“Rimetti a noi i nostri debiti: concedici la tua pace”, è questo il tema scelto dal Papa per la prossima Giornata Mondiale della Pace 2025. Il titolo del Messaggio della 58a Giornata Mondiale della Pace che sarà celebrata il 1° gennaio 2025 – spiega in una nota il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano integrale – manifesta una naturale consonanza con il senso biblico ed ecclesiale dell’anno giubilare e si ispira in particolare alle lettere encicliche “Laudato Sí” e “Fratelli tutti”, soprattutto attorno ai concetti di Speranza e di Perdono, cuore del Giubileo: una chiamata alla conversione volta non a condannare, ma a riconciliare e rappacificare.
Una conversione personale e comunitaria
Partendo dall’osservazione della realtà dei conflitti e dei peccati sociali che affliggono l’umanità oggi, sottolinea la nota, guardando alla speranza insita nella tradizione giubilare della rimozione dei peccati/cancellazione dei debiti e alla riflessione dei Padri della Chiesa, potranno emergere orientamenti concreti che portino ad un cambiamento tanto necessario in ambito spirituale, morale, sociale, economico, ecologico e culturale. Soltanto da una vera conversione, personale, comunitaria e internazionale, potrà fiorire una vera pace che non si manifesti solo nella conclusione dei conflitti, ma in una nuova realtà in cui le ferite siano curate e ad ogni persona venga riconosciuta la propria dignità.
Diaconi seminatori di speranza
Un messaggio di pace viene anche da Assisi dove si è appena concluso l’incontro dei diaconi. “Profeti” perché chiamati “a offrire conforto”; “seminatori di speranza” in quanto cristiani, con la “responsabilità” di “tenere viva la speranza” che “permette alla comunità di vedere via d’uscita” e “soluzione” “alle difficoltà” e ai momenti di sofferenza. Con queste parole l’arcivescovo Rino Fisichella, pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione, ha sintetizzato la missione del diaconato nell’intervento rivolto agli oltre 200 diaconi permanenti riuniti ad Assisi durante la settimana appena trascorsa, in occasione del XXIX Convegno nazionale promosso dalla Comunità del Diaconato in Italia.
Accogliere la sfida dell’evangelizzazione
Monsignor Fisichella si è soffermato per prima cosa sul termine “profezia”, “carico di grande significato e in grado di esplicitare al meglio il ministero che i diaconi sono chiamati a svolgere nel Giubileo della speranza” in quanto capaci di “parlare al cuore” e di indicare “la strada da percorrere per comprendere a pieno il senso della fede vissuta”. Poi, la speranza: nel momento attuale “il progresso scientifico e la tecnologia riempiono i nostri discorsi quotidiani” di speranze che “facciamo nostre” ma che “purtroppo possono andare facilmente incontro alla delusione”, perché “si infrangono contro l’impossibilità di essere realizzate”. Tuttavia, ha proseguito il pro-prefetto facendo riferimento alla Bolla d’indizione del Giubileo 2025, Spes non confundit, (La Speranza non delude), “la delusione che segue ogni irrealizzata illusione diventa lo strumento utile e necessario per orientare lo sguardo verso ciò che realmente offre la Speranza” intesa come “una chiamata gratuita che parte dalla rivelazione di Dio”. Scorrendo le indicazioni e gli appelli contenuti nella Bolla ci si imbatte in un “impegno di testimonianza cristiana non affatto secondario”, tanto che l’evangelizzazione in questo caso, ha spiegato, “non assume in primo luogo la fede e la carità, ma fa della speranza il suo ‘primo annuncio’”. Per “accogliere la sfida dell’evangelizzazione ai nostri giorni”, secondo Fisichella, “è necessario saper rivestire il linguaggio della fede degli abiti della speranza.”