno dell’economia Nazionale, rischia di capitolare sotto i colpi di una crisi insostenibile per il sistema sociale, economico e finanziario. La nostra valutazione sui pericoli di un prossimo scenario catastrofico non è una presa di posizione politica, ma guarda negli occhi i fatti. La realtà ci dice che non abbiamo chance, non ci sono strade da percorrere oltre la trattativa. Certo a Bruxelles dobbiamo far valere le nostre ragioni, le nostre valutazioni sull’emergenza – tutti i Paesi in Europa e nel Mondo si trovano a lottare contro la pandemia da Coronavirus – ma l’Italia, la settima economia manifatturiera al Mondo, non può permettersi un crollo finanziario. Il precipizio aprirebbe le porte a una condizione di povertà, precarietà, di drammi e fratture sociali che porterebbero l’Italia ad un drammatico isolamento, in un vicolo cieco.

Oggi dobbiamo ricordarcelo, siamo ancora padroni del nostro ruolo in Europa, abbiamo una posizione difficile ma salda e per molti versi forte e l’Unione, noi confidiamo saprà adottare provvedimenti necessari che riguarderanno non solo l’Italia ma tutta l’Unione. Non ci iscriviamo a chi predica il “Tanto peggio tanto meglio”, crediamo, invece, nei numeri che ci dicono impietosamente che l’Italia rischia molto da un muro contro muro. Se si vuole lo scontro, allora bisogna prendersi la responsabilità di ragionare inevitabilmente sui numeri. Se non ci saranno i 500 miliardi che servono all’Italia per sostenere l’intero Paese, dovremmo fare i conti con una Patrimoniale choc con un prelievo dal valore inimmaginabile sui risparmi degli italiani, con numeri che toccherebbero il 24% su un ammontare di 1.560 miliardi di depositi e risparmi. Ci chiediamo: è questo quello che vogliono gli italiani? Siamo pronti a subire un tale salasso fiscale da noi auto imposto, che porterebbe il sistema economico alla crisi finanziaria non solo delle banche ma trascinerebbe in giù famiglie e imprese?

Oppure ponderare con equilibrio il fatto che l’Europa è una costruzione politica, istituzionale ed economica nata nel dopoguerra, in circostanze drammatiche, a cui l’Italia ha dato un contributo e un valore eccezionale? Se partiamo da queste fondamenta allora a Bruxelles la trattativa appena iniziata avrà tappe certo difficili, di sicuro ci saranno tensioni, ma noi auspichiamo soluzioni, e un accordo che ci sia di aiuto. ma va sottolineato, anche di impegno a investire in modo costruttivo le risorse.

Ricordiamo agli scettici di professione, che nelle ultime settimane – come è stato evidenziato da stimati commentatori e avveduti leader politici nazionali – l’Unione Europea, con il suo Consiglio e la Bce hanno fatto scelte e promosso iniziative eccezionali che non sono state mai fatte nel passato. Fermarsi alle polemiche sulle sigle se sia meglio, il Meccanismo europeo di stabilità “Mes”, o alla distribuzione dei debiti a livello europeo attraverso la creazione di obbligazioni gli “Eurobond”, o ancora i “Recovery Bond” il pacchetto di aiuti che si vanno ad aggiunge alle scelte della Bei, la Banca europea di investimenti, fino agli interventi della Bce; ecco fermarsi a dire dei semplici no a un ventaglio di proposte che dobbiamo comporre a nostro favore, non è né assennato tantomeno un servizio positivo per l’Italia.

Noi, ribadiamo con forza il convincimento, che bisogna trovare ogni risorsa utile al Paese, che ogni proposta va discussa, migliorata e portata a casa. Che le divisioni portano male, che opporsi senza dialogare, senza capire cosa possiamo concordare ed ottenere, porteremmo l’Italia al disastro. Diciamo sì alla trattativa, alla ragione che l’economia sia per i cittadini e non contro di essi.

Che la finanza è una costruzione per il benessere e la crescita. Che la politica torni ad essere fatta con passione, certezza delle sue idee e proposte, che i valori che hanno unito finora l’Europa, e l’Italia non si sgretolino sotto il peso di egoismi, contrapposizioni e scelte scellerate. L’Italia si impegni in questa trattativa lo faccia con le intenzioni e gli auspici migliori.

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