lunedì, 16 Settembre, 2024
Economia

Dal Pnrr al Patto di stabilità: le frecciate di Giorgetti all’Ue

Il Ministro critica le politiche europee. Gentiloni replica: “Non attuare il Piano nazionale di ripresa e resilienza sarebbe un problema per lʼItalia”

Ha giocato molto sull’ironia e sul sarcasmo il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti per tornare a punzecchiare l’Europa sui temi del Pnrr e del Patto di Stabilità. Due argomenti, come risaputo, che la Lega (di cui il titolare del Mef importante esponente) guarda sempre con riserva. Ha invece elogiato l’intelligenza umana e lʼimprenditoria come i veri motori dell’economia. Di questo, e altro, ha parlato all’interno del convegno ʼIl primo capitale dell’impresa è la personaʼ all’internodella terza giornata del Meeting di Comunione e Liberazione di Rimini. Insomma, un vero panegirico, il suo, all’ingegno e allʼiniziativa individuale a discapito di ciò che ha definito come eccessi burocratici e piani sovradimensionati, riferendosi in questo caso a Bruxelles. Nella cittadina romagnola presente anche il Commissario europeo Paolo Gentiloni che in merito alle parole del Ministro sul Patto di stabilità e il Piano nazionale di ripresa e resilienza ha risposto per le rime: “Nel primo caso Giorgetti ha appoggiato il tutto, nel secondo sarebbe un bel problema non riuscire nellʼintento degli investimenti programmati”.

Troppe limitazio̱ni

Nel corso del panel Giorgetti ha espresso preoccupazione per le limitazioni imposte dalle nuove regole del Patto di Stabilità, che obbligano i Paesi a rispettare rigidi piani pluriennali per mantenere in equilibrio i conti pubblici: “Anche nella misura in cui la politica volesse avere il pensiero lungo, subentrano delle regole come il nuovo Patto di Stabilità che impongono valutazioni di breve e corto respiro”, ha detto, facendo riferimento alla difficoltà di adottare politiche di lungo periodo in un contesto europeo che privilegia il controllo immediato della finanza pubblica. Giorgetti ha poi puntato il dito contro la complessità burocratica legata al piano Transizione 5.0, un’iniziativa che ha definito “eccessivamente complicata” proprio per la volontà di Bruxelles di imporre norme stringenti. Questi vincoli, secondo il Ministro, rischiano di soffocare l’innovazione e la capacità di adattamento delle singole nazioni, che dovrebbero invece poter agire con maggiore libertà.

Fattore umano

Passando a parlare dell’Italia, Giorgetti ha voluto ribadire l’importanza del fattore umano e dell’intelligenza come pilastri fondamentali per la crescita economica: “L’imprenditore è la scintilla che alimenta l’economia” ha spiegato, ricordando anche alle banche l’importanza di non approcciare gli imprenditori con una visione meramente algoritmica, ma riconoscendo il valore intrinseco del capitale umano. Giorgetti ha citato la sua esperienza come Ministro dello Sviluppo Economico, spiegando che uno dei principali fattori che influenzano le decisioni di investimento degli stranieri in Italia è la disponibilità di capitale umano qualificato: “Il nostro Paese è terribilmente ricco di intelligenza e da questa risorsa dobbiamo partire per lo sviluppo” ha tenuto a precisare.

Formazione e competenze

Affrontando il tema della formazione, Giorgetti ha espresso scetticismo nei confronti dei massicci piani di upskilling e reskilling previsti dal Pnrr: “Potrei riempirvi di titoli di piani e progetti che ricordano i piani quinquennali dell’Unione sovietica” ha ironizzato, chiedendosi poi se la formazione e la crescita delle competenze può essere spinta dallo Stato o tirata dalle imprese. Per il Ministro, la preferenza va chiaramente verso un modello in cui siano le industrie a guidare le scelte formative, in quanto più vicine al mercato e alle reali esigenze di competenze. Ha avvertito che l’alternativa, rappresentata da piani imposti dall’alto da politici o burocrati, rischia di disperdere risorse e di non raggiungere gli obiettivi prefissati. “È una questione di efficienza, altrimenti il rischio è spendere di più rispetto all’obiettivo cui miriamo”.

La replica del Commissario

Come facilmente immaginabile, a stretto giro è arrivata la risposta del Commissario europeo Paolo Gentiloni alle critiche di Giorgetti all’Ue, incontrando i giornalisti nel pomeriggio in un punto stampa prima del suo intervento all’interno del convegno ‘Europa: fra crescita ed incertezze’: “Che il Pnrr sia fatto d’interventi sovietici mi pare una battuta, conosco bene il Ministro. Il Pnrr è una cosa molto importante per il Paese, sono 190 miliardi di eurobond. È stato l’attraversamento del Rubicone da parte dell’Unione europea e sapete che l’Italia è il principale beneficiario. Certo, se non riuscissimo a spendere questi quattrini, ad attuare questi investimenti allora ci sarebbe un problema di burocrazia”.

L’ex Premier ha detto la sua anche sulla la critica di Gentiloni al Patto di Stabilita: “Non mi va di commentare le sue osservazioni perché non l’ho ascoltato direttamente. Ma posso dire che abbiamo lavorato insieme molto bene e Giorgetti ha avuto un ruolo importante nella definizione del nuovo Patto rappresentando l’Italia e sostenendolo a nome dell’Italia”.

Gentiloni ha anche approfittato per fare il punto sulla situazione economica del Belpaese, sottolineando i progressi ottenuti, ma anche le sfide ancora aperte, in particolare quella del debito pubblico: “Abbiamo più di altri Paesi da tenere insieme la necessità di spingere la crescita e la necessità di controllare il debito pubblico che è il secondo più alto dell’Unione europea, subito dopo quello della Grecia.

Nei prossimi 10 anni si dovrà necessariamente intraprendere una strada chiara e sostenibile per ridurre questo debito. LʼItalia è uscita dalla pandemia con grande slancio e ha registrato buoni livelli di crescita negli ultimi anni, talvolta superiori a quelli di altri Paesi europei”. Gentiloni ha sottolineato come, rispetto agli anni precedenti, il Paese non possa più essere considerata il fanalino di coda dell’Europa. Al contrario, ha suggerito che questo ruolo sembri ora spettare alla Germania, un fatto che ha definito preoccupante per tutta lʼeconomia del vecchio continente. La Germania, infatti, sta faticando a riprendere il suo ritmo di crescita, a differenza di altri Paesi come la Francia e la Spagna, che stanno registrando aumenti dello 0,2% e 0,3% rispettivamente, con la Spagna in crescita ancora più marcata.

Esperimento di democrazia

Il Commissario, che non ha voluto parlare del proprio futuro (“ne parleremo tra qualche mese, alla fine del mio mandato”) ha poi elogiato il processo decisionale della stessa Ue Europea, definendolo un “grande esperimento di democrazia” che, nonostante le difficoltà a causa della necessità di raggiungere compromessi tra le diverse ispirazioni politico-culturali e gli interessi nazionali dei Paesi membri, ha dimostrato di essere efficace.

Un passaggio Gentiloni lo ha dedicato anche al tema della transizione climatica, auspicando un approccio flessibile per raggiungere gli obiettivi ambientali fissati da Bruxelles: “C’è bisogno di buon senso e conoscenza della realtà per adattare questi obiettivi e queste scadenze all’evoluzione delle cose”, ricordando che se tali obiettivi non vengono compresi dai cittadini e dalle imprese, o se non sono supportati dai necessari sviluppi tecnologici, rischiano di diventare inutili.

Gentiloni ha quindi delineato le principali priorità per la nuova Commissione. Tra queste, ha evidenziato la politica estera, la gestione delle risorse comuni e lʼallargamento dellʼUe.

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