Il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, reagisce all’articolo del New York Times che ha raccontato il degrado della città dovuto al turismo di massa e alla perdita di riferimenti tradizionali. “Di solito evito di replicare ai luoghi comuni su Bologna, ma questa volta non posso esimermi giacché a parlarne è il giornale più letto al mondo”, scrive il sindaco in una lunga lettera rivolta alla testata statunitense. “L’articolo è a firma di tale Maria Sala, una giornalista che afferma di essere nata sotto le due torri, ma vive all’estero e scrive da Hong Kong. Come sindaco voglio esprimere la mia più forte indignazione – scrive il primo cittadino – nei confronti di chi insulta la nostra città dipingendola come un mangificio di mortadella e anche per questo ho deciso di scrivere direttamente al prestigioso giornale americano evidenziando il danno di immagine prodotto nei nostri confronti”.
Bologna, città nuova
In verità, Lepore, “l’articolo è un ‘guest essay’, quindi non rappresenta editorialmente le opinioni del New York Times e questa giornalista non lavora per il New York Times. Sono pezzi ospitati dalla testata per presentare una ‘diversità di opinioni’ che magari contraddice quella editoriale”. Del resto, ogni anno lo stesso giornale “pubblica un numero sempre maggiore di propri articoli che al contrario elogiano Bologna e l’Emilia-Romagna, proprio per la loro bellezza e accoglienza. I visitatori internazionali, specie gli americani, sono innamorati di noi e questo è un fatto”, rivendica Lepore. Negli ultimi anni Bologna è diventata una città nuova, “è vero”, continua il sindaco elencando i successi dell’Accademia di belle arti, dell’imprenditoria digitale, della Cineteca, della manifattura, dell’Università, della Business school e della rigenerazione urbana. “È tutto oro quello che luccica? Come sindaco progressista ho sempre affermato che mai mi sarei adagiato sulla ricchezza – scrive Lepore – per cercare invece di ridurre le diseguaglianze e le ferite di una crescita evidente. Bologna è attraversata dai fenomeni che toccano tutte le città occidentali avanzate, come l’arrivo delle piattaforme per gli affitti brevi e il riscaldamento globale, ma rimane una città dotata di un welfare solido e in grado di allargarsi di anno in anno”.
Non è tutta una mortadella
Le città sono “la frontiera e il luogo del conflitto tra i vecchi e i nuovi interessi, spesso ne parlo con i miei colleghi europei e americani. Tutti viviamo le stesse contraddizioni ma, vi assicuro, nessuno penserebbe mai di definire Bologna una città con cervello, cuore e occhi intasati di mortadella”. E a proposito della “famigerata querelle sulla ‘città dei taglieri’ che tanto pare attanagliarci”, scrive Lepore: “Premesso che le botteghe che la giornalista dice essere sparite sono scomparse ormai da oltre vent’anni, sono arrivati in Italia il turismo e prima ancora la liberalizzazione delle licenze del commercio. Molti parlano a proposito di overturism, noi da anni ce ne occupiamo promuovendo la destinazione metropolitana per fare crescere il territorio appenninico, ad esempio, non solo il nostro Quadrilatero”. Così come “abbiamo unito Modena e Bologna proprio per questo nel turismo. Da tempo, non spendiamo più un euro in promozione della destinazione, ma tutto nella cura della qualità dell’accoglienza e sostegno alle imprese del settore. Per questo- sottolinea Lepore – mi arrabbio se in aeroporto i viaggiatori sono costretti a sedersi a terra”.
Il cibo è anche identitario
Il cibo, si legge ancora nella lettera del sindaco, “è sempre stato un elemento identitario di Bologna, ma sono cultura e paesaggio il motivo per cui da fuori vengono a visitarci”. A seguire, un passaggio tutto dedicato al tema salumi. Si tratterebbe di “spiegare che il ‘Bando e provisione sopra la fabbrica delle mortadelle e salami’ è stato emanato nel 1661 – segnala il sindaco – dal cardinale Girolamo Farnese, per bloccare tentativi di alterazione e sofisticazione. Parlatene con la mutua Salsamentari, la famiglia Simoni e il figlio Davide”. E infine: “Se mi dite di via Orefici, sì, vi rispondo che è una via turistificata e che dobbiamo rivederne qualità e funzione, ma giù le mani da Bologna. Avercene nel mondo di città così, e siatene orgogliosi”, conclude il primo cittadino.