giovedì, 14 Novembre, 2024
Attualità

Toscana leader del biologico in Italia

Più di un campo su tre è bio. La Toscana si conferma leader del biologico in Italia con il 37,5% delle superfici davanti a Calabria (36,3%) e Sicilia (30,7%) raggiungendo con largo anticipo il target europeo del 25% previsto dalla strategia del piano Farm to Fork. L’altro primato riguarda il peso delle imprese bio rispetto alle aziende agricole totali che è quasi il doppio se confrontato con il dato nazionale: il 13,3% rispetto al 7,4%. Prosegue inarrestabile la crescita del bio nel Granducato con quasi 7 mila aziende che hanno abbandonato l’agricoltura convenzionale per abbracciare il modello biologico (+88% in dieci anni e dell’8,7% solo nell’ultimo anno) sulla spinta anche di una diffusa sensibilità salutistica e di un mercato in forte espansione che sta però subendo l’invasione di prodotti dall’estero aumentati nell’ultimo anno del 40%. Il settore dove è stato più evidente l’aumento degli arrivi è quello dei cereali, magari usati per fare pasta, pane e altri prodotti con il logo del biologico. Aumenti record anche per gli ortaggi bio e l’olio d’oliva.

A dirlo è Coldiretti Toscana sulla base dell’analisi del rapporto Bioincifre. Per difendere i consumatori dal rischio frodi Coldiretti ha elaborato un decalogo con i consigli sui prodotti da scegliere e difendersi dal rischio frodi. “L’invasione di prodotti stranieri che non rispettano gli stessi standard delle imprese italiane e comunitarie in materia di sostenibilità e sicurezza a tutela dei consumatori e dei lavoratori mette a repentaglio gli sforzi e gli investimenti fatti in tutti questi anni da questa regione, da questo Paese e dall’Europa stessa. La parola d’ordine deve essere trasparenza. – spiega Letizia Cesani, Presidente Coldiretti Toscana –. E’ necessario affermare in Europa al più presto il principio di reciprocità rispetto alle importazioni per allineare le regole di produzione tra i paesi membri, che parlano tutti la stessa lingua dal punto di vista delle regole, ed i paesi terzi. Sulle nostre tavole, spesso a nostra insaputa, finiscono prodotti agricoli coltivati con sostanze da noi vietate. Noi crediamo che non sia più tollerabile accettare che entrino nel nostro Paese cibi coltivati secondo metodi non consentiti nella Ue. Fermare la concorrenza sleale delle importazioni a basso costo e valorizzare il vero prodotto tricolore sono le condizioni fondamentali per costruire e sostenere le filiere biologiche dal campo alla tavola e garantire un livello di reddito adeguato alle imprese”.

Decalogo

La prima regola del decalogo di Coldiretti Toscana è verificare sempre la presenza del logo europeo del biologico (la foglia bianca in campo verde) nell’etichetta del prodotto bio, verificando anche le indicazioni obbligatorie per il prodotto venduto sfuso e la certificazione del venditore. Importante anche controllare l’origine Italia che nella confezione deve essere sempre presente sotto il logo. Per assicurarsi prodotto bio 100% Made in Italy meglio acquistare direttamente dalle aziende agricole biologiche nei punti vendita o nei mercati contadini come quelli di Campagna Amica. Allo stesso modo è buona pratica preferire prodotti biologici locali, coltivati vicini al luogo di consumo, magari freschi di stagione. Un contributo alla biodiversità viene anche dallo scegliere specialità bio che recuperano varietà tradizionali e razze di animali autoctone e, soprattutto, che hanno subito trasformazioni minime evitando il bio ultraprocessato. Guardando alla confezione, vanno preferiti packaging essenziali ed ecosostenibili. Ma anche a tavola è importante adottare una dieta differenziata a base di tutti i prodotti biologici della Dieta Mediterranea come ad esempio verdura, pasta, olio evo, carne e pesce.

Impennata graduale

L’impennata del bio in Toscana è stata graduale e costante nel tempo e ha riguardato sia le imprese che le superfici che hanno raggiunto i 244 mila ettari, il 6,6% in più rispetto al 2022. Le principali colture sono le colture foraggere, principalmente destinate all’alimentazione del bestiame (28,4%), i cereali (10,7%) e l’olivo (11,5%). Tra le colture che hanno fatto registrare un incremento a doppie cifre nell’ultimo anno ci sono invece gli ortaggi (+44,1%) con oltre 2 mila ettari in più di superfici destinate alla produzione di verdure, fragole e così via.

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