L’Iran ha condannato Israele per le esplosioni simultanee di migliaia di cercapersone in dotazione a membri di Hezbollah in Libano e Siria, un attacco che ha provocato la morte di almeno 18 persone e circa 4.000 feriti, di cui almeno 500 accecati, tra cui l’ambasciatore iraniano a Beirut, Mojtaba Amani. Il rappresentante iraniano all’Onu, Saeed Iravani, ha definito l’episodio un “cyberattacco terroristico” durante una sessione speciale dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, sottolineando che “il regime di Israele deve essere ritenuto responsabile di questa aggressione e crimine efferato”. Per domani, intanto, si attende il discorso del Capo di Hezbollah, Nasrallah.
Il piano israeliano dietro le esplosioni
Secondo quanto riportato dal New York Times, Hezbollah aveva deciso di sostituire i cellulari con cercapersone, meno facili da tracciare per i servizi di intelligence israeliani. Tuttavia, i servizi segreti del Mossad sarebbero riusciti a intercettare un lotto di oltre 3.000 cercapersone prodotti dalla Gold Apollo, azienda di Taiwan. I dispositivi sarebbero stati modificati inserendo piccole quantità di esplosivo attivabile a distanza. Alle 15:30 del giorno dell’attacco, un segnale inviato da remoto ha attivato simultaneamente gli ordigni nascosti nei cercapersone, causando esplosioni devastanti. Secondo le fonti, i dispositivi emettevano un segnale acustico prima di esplodere, attirando così l’attenzione degli utenti, che li portavano al viso prima della detonazione.
Il bilancio delle vittime
L’esplosione dei cercapersone, secondo le fonti libanesi, ha causato almeno 18 morti e migliaia di feriti, molti dei quali in gravi condizioni. Tra questi ultimi c’è anche l’ambasciatore iraniano in Libano, Mojtaba Amani, che ha perso un occhio e ha subito gravi danni anche al secondo. Secondo la tv saudita al Hadath, circa 500 miliziani di Hezbollah sono rimasti accecati a causa delle esplosioni. Le vittime civili includono Fatima Abdallah, una bambina di 10 anni, e Muhammad Bilal, 11 anni, entrambi uccisi nell’esplosione. Anche l’infermiera Atta Dirani è stata colpita mentre si trovava in un ospedale nella regione di Baalbeck. Le autorità locali hanno confermato che centinaia di feriti versano in condizioni critiche, con molti che hanno subito lesioni agli occhi e al viso
La risposta internazionale
Gli Stati Uniti, tramite il Segretario di Stato Antony Blinken, hanno negato qualsiasi coinvolgimento nell’operazione, affermando che il cessate il fuoco a Gaza resta la priorità per la stabilità regionale. La Turchia, attraverso il Presidente Erdogan, ha definito l’attacco un “atto pericolosissimo”, accusando Israele di voler espandere il conflitto in tutta la regione. Anche il Cremlino ha espresso preoccupazione per l’escalation, con il portavoce Dmitry Peskov che ha avvertito del rischio che la situazione possa “sfuggire al controllo”.
Possibili ritorsioni
Hezbollah ha reagito duramente alle esplosioni, promettendo di continuare le sue operazioni “benedette” a sostegno della Striscia di Gaza. Il leader del gruppo, Hassan Nasrallah, terrà domani un discorso in cui affronterà questi ultimi sviluppi e delineerà la risposta del movimento. “Questo percorso è in atto e separato dalla dura resa dei conti che il nemico criminale deve attendere per il suo massacro”, ha dichiarato Hezbollah tramite un comunicato su Telegram.
Le aziende coinvolte
Nel frattempo, la Bac Consulting, società ungherese coinvolta nella distribuzione dei cercapersone, ha negato di essere il produttore dei dispositivi esplosi, dichiarando di aver agito solo come mediatrice. Anche l’azienda taiwanese Gold Apollo ha precisato che i cercapersone modificati non erano stati fabbricati direttamente da loro, ma da un partner europeo con licenza d’uso del loro marchio.