Alle 3.36 del 24 agosto di sei anni fa, il Centro Italia venne scosso da un terremoto di magnitudo 6.0 che devastò i Comuni di Amatrice, Accumoli (Rieti) e Arquata del Tronto (Ascoli Piceno), lasciando dietro di sé un bilancio umano e materiale devastante.Sotto le macerie rimasero intrappolate 299 vittime: 237 ad Amatrice, 51 ad Arquata del Tronto (quasi tutte nella frazione di Pescara del Tronto) e 11 ad Accumoli, sconvolgendo la vita di migliaia di persone e lasciando cicatrici profonde nel tessuto sociale ed economico delle aree coinvolte. Nei Comuni del Cratere, dove ActionAid è presente sin dai primi giorni dopo la tragedia, la situazione resta drammatica: su 16.500 abitanti, circa la metà vive ancora nelle Soluzioni abitative di emergenza (Sae), una condizione che riflette una realtà frammentata e segnata da vecchie e nuove forme di povertà. Claudia Pasqualini, residente nella frazione di Giove, nel comune di Muccia (Marche), gestisce unʼimpresa di salumi artigianali insieme alla sua famiglia.
La sua testimonianza è emblematica delle difficoltà che i residenti continuano a vivere: “All’inizio dopo il terremoto eravamo tutti uniti, ma poi, con l’arrivo delle casette Sae, ci siamo ritrovati a vivere in modo diverso, isolati e separati da persone che non conoscevamo. Il Covid ha ulteriormente peggiorato la situazione, portando a un’ulteriore chiusura e a difficoltà nel partecipare alla vita comunitaria. Solo a luglio di quest’anno sono iniziati i lavori per la ricostruzione della nostra casa, ma i miei figli, ormai grandi, non vivono più con noi”.
Nonostante gli sforzi, la ricostruzione procede a rilento, lasciando molte famiglie ancora sospese tra il ricordo di ciò che hanno perso e un futuro incerto. “ActionAid esprime oggi, come ogni anno dal 2016, la propria vicinanza a tutte le famiglie delle vittime e a tutte le persone colpite”, dichiara Patrizia Caruso, Responsabile dell’Unità resilienza di ActionAid Italia. “Sin dalle prime scosse, ci siamo attivati per sostenere questi territori e siamo ancora qui a chiedere alle Istituzioni e al Governo di dare risposte concrete ai problemi che continuano a segnare le vite delle persone”.
Le fragilità sociali
Il terremoto non ha solo distrutto case e infrastrutture, ma ha anche esacerbato le fragilità sociali preesistenti, colpendo duramente giovani e donne. Nel Lazio, la percentuale di Neet (giovani che non studiano, non lavorano e non sono in formazione) è del 25,1%, la più alta del Centro Italia, seguita dall’Umbria (20%), dalle Marche (19,9%) e dalla Toscana (18,7%). Nelle Marche, il 58,8% delle Neet sono donne, spesso costrette a scegliere tra il lavoro e i carichi familiari, una realtà che si somma alle difficoltà di un mercato del lavoro caratterizzato da alta precarietà e bassi salari.
Per rispondere a queste sfide, ActionAid ha avviato il progetto Reti, attivo nel Lazio e nelle Marche, che mira a migliorare l’accesso ai servizi sociali attraverso sportelli itineranti e operatrici a domicilio. L’obiettivo è quello di far emergere i bisogni delle persone più escluse e vulnerabili, indirizzandole verso servizi specifici e coinvolgendole in percorsi formativi e professionali.
Il Ruolo di ActionAid
Dal 2016 a oggi, ActionAid (organizzazione internazionale indipendente che lavora in Italia dal 1989, con programmi di sostegno a distanza e progetti a supporto dei bambini, delle donne e delle famiglie delle comunità in cui lavora) ha messo in campo numerosi progetti per rispondere ai bisogni emergenti della popolazione colpita. Questi includono supporto psicologico e psicosociale, percorsi educativi, servizi di orientamento al lavoro e formazione per operatori sanitari ed educativi. Attualmente, oltre 4.000 persone sono state raggiunte e coinvolte, con un’attenzione particolare alle fasce più vulnerabili. Nel 2019, ActionAid ha lanciato la campagna nazionale #Sicuriperdavvero, coinvolgendo oltre 400 persone e realtà sociali nella richiesta di un dibattito pubblico sulle politiche di prevenzione e ricostruzione in Italia. Recentemente, l’associazione ha portato queste istanze in Parlamento, chiedendo maggiore trasparenza e la partecipazione attiva della società civile nei processi decisionali.