lunedì, 16 Dicembre, 2024
Economia

Lavoro domestico in crisi: calo occupazionale e famiglie in difficoltà

Presentato uno studio da Assindatcolf in collaborazione con la Fondazione Studi Consulenti del Lavoro

Il settore del lavoro domestico in Italia sta attraversando una fase di lenta ma progressiva flessione, con segnali allarmanti evidenziati dal 4° Paper del Rapporto 2024 ‘Family (Net) Work – Laboratorio su casa, famiglia e lavoro domestico’, presentato a Roma da Assindatcolf, in collaborazione con la Fondazione Studi Consulenti del Lavoro. Il report fotografa un comparto in sofferenza, caratterizzato da un calo significativo degli occupati, una diminuzione della domanda di servizi e difficoltà economiche crescenti per le famiglie. Nonostante l’incremento dell’occupazione femminile in Italia negli ultimi anni, tra il 2018 e il 2023, si è registrato un aumento del numero di donne che hanno deciso di abbandonare il lavoro a causa dell’incompatibilità con gli impegni familiari. In particolare, nella fascia d’età tra i 55 e i 64 anni, sono 219mila le donne che hanno rinunciato all’occupazione per prendersi cura della famiglia, con un aumento del 34,7% rispetto al 2018. Questo dato evidenzia come il ruolo delle donne nella gestione familiare continui a essere centrale, spesso a discapito della carriera professionale. Dal 2021 al 2023, il settore del lavoro domestico ha subito una contrazione significativa. Secondo l’Istat, il numero di occupati nel comparto è diminuito di 145mila unità, corrispondente a una riduzione del 9,5%. Questa flessione è particolarmente preoccupante in un contesto di generale aumento dell’occupazione nel mercato del lavoro italiano. Anche la domanda di servizi domestici ha subito un calo: nel 2022 solo 1,9 milioni di famiglie italiane si sono avvalse di colf, badanti o baby-sitter, rispetto ai 2,6 milioni del 2011. Tra le cause principali di questa riduzione si evidenziano il calo delle nascite, la diffusione dello smart working e, soprattutto, le difficoltà economiche nel sostenere i costi dell’assistenza.

Costi insostenibili

Le famiglie italiane che si avvalgono dell’aiuto di una badante per assistere parenti non autosufficienti affrontano spese che superano il 50% del reddito mensile. Questa situazione si rivela insostenibile non solo per le famiglie a basso reddito, ma anche per quelle appartenenti al ceto medio. Tra gennaio 2023 e luglio 2024, la percentuale di famiglie che dichiarano di fare fatica a coprire tali spese è passata dal 27,9% al 55,2%. Il settore del lavoro domestico è inoltre afflitto da un crescente squilibrio generazionale. Nel 2023, solo il 14,2% delle badanti aveva meno di 40 anni, rispetto al 24% del 2014, mentre la quota di over 60 è più che raddoppiata, passando dal 12% al 29,1%. Questo fenomeno evidenzia la difficoltà nel trovare giovani lavoratori disposti a entrare in questo settore, aggravando ulteriormente il problema della disponibilità di personale qualificato. Un ulteriore nodo critico è rappresentato dall’alto tasso di lavoro irregolare nel settore. Secondo l’Istat, nel 2023 il 54% del lavoro domestico è risultato irregolare, generando un costo per la collettività stimato in circa 2,5 miliardi di euro annui, tra mancato gettito contributivo e evasione Irpef. Il lavoro domestico rappresenta il 38,3% dell’occupazione irregolare dipendente in Italia, una quota estremamente elevata che incide fortemente sul sistema economico del Paese.

Un appello alla politica

Il Presidente di Assindatcolf, Andrea Zini, ha sottolineato la necessità di una riforma urgente per sostenere il comparto e le famiglie: “La fotografia che ci restituisce questo studio è senza dubbio allarmante. Quella di un Paese in cui le donne sono ancora costrette a rinunciare al lavoro per occuparsi della famiglia, in particolar modo per motivi economici. È ormai chiara l’esigenza di una riforma del sistema, a partire dalla fiscalità: lo Stato deve supportare economicamente le famiglie, rendendo più accessibile e conveniente il lavoro domestico regolare”.

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