Il rapporto imposte/Pil, nei paesi europei, nel 2023, è variato in modo significativo con le quote più elevate di imposte e contributi sociali in percentuale registrata in Francia (45,6%), Belgio (44,8%) e Danimarca (44,1%). All’estremità opposta l’Irlanda (22,7%), la Romania (27,0%) e Malta (27,1%), che hanno registrato i rapporti più bassi. L’Italia è all’ottavo posto con il 43%. Sono i dati di Eurostat che calcola come in termini assoluti dal 2022 al 2023, tutti i paesi Ue ed EFTA, ad eccezione della Norvegia, hanno registrato un aumento delle entrate fiscali. Per la Norvegia, il calo tra il 2022 e il 2023 (-14%) è stato dovuto principalmente agli importi eccezionalmente elevati registrati nel 2022 a seguito di elevati ricavi da società produttrici di petrolio e gas. Tra i paesi Ue, l’aumento più forte delle entrate fiscali e dei contributi sociali assoluti dal 2022 al 2023 è stato osservato da Cipro e Croazia (entrambi +15%), Ungheria (+14%), Polonia (+13%) e Slovacchia e Romania (entrambi +12%). Tra i paesi EFTA, è stato osservato un aumento più forte per l’Islanda (+15%).
Calo solo nel 2009
Il gettito fiscale è aumentato del 5% dal 2022 al 2023, ovvero di circa 308 miliardi di euro. Si osservano diminuzioni nelle serie temporali disponibili dal 1995 al 2023 solo nel 2009, a causa della crisi economica e finanziaria e nel 2020, a causa della pandemia di COVID-19. Il rapporto euro-Pil complessivo, vale a dire la somma delle imposte e dei contributi sociali netti in percentuale del prodotto interno lordo (Pil), si è attestato al 40,0% nell’Ue nel 2023, una diminuzione rispetto al 2022 (40,7%). Anche nell’area dell’euro il rapporto imposte/Pil è diminuito dal 41,4% nel 2022 al 40,6% nel 2023.
Aumenti e diminuzioni
Nel 2023 il rapporto imposte/Pil, rispetto all’anno precedente, è aumentato in 11 paesi dell’Ue, nonché in Islanda e Svizzera, con gli aumenti maggiori osservati a Cipro (dal 35,9% nel 2022 al 38,8% nel 2023), Lussemburgo (40,2% nel 2022 e 42,8% nel 2023), Irlanda (dal 21,1% nel 2022 al 22,7% nel 2023) e Polonia (dal 34,9% nel 2022 al 36,0% nel 2023) nonché in Islanda (35,2% nel 2022 e 36,4% nel 2023). Gli aumenti nei rapporti imposte/Pil sono dovuti alla crescita più rapida delle entrate fiscali e dei contributi sociali rispetto alla crescita del Pil. Al contrario, in 12 paesi dell’Ue sono state registrate diminuzioni di oltre 0,1 punti percentuali (pp) del Pil, con le diminuzioni maggiori registrate in Grecia (dal 42,8% nel 2022 al 40,7% nel 2023) e Francia (dal 47,6% nel 2022 al 45,6% nel 2023), seguite da Germania (dal 41,7% nel 2022 al 40,3% nel 2023), Slovenia (dal 38,1% nel 2022 al 36,9% nel 2023), Malta (dal 28,3% nel 2022 al 27,1% nel 2023) e Bulgaria (dal 31,1% nel 2022 al 29,9% nel 2023).
Pandemia e crisi economica
Gli effetti della crisi economica e finanziaria sul rapporto imposte/Pil dal 2007 in poi sono evidenti. Dal suo ultimo picco nel 2007 (40,1% del Pil), il rapporto tra entrate fiscali e contributi sociali e Pil nell’Ue è diminuito fortemente al 39,0% del Pil nel 2010. Anche il rapporto per l’area dell’euro è diminuito dal suo picco del 40,1% nel 2007 al 39,2% del Pil nel 2010. Le entrate fiscali stavano diminUendo più del Pil in qUel momento. Dal 2011 al 2013, le entrate fiscali in termini di Pil sono aumentate sostanzialmente, il che è dovuto al fatto che le entrate fiscali assolute sono aumentate lungo lo stesso percorso degli anni precedenti e alla crescita del Pil inferiore. Ciò riflette le misure fiscali proattive adottate dai paesi dell’Ue durante qUegli anni per correggere i loro deficit pubblici, come aumenti delle aliquote IVA e nuove tasse, ad esempio prelievi bancari e tasse sulla proprietà. Dal 2014 al 2015, le entrate fiscali in termini di Pil sono leggermente diminuite sia nell’Ue che nell’area dell’euro, prima di aumentare dal 2016 al 2018. Nel 2019, si osserva una leggera diminuzione sia per l’Ue che per l’area dell’euro. Le entrate fiscali dell’area dell’euro in percentuale del Pil rimangono a un livello superiore rispetto alle entrate fiscali dell’Ue.