mercoledì, 18 Settembre, 2024
Esteri

Kirby: “Mai stati così vicini a una tregua”. Pezeshkian: “Evitare la guerra”

L’Iran all’Organizzazione della cooperazione islamica per decidere che fare

L’Iran tergiversa perché un contraccolpo alla rappresaglia potrebbe innescare la fine del regime. Hezbollah dice che “l’attesa fa parte della punizione.” La Casa Bianca comunica che è l’azione del Presidente Biden che sta convincendo gli ayatollah a frenare e moderare la rappresaglia. Lo stesso sostenere il Cremlino per l’intervento del Presidente Putin. E’ la guerra delle “psicoparole” veicolate dai media di tutto il mondo che, spesso, non corrisponde affatto alla realtà. Per stare ai fatti, finora non c’è stato nessun attacco da parte dell’Iran come annunciato, probabilmente anche in attesa delle decisioni dell’Organizzazione della cooperazione islamica (Oci) che l’Iran ha chiesto di convocare in emergenza e ieri ha cominciato i lavori. Intanto Yahya Sinwar è stato proclamato nuovo capo politico di Hamas e succede a Isamil Hanieh, assassinato a Teheran. Ora l’obiettivo di Israele è “eliminare rapidamente” Sinwar come si è affrettato a dichiarare il ministro degli Esteri Israel Katz. Mentre il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale americana, John Kirby, ha dichiarato che “se ci sarà un’escalation” in Medio Oriente gli Stati Uniti sono “pronti a difendere Israele e noi stessi nel modo appropriato”, ma ha anche aggiunto che mai come oggi “siamo così vicini a una tregua”. Il Presidente iraniano Massoud Pezeshkian ha ribadito che “la Repubblica islamica dell’ Iran considera uno dei suoi principi fondamentali evitare la guerra e cercare di stabilire la pace e la sicurezza nel mondo ma, nel quadro dei trattati e delle leggi internazionali, non rimarrà mai in silenzio di fronte alle violazioni dei suoi interessi e della sua sicurezza”. Pezeshkian ha chiesto che i paesi occidentali condannino l’atteggiamento di Israele.

Processo a soldati israeliani per abusi

In Israele, da sottolineare, fatti di ieri quando alcuni militanti dell’estrema destra hanno fatto irruzione in un’udienza in Tribunale per i presunti abusi commessi contro prigionieri palestinesi nella base militare di Sde Teiman. Un caso che ha suscitato polemiche e che ha portato all’arresto di una dozzina di soldati. All’inizio del discorso dell’avvocato dell’Associazione per i diritti umani in Israele (Acri), che ha chiesto la chiusura di queste strutture, i manifestanti di estrema destra hanno gridato “vergogna” e “noi siamo la sovranità”. Il Presidente della Corte Suprema, Uzi Vogelman, ha condannato le azioni dei manifestanti e ha chiesto la loro espulsione dal Tribunale. Aner Helman, rappresentante dello Stato, ha argomentato che i diritti dei prigionieri sono stati “rispettati” nelle strutture. Dall’Acri, però, sottolineano che le strutture restano quelle di sempre e che gli abusi continuano, anche se il numero dei detenuti è diminuito.

Tajani: chi può rientrare dal Libano, lo faccia

Cresce la tensione anche in Libano dove ci sono i contingenti di pace, tra cui anche italiani e altri connazionali. ”In tutto sono circa 4mila, ma gran parte di questi hanno il doppio passaporto e sono residenti. Mentre ci sono circa 300-350 che non sono stanziali in Libano e si trovano lì per lavoro o altro motivo. Qualcuno è già rientrato, decine di loro con voli di linea. Invito a non recarsi nel Sud del Libano, chi può rientrare, visto il peggiorare della situazione, è meglio che lo faccia”. Lo ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani cha ha spiegato: “Noi stiamo facendo di tutto, dico noi, ovvero il G7, i Paesi arabi dell’area, stiamo invitando l’Iran a utilizzare la massima prudenza in questa reazione. Naturalmente l’appello lo lanciamo anche ad Israele perchè tutte le parti in causa devono rendersi conto che superare un certo limite nello scontro significa poi dar vita a una guerra regionale che avrebbe delle conseguenze molto gravi. Stiamo lavorando giorno e notte attraverso i canali diplomatici, colloqui e iniziative, per convincere gli interlocutori anche più vicini all’Iran di spingere affinché Teheran non abbia una reazione sproporzionata”.

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