Attuare piani di tutela è possibile, risparmiamo soldi, danni e vite. Un piccolo esempio che ci arriva dal passato
È possibile arginare le due minacciose incognite che gravano sul futuro dell’Italia: quella dei disastri idrogeologici e quella dei gravi malanni che colpiscono una popolazione che invecchia? Riflettiamo abbastanza sulla prevenzione, sui benefici in termini di vite, di risparmi economici e di benessere? Sono interrogativi che meritano risposte perché le emergenze vanno affrontate. Le alluvioni si susseguono in modo esponenziale, così come l’aumento delle patologie tumorali e l’ampliarsi della platea dell’invecchiamento.
Sono criticità a cui siamo tutti drammaticamente esposti. Possiamo cambiare e creare maggiore sicurezza attorno a noi, in contesti diversi ma uniti da un unico filo conduttore, quello della prevenzione?
Dissesti da curare
Siamo infatti convinti che la svolta sia possibile, che richiederà un impegno eccezionale se vogliamo “curare” territori e persone. Non ci sono altre opzioni. Intervenire è necessario.
Iniziamo dal dissesto idrogeologico. Se il senso delle proposte è prevenire allora ragioniamo sul come. Faccio una citazione, un passo indietro nel tempo, che riguarda anche il sottoscritto, nel 2010, quando ero sottosegretario con la delega all’Ambiente programmai un grande piano di intervento. Lo riassumo perché lo ritengo ancora attuale. Il primo obiettivo era ed è più che mai oggi, la messa in sicurezza delle aree a rischio.
Piano idrogeologico da rivalutare
I fondi c’erano, ed erano quelli messi a disposizione dell’allora ministro dell’economia Giulio Tremonti. Un fondo da 800 milioni di euro assegnati al Ministero dell’Ambiente per prevenire il dissesto idrogeologico. Allora come sottosegretario all’Ambiente proposi un Piano che prevedeva l’assunzione di 10 mila esperti, una task force per coprire l’intero territorio nazionale. Il primo passo sarebbe stato la mappatura di tutte le aree a rischio e quelle con criticità elevata, in modo da avere in mano analisi dettagliate della situazione e, nel contempo, pensare alle opere di prevenzione da realizzare. Sarebbero stati assunti ingegneri, geologici, architetti, speleologi e con loro tanti giovani da coinvolgere nei lavori. Era stato previsto un contratto annuale, con un buon stipendio più rimborsi per gli spostamenti. Il Piano prevedeva un secondo passaggio con l’intervento operativo di aziende nazionali. Ditte esperte nel settore che sono una eccellenza del Paese e molto richieste all’estero. A conti fatti oggi avremmo risparmiato centinaia di milioni che invece sono andati dispersi solo per fronteggiare i danni e le ondate sempre più frequenti di crisi e sciagure idrogeologiche.
Sanità, controlli a tappeto
La seconda emergenza dove al più presto dobbiamo alzare l’asticella della prevenzione è quella sanitaria. Abbiamo da combattere su due fronti: le patologie legate ai tumori, e le condizioni di vita legate all’invecchiamento. Sulle prime incidono molte concause da quelle ambientali, a quelle degli stili di vita, fino alla crisi del sistema sanitario dove secondo le statistiche una parte della popolazione, quella più povera, rinuncia a controlli e spesso anche alle cure. Sappiamo che la prevenzione è una tutela importantissima, il più delle volte decisiva, per battere la malattia. La politica e le Istituzioni devono fare di più, perché prevenire costa anche molto meno del curare e, spesso con esiti infausti. Anche in questo caso i soldi risparmiati possono essere utilizzati raddoppiando la prevenzione, facciamo più visite, proponiamo maggiori controlli, più capacità abbiano di reagire prima più ridurremo giù eventi sfavorevoli.
Un Piano per la terza età
Sugli anziani e la sanità, il tema è apertissimo. Milioni di persone hanno necessità di servizi migliori e puntuali. Stiamo già facendo i conti con una popolazione che invecchia rispetto a una minoranza di giovani. Dobbiamo riorganizzare i servizi, adeguarli ad una massa di persone che hanno bisogno di assistenza. Serve una nuova cultura della Terza età. Lo dice con tenacia esemplare Monsignor Vincenzo Paglia, Presidente della Commissione per la riforma dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria della popolazione anziana, che sollecita la messa in opera di un Piano nazionale dedicato agli anziani. Un progetto che può trarre esempio dal Piano per l’infanzia che venne adottato negli anni ’50-’60 a seguito del boom demografico. Possiamo realizzare un Piano per la Terza età che porti ad una rivoluzione normativa e culturale che non associ la vecchiaia solo ad una stagione di declino.
Beneficio per tutti
La prevenzione è una carta vincente, sia sul piano delle opere da realizzare per arginare i disastri del cambiamento climatico sia quelli per orientare la sanità verso nuovi modelli di assistenza e protezione dei cittadini più fragili. Spendere milioni solo per tamponare i disastri non è la scelta giusta. Invertire la rotta è un beneficio di cui possono godere tutti. La democrazia è anche questo.