sabato, 21 Settembre, 2024
Attualità

Banche, utili raddoppiati negli ultimi due anni (+93%)

Fisac Cgil: Ora investimenti e occupazione

Negli ultimi due anni il settore bancario italiano ha vissuto un periodo eccezionale, con una crescita senza precedenti degli utili. I sette principali gruppi bancari del Paese – Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm, Bper, Mps, Credem e Banca Popolare di Sondrio – hanno visto i loro profitti quasi raddoppiare, passando dai 6,7 miliardi di euro del primo semestre 2022 ai 12,9 miliardi dello stesso periodo del 2024. Un incremento del 93,1%, che rappresenta una dinamica straordinaria, come evidenziato da un’analisi dell’Ufficio Studi & Ricerche della Fisac Cgil. La straordinaria performance del settore è stata trainata principalmente dall’aumento dei tassi di interesse, che ha generato margini eccezionali per le banche. In particolare, il margine di interesse, ossia la differenza tra i tassi attivi sui prestiti e quelli passivi sui depositi, ha registrato un aumento del 74,6% in due anni, passando da 11,8 miliardi di euro nel primo semestre del 2022 a 20,7 miliardi nel 2024. Questo fenomeno è stato alimentato da un moderato incremento dei tassi passivi e dalla lenta discesa di quelli attivi: ad agosto 2024, i tassi sui mutui si attestavano intorno al 3,4%, mentre quelli per le imprese erano in media del 5%. Di contro, la remunerazione dei depositi è rimasta contenuta, con un tasso medio dell’1%, e appena dello 0,53% per i conti correnti. Nonostante i numeri da record, la situazione lavorativa nel settore non appare altrettanto brillante. Susy Esposito, Segretaria generale della Fisac Cgil, sottolinea come questi profitti dovrebbero incentivare le banche a investire maggiormente nell’occupazione e nella formazione dei propri dipendenti. “Siamo nel pieno di una rivoluzione digitale che sta cambiando profondamente il mondo bancario – afferma Esposito – ed è fondamentale mettere al centro la contrattazione per garantire occupazione, diritti e tutele alle lavoratrici e ai lavoratori”.

Dipendenti in meno

Negli ultimi 30 mesi, infatti, il settore bancario ha perso circa 13mila dipendenti, con il numero complessivo che è passato da 183.546 unità a fine 2021 a 170.104 nel primo semestre del 2024. Questa riduzione, seppur rallentata negli ultimi mesi, rimane un dato preoccupante. Anche la desertificazione bancaria, ovvero la chiusura delle filiali, ha seguito un trend discendente: negli ultimi sei mesi sono state chiuse 50 filiali, un numero inferiore rispetto alle 346 chiusure medie per semestre registrate in precedenza. Sul fronte dei costi operativi, lo studio della Fisac Cgil evidenzia che questi sono rimasti sotto controllo, con un incremento contenuto del costo del personale (+3,9% anno su anno e +3,5% rispetto al 2022) legato principalmente al rinnovo del contratto nazionale di lavoro. Gli altri costi operativi sono cresciuti solo dell’1,8% rispetto al 2022, ma risultano in diminuzione nel confronto con il 2023 (-1,3%). L’attenzione ora si sposta sulla sfida digitale che attende il settore. Il progresso tecnologico e la crescente digitalizzazione dei servizi bancari potrebbero infatti trasformare ulteriormente il mercato del lavoro. “Alla luce di questi cambiamenti – prosegue Esposito – è necessario aprire un dialogo tra le banche e le organizzazioni sindacali per discutere delle implicazioni della rivoluzione digitale e degli investimenti necessari per garantire nuove opportunità occupazionali”.

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