Tra il 2010 e il 2020 l’Italia ha registrato una media di 1.545 decessi annui per mesotelioma, un tumore associato principalmente all’esposizione all’amianto. Di questi, 1.116 uomini e 429 donne hanno perso la vita ogni anno, secondo il nuovo rapporto Istisan 24|18 pubblicato dall’Istituto superiore di sanità. Sebbene l’impatto di questa malattia resti devastante, un dato incoraggiante emerge dal rapporto: il numero di morti tra le persone sotto i 50 anni è in calo, segnando un primo effetto positivo della legge 257/92, che nel 1992 vietò l’uso dell’amianto in Italia. Il mesotelioma è una malattia con una lunga latenza, che può manifestarsi anche a distanza di 30-40 anni dall’esposizione. Il 27 marzo 1992, con l’approvazione della legge 257/92, l’Italia proibì la produzione e l’uso di amianto con 13 anni di anticipo rispetto alla normativa europea. Questa decisione, sebbene tardiva per molte delle vittime che hanno subito l’esposizione negli anni precedenti, sta iniziando a mostrare i primi risultati, come indicato dalla riduzione delle morti tra i giovani sotto i 50 anni, passate da 31 casi nel 2010 a 13 nel 2020. Nonostante il calo delle morti tra i più giovani, il mesotelioma continua a mietere vittime, soprattutto tra coloro che sono stati esposti all’amianto in ambito lavorativo o ambientale. Il rapporto dell’Iss evidenzia come la maggior parte dei decessi sia avvenuta tra coloro che hanno inalato fibre di amianto in ambienti di lavoro, come cantieri navali, industrie del cemento-amianto e miniere. Ma l’esposizione può essere avvenuta anche in contesti domestici, con fibre liberate nell’aria dalle abitazioni o da fonti presenti sul territorio.
Un problema ancora attuale
Le regioni più colpite, come Piemonte, Lombardia, Valle d’Aosta e Liguria, presentano un tasso di mortalità per mesotelioma superiore alla media nazionale, ma i casi sono distribuiti su tutto il territorio italiano. In particolare, 375 comuni italiani hanno mostrato un numero di decessi superiore alle attese, legato principalmente alla presenza di siti industriali o cantieri. Il rapporto dell’Iss sottolinea come l’amianto rimanga una priorità di sanità pubblica. Rocco Bellantone, Presidente dell’Iss, ha ribadito l’impegno dell’Istituto nel proseguire le attività di sorveglianza epidemiologica, monitorando le malattie amianto-correlate e contribuendo alla definizione di strategie per individuare e rimuovere le fonti di esposizione ancora presenti nel Paese. Per contrastare l’impatto dell’amianto sulla salute pubblica, il Progetto Sepra (Sorveglianza epidemiologica, prevenzione e ricerca sull’amianto), finanziato dall’Inail, svolge un ruolo cruciale. Coordinato dalla Fondazione Irccs Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, Sepra mira a potenziare la ricerca e la prevenzione attraverso la collaborazione tra istituzioni, accademie e associazioni. Il workshop organizzato dall’Iss nell’ambito del progetto ha come obiettivo la condivisione dei dati, tra cui quelli presentati dall’Iss e dal Registro Nazionale Mesoteliomi, per rafforzare gli strumenti di prevenzione e assistenza per gli ex esposti e le loro famiglie.