lunedì, 16 Settembre, 2024
Economia

“La corsa dell’Italia dei record: bioeconomia, brevetti, start up e green”

Dal Centro studi di Intesa Sanpaolo alle indicazioni del Nobel Stiglitz un Paese che ha le carte giuste per crescere

“Scenari positivi per l’Italia che vuole crescere e che crede davvero nel futuro. Le due buone notizie arrivano dal report annuale del Centro studi di Intesa Sanpaolo e dal forum Ambrosetti a Cernobbio dove le indicazioni del premio Nobel per l’economia Joseph Stiglitz svelano come il Paese in alcuni settori va veloce. Due contesti diversi ma che pongono l’Italia sotto la luce ben augurante di un Paese tutt’altro che immobile che invece può dispiegare le vele e puntare con decisione sulle sue vocazioni ed eccellenze.

La bio economia da valore

Entrando nel merito del report del Centro studi di Intesa Sanpaolo si scopre che l’insieme delle attività connesse alla Bioeconomia in Italia nel 2023 ha generato un valore della produzione pari a 437,5 miliardi di euro, 9,3 miliardi in più rispetto al 2022, occupando circa due milioni di persone. In particolare la vitalità della Bioeconomia è testimoniata dalle 808 start-up innovative censite nel 2023, pari al 6,6% del totale delle imprese iscritte all’apposito Registro. Un bagaglio di conoscenze e progetti che meriterebbero una maggiore attenzione della politica.

Le start up corrono

La voglia di innovazione – in particolare dei giovani – si esprime in maggior parte nelle start-up, quelle dedicate alla Bioeconomia, sono diffuse lungo tutta la penisola. Gli ambiti sono diversi e di grande interesse. Nel settore della ricerca scientifica R&S (45%), seguita dall’agri-food (25%). La filiera agro-alimentare riveste un ruolo chiave nel complesso della Bioeconomia – pesando oltre il 76% in Spagna e Francia, il 63% circa in Italia ed il 61% in Germania – ed è sempre più protagonista del percorso di transizione verso una maggiore sostenibilità dei processi. La tecnologia, segnala il rapporto di Intesa Sanpaolo, rappresenta un fattore fondamentale anche in questo settore: le aziende italiane dell’alimentare, nettamente più piccole rispetto ai concorrenti europei, spiccano per la quota elevata di innovazioni di prodotto (20% contro una media UE27 del 12%) e di processo, dove l’Italia (36%) stacca i principali competitors di oltre 15 punti percentuali. Anche in questo caso è evidente lo sforzo delle piccole imprese nel mantenere il passo.

Leader nei brevetti

Un altro aspetto che conferma l’impegno dell’Italia è il ruolo di Paese “brevettatore” tra i protagonisti a livello mondiale. In particolare l’attività brevettuale dedicata alla filiera agro-alimentare, con una quota e un grado di specializzazione in netto rafforzamento negli ultimi anni, grazie alla presenza di un sistema innovativo ampio e diversificato che include imprese di altri settori, in primis la meccanica ma anche la farmaceutica e la chimica. In più possiamo mettere in campo l’adozione di tecnologie innovative che giocano un ruolo fondamentale nella crescita.

In futuro la bio economia

Tra i settori della Bioeconomia più dinamici negli ultimi anni spicca la cosmetica in cui l’Italia ha acquisito una crescente specializzazione, affermandosi come terzo esportatore europeo. Con una crescita nella produzione di cosmetici a connotazione naturale/biologica: a fine 2023 questi prodotti in Italia rappresentano il 10,4% del mercato cosmetico, pari a oltre 1,3 miliardi di euro con una crescita del 7,1%. Diverse anche le start-up attive nel sistema moda, dove nuove piccole imprese puntano all’uso di materiali di scarto provenienti da altre lavorazioni o industrie, o nella bioedilizia, dove cresce l’attenzione al miglioramento delle condizioni di salubrità e comfort nelle abitazioni attraverso l’utilizzo di materiali naturali e ambientalmente sostenibili.

Il Premio Nobel crede nell’Italia

Altri temi economici sono sviluppati in queste ore alla 50esima edizione del forum Ambrosetti a Cernobbio, con un titolo: “Lo Scenario di oggi e di domani per le strategie competitive”. Tra i numerosi prestigiosi relatori, ed esponenti delle istituzioni, – ricordiamo il presidente Sergio Mattarella, il premier Giorgia Meloni e il commissario Ue, Paolo Gentiloni, – il premio Nobel Joseph Stiglitz che ha indicato la sua ricetta per l’Italia. La crescita, per economista può essere sviluppata a ritmi sostenuti puntando sulla transizione Verde, che per il premio Nobel è un “mercato maturo e con opportunità enormi”. Nel merito delle scelte Stiglitz osserva : “le nuove generazioni sono molto attente a queste scelte. È questo si traduce in più crescita. Tanto per l’Italia che per l’Unione europea”. E, ancora, per l’economista la transizione Verde e le nuove tecnologie connesse possono spingere: “il Paese perché ha un tessuto di imprese molto innovative che sono ai massimi livelli globali”. “È vero”, commenta Stiglitz, “che si tratta di piccole e medie imprese ma hanno un livello di competitività molto elevato. Sono agili, preparate, internazionali”. A Cernobbio Stiglitz rivela che nel nostro tessuto produttivo: “c’è molto fermento”. “In Italia e mi ricorda quello che c’è negli USA dove non ci sono solo le big tech ma uno stuolo di piccole realtà di rilievo”.

Economia, discutiamone di più

L’Italia quindi può fare di più e meglio. L’economia può intraprendere nuove strade, possono crescere nuove opportunità. Le notizie positive, tuttavia, in questi giorni sono rimaste confinate e fuori dal dibattito pubblico che invece si è acceso a tutto campo per altre vicende e vicissitudini. Auspichiamo che si torni a parlare di economia, di crescita, di innovazione, di lavoro e sviluppo. Lo fanno le istituzioni bancarie e i premi Nobel, ma dovremmo farlo tutti noi di più.”

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