lunedì, 16 Dicembre, 2024
Esteri

Gli Usa trattano con l’Iran, ma schierano sottomarini nucleari e portaerei. Israele: pronti a tutto

A Teheran crisi politica, si dimette il vice Presidente Zarif

Mentre riprendono le stime sui tempi e i modi della rappresaglia iraniana, se ci sarà, il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ribadisce che crede ancora in una tregua, ma intanto ordina lo schieramento di sottomarini nucleari e portaerei. Hamas rifiuta di partecipare ai colloqui organizzati da Usa, Egitto e Qatar previsti per giovedì. Ieri l’Anp ha anche respinto la proposta di aprire il checkpoint di Rafah al confine tra la Striscia di Gaza e l’Egitto alle condizioni di Israele. Nel week end potrebbe tornare in Medio Oriente anche il Segretario di Stato americano, Antony Blinken. Hamas ritiene che non ci siano le condizioni per riprendere le trattative perché basterebbe applicare il piano di tregua presentato da oltre un mese proprio dall’Amministrazione Biden. Anche in Israele il dibattito politico è focalizzato sulle scelte del premier israeliano Netanyahu che, pur avendo dato la disponibilità a inviare la sua squadra negoziale, starebbe tergiversando in attesa del risultato delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti. In realtà neppure Hamas vuole una tregua perché ogni accordo per il futuro di Gaza prevede lo scioglimento dell’organizzazione terroristica.

Il cardinale Parolin chiama Pezeshkian

Intanto crescono le pressioni su Teheran perché rinunci alla rappresaglia contro Israele. Regno Unito, Francia e Germania avvertono l’Iran che se attaccherà Israele “si assumerà la responsabilità” dell’escalation nella regione. Anche la Santa Sede ha chiesto all’Iran di evitare l’escalation militare. Il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato di Sua Santità Papa Francesco, ha avuto una conversazione telefonica con Masoud Pezeshkian, Presidente della Repubblica Islamica dell’Iran e ha invitato a preferire “il dialogo, il negoziato” e la pace. A Teheran, intanto, c’è già aria di crisi politica, si è dimesso dopo 11 giorni dalla nomina, il vice presidente Mohammad Javad Zarif: “Non sono soddisfatto del mio lavoro e mi rammarico di non essere stato in grado di soddisfare le aspettative e attuare adeguatamente i pareri degli esperti dei comitati o mantenere le promesse fatte riguardo all’inclusione di donne, giovani e gruppi etnici“, ha scritto sui canali social, lasciando intendere che la selezione dei ministri per il nuovo gabinetto di Pezeshkian è alla base della sua decisione: l’ala riformista denuncia, anche così, la prevaricazione di conservatori e religiosi su quella del Presidente eletto.

Diplomazia e forze militari

Gli Stati Uniti stanno provando a fermare la rappresaglia con canali diplomatici riservati, ma anche con azioni di forza aumentando la propria presenza militare nel Mediterraneo (anche in funzione anti russa). Il segretario alla Difesa americano Lloyd Austin ha ordinato alla portaerei Uss Abraham Lincoln di “accelerare il suo transito” verso il Medio Oriente: si aggiungerà a un’altra portaerei già presente, la Theodore Roosevelt. La Lincoln trasporta aerei da combattimento F-35 C e guida un’intera flotta. E’ stato anche ordinato lo spiegamento del sottomarino nucleare con missili da crociera Uss Georgia nella stessa area. E a Tel Aviv si pensa anche ai beni culturali: la direzione del Museo di Israele ha rimosso decine di opere d’arte per paura che il museo possa essere danneggiato da un attacco da parte dell’Iran o di Hezbollah, e le ha spostate in una sala protetta. Sono stati rimossi, tra l’altro, i dipinti di Paul Gauguin, Vincent van Gogh, Paul Cezanne.

Gallant: coordinati con gli Usa

“Siamo in un momento di vigilanza e prontezza, le minacce provenienti da Teheran e Beirut potrebbero concretizzarsi ed è importante spiegare a tutti che prontezza, preparazione e vigilanza non sono sinonimi di paura e panico”, ha affermato il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant durante una riunione della Commissione per gli affari esteri e la difesa della Knesset. “Negli ultimi giorni, abbiamo dedicato il nostro tempo al rafforzamento delle difese e alla creazione di opzioni offensive in risposta, e anche come iniziativa se necessario, ovunque e in qualsiasi regione, per proteggere Israele”. Gallant ha anche avuto un colloquio con il Segretario alla Difesa Usa Lloyd Austin per “il coordinamento operativo e strategico alla luce dei recenti sviluppi”. Alcune fonti pensano che l’Iran potrebbe attaccare in queste ore quando gli ebrei israeliani commemorano la distruzione a Gerusalemme del Primo tempio (nel 586 avanti Cristo) e del Secondo, nel 70 dopo Cristo, a opera dei conquistatori romani: giorno di Tisha B’av, una data simbolica. Così come nel 1973 fu scelto il giorno del Kuppur e il 7 ottobre dell’anno scorso ricorreva lo Shabbat e il Simchat Torah, che chiudeva le celebrazioni di Sukkot.

Tajani: non è mai tardi per cessare il fuoco

Ieri sulla questione mediorientale è tornato a parlare il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani: “Chiediamo con forza ad Israele, che ha il diritto di difendersi, come abbiamo sempre detto, di interrompere attacchi che portano ad un numero altissimo di vittime civili, il che è in contrasto con il diritto internazionale. C’è un percorso in atto, ci sono mediazioni, siamo contrari ad ogni atto che alzi ulteriormente la tensione e coinvolga innocenti. È l’ora del cessate il fuoco, come ha appena detto anche Biden, non è troppo tardi”. Infine la compagnia aerea Ita Airways ha reso noto di aver esteso la sospensione dei voli da e per Tel Aviv fino al 15 agosto compreso “in virtù delle evoluzioni geopolitiche in Medio Oriente e al fine di preservare la sicurezza dei propri passeggeri ed equipaggi”.

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