sabato, 21 Settembre, 2024
Cultura

“La vita accanto”: un film tra sogno e cruda realtà

Intervista esclusiva a due protagoniste assolute del Capalbio Film Festival, 2024

Sonia Bergamasco e Valentina Bellè, protagoniste dell’ultimo capolavoro del regista Marco Tullio Giordana, al Capalbio Film Festival 2024, in una intervista rilasciata in esclusiva a La Discussione, raccontano come hanno vissuto l’esperienza di lavorare con un grande del cinema italiano, interpretando personaggi femminili particolarmente complessi e ambigui.

Il Capalbio Film Festival si è aperto giovedì 19 settembre con lʼultima opera di Marco Tullio Giordana che ha avuto un grande successo e che vi vede protagoniste. Com’è stato lavorare con il maestro?

Sonia Bergamasco

Sonia Bergamasco: “Io avevo già lavorato con Marco Tullio, ne ‘La media gioventù’ molti anni fa e, quindi, per meè stato un ritorno felice in un film che amo molto e che continuo a guardare e riguardare senza sentire stanchezza o senza scoprire difetti. Il mio ruolo è quello di Erminia, che è la sorella gemella del marito di Maria, la protagonista, interpretata da Valentina Bellè”.

 

Valentina Bellè

Valentina Bellè: “Per me, invece, era la prima volta che lavoravo con Marco Tullio ed è stato davvero bello. Io speravo di lavorare insieme a lui perché amo i suoi film e perché è uno dei pochi autori italiani che producono film che ancora riempiono i nostri cinema. Perciò per me è stato un regalo. E poi il cast. Lavorare con Sonia Bergamasco e con Pierpaolo Pierobon è stata una esperienza molto formativa. Marco Tullio, poi, è un poeta, io credo. Il suo processo creativo è costante, perché lui scriveva le scene di notte, nuove scene, che ci portava il giorno dopo. Perciò anche per noi era sempre un po’ una scoperta andare sul set, come il comprendere ciò che lui aveva immaginato, desiderato, provato a mettere su carta e restituirlo in scena. Ripeto, è stato molto bello. Io interpreto Maria, che è la madre di Rebecca e la moglie del personaggio di Paolo Pierobon. Un personaggio complesso il mio, molto impegnativo, perché l’arrivo della bimba creerà in lei un forte cambiamento. A livello psicologico farà molta fatica”.

Sonia Bergamasco: “Anche la musica ha un ruolo importante, è al centro della vicenda. Erminia, il mio personaggio, è una pianista concertista che vive al piano di sopra di questo palazzo molto bello di Vicenza, dove è ambientata la storia. Al piano di sopra della famiglia di Maria e, quindi, della famiglia del fratello. La sua è una casa piena di pianoforti e suona sempre. Gira il mondo suonando e la nipote Rebecca, figlia di Maria (così turbata dal suo arrivo perché la bimba è nata con una vistosa macchia rossa sul viso), seguirà poi le orme della zia perché dotata un talento musicale potentissimo”.

Questo è un film meno storico e molto più palesemente intimista per Marco Tullio Giordana. Quanto vi ha coinvolto emotivamente? Vi ha ha fatto conoscere qualcosa di voi che forse non conoscevate?

Sonia Bergamasco: “Come raccontava Valentina, abbiamo vissuto il set in una sorta di stato di ipnosi, l’ipnosi che era evidente in Marco Tullio, che effettivamente stava componendo questo film sotto i nostri occhi, anche se era un film con una scrittura già forte, che addirittura arrivava da Marco Bellocchio. Abbiamo vissuto come in una situazione di sospensione le settimane in cui abbiamo girato. Io personalmente mi sono affidata, mi sono completamente affidata, anche perché non era possibile fare altrimenti. E credo che Marco Tullio abbia scritto questo film in uno stato di grazia e che abbia portato con ‘grazia’ il pubblico dentro una storia anche dai tratti cupi, potenti. Però senza ferire, senza ‘uccidere’. L’ha portato in una dimensione onirica, elemento fortemente presente nel film”.

Valentina Bellè: “Sì, è questo quello che ho vissuto anch’io.Per quanto riguarda la domanda se io ho scoperto qualcosa di me, mi capita sempre. Ogni volta che faccio un film scopro qualcosa di me e della psicologia in generale, delle donne in particolare in questo caso. Maria soffre di una grande depressione, che arriva dopo la nascita della figlia e per quanto il film non fosse sulla depressione post partum, però in effetti al mio personaggio capita di entrare in una grande sofferenza, apparentemente inspiegabile. Per interpretarlo mi sono aiutata parlando con donne che hanno avuto l’esperienza della depressione post partum, ho studiato molto e ho ascoltato moltissimo. Mi ha sicuramente fatto profondamente riflettere su quella particolare condizione e su come sia difficile da comprendere da parte degli altri.

Il regista ci ha detto che comunque è uno spaccato del mondo, è una rappresentazione della nostra società, secondo voi quali sono i significati più forti che ha voluto trasmettere?

Sonia Bergamasco: “In realtà ce ne sono moltissimi. È un film che parla di dinamiche familiari e delle loro ambiguità ed è questo che, secondo me, lo rende universale, riguarda tutti. Quello cui si riferisce Marco Tullio Giordana è che un film molto ambiguo. Tutti i personaggi sono ambigui, anche quello che lo sembra di meno, che sembra essere più chiaro, ma che in realtà non lo è. Forse l’unico personaggio puro è la figlia Rebecca, nonostante sia diciamo la ‘macchiata’, che porti il peso di questa macchia sul viso”.

Valentina Bellè: “Sì, sì, i legami e i sentimenti: d’amore, di un affetto profondo che è fatto di tanti colori ed è complesso. Il regista Marco Tullio non prende una posizione, ma cerca di guardare ogni personaggio senza giudicare e, quindi, lascia al pubblico le risposte ai tanti interrogativi che il film suscita”.

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