Quasi 9 miliardi di euro. Questa la cifra a cui ammonta il giro d’affari della tv secondo il ‘Report Media & Entertainment’ divulgato dall’Area Studi Mediobanca, in cui si trova l’analisi del settore sia a livello nazionale che internazionale. Le piattaforme raggiungono quasi i livelli della Tv in chiaro mentre a volare è soprattutto lo streaming. Nei primi tre mesi del 2024 continua la crescita dei servizi streaming (+12,5%), i cui abbonamenti sorpassano la Pay TV raggiungendo il 20,4% dei ricavi totali. In Italia podio consolidato: Rai prima per fatturato, seguita da Sky e Mediaset. Nel 2023 gli abbonamenti streaming crescono del 9,2%.
Nel 2024 atteso un incremento del 2% dei ricavi complessivi. Andando nei dettagli dell’analisi, nel primo trimestre del 2024 i ricavi delle principali società internazionali di Media & Entertainment sono cresciuti dell’1,7% rispetto allo stesso periodo del 2023, un rallentamento rispetto al +2,0% del 2023 sul 2022.
I ricavi dei servizi streaming sono aumentati del 12,5%, raggiungendo il 20,4% del giro d’affari complessivo del settore, superando per la prima volta la Pay TV tradizionale (20,1%), che è calata del 3,2%. La produzione e distribuzione di contenuti, che rappresenta il 18,4% dei ricavi, ha subito una diminuzione dell’8,1% a causa dello sciopero di 118 giorni di attori e sceneggiatori nel 2023.
Gli utenti delle principali piattaforme di streaming sono cresciuti del 2,4% nel primo trimestre 2024. Netflix è tornata in prima posizione con quasi 270 milioni di abbonati (26,9% del mercato S-Vod, +3,6% su dicembre 2023), seguita da Walt Disney con quasi 230 milioni e Amazon con oltre 200 milioni di sottoscrittori. Warner Bros. Discovery ha quasi 100 milioni di abbonati (9,9%, +3,3% su dicembre 2023), mentre Paramount Global ha oltre 70 milioni di utenti (7,1%, +5,5%).
Processo di digitalizzazione
Il processo di digitalizzazione ha portato a nuovi modelli di fruizione dei contenuti, aumentando la necessità di ampliare e ammodernare le infrastrutture di rete e le competenze digitali, favorendo i giganti del WebSoft. Questo solleva interrogativi sul finanziamento degli investimenti richiesti. Nel 2023, i ricavi aggregati dei 21 principali operatori internazionali privati sono stati 361,6 miliardi di euro (+2,0% rispetto al 2022), con circa l’85% generato dai player statunitensi. Comcast è al primo posto con 110 miliardi di ricavi. Vivendi è il primo gruppo non statunitense (7°, 10,5 miliardi), seguito dal lussemburghese RTL Group (9°, 6,2 miliardi).
In risposta all’espansione dello streaming, i principali operatori statunitensi hanno avviato un consolidamento del settore, con sei aggregazioni di rilievo dal 2018 e la fusione tra Paramount e Skydance nel luglio 2024. In Europa, Canal+ Group ha lanciato un’OPA su MultiChoice, già partecipata al 45,2%, mentre il Gruppo Mfe è salito al 28,87% del capitale di ProSiebenSat.1, avvicinandosi alla soglia dell’Opa obbligatoria.
Nel 2023, l’ebit margin si è attestato all’11,8%, in calo di 0,6 p.p. rispetto al 2022. Tra le otto società con redditività superiore alla media, cinque sono statunitensi, due europee (DPG al 16,5% e TF1 all’11,9%) e una sudafricana (MultiChoice al 13,7%). Netflix ha avuto la migliore redditività (20,6%, +2,8 p.p.), seguita da Comcast (19,2%, +0,5 p.p.) e TelevisaUnivision (19,1%, -1,2 p.p.). Quattro operatori hanno avuto redditività negativa: ViaPlay (-6,8%), Warner Bros. Discovery (-2,1%), Paramount (-1,9%) e ProSiebenSat.1 (-1,2%).
Dal 2019 al 2023, i ricavi dei colossi privati del settore televisivo sono cresciuti in media del 3,2%. Le migliori performance sono state registrate da Dazn (+28,9%) e Netflix (+13,7%), seguite da Sony Pictures (+10,2%) e Banijay Group (+8,3%). Sei operatori, tra cui Amc Networks, hanno avuto una riduzione dei ricavi, con AMC che ha subito il maggior calo (-3,0%).
Il mercato italiano
Nel 2023, secondo lo studio dell’Area Studi Mediobanca, i ricavi dei dieci principali operatori Media & Entertainment italiani sono cresciuti dell’1,6% rispetto al 2022, ma rimangono inferiori del 6,9% rispetto al 2019. Questa crescita è stata trainata dall’espansione del segmento S-Vod (+9,2%) e dalla ripresa del mercato pubblicitario (+3,0%), mentre i ricavi della Pay TV sono calati del 4,9%.
Il mercato è fortemente concentrato, con i tre principali broadcaster tradizionali (Rai, Sky e Mediaset) che rappresentano il 77% del giro d’affari complessivo. Rai è al primo posto con ricavi di 2,7 miliardi di euro (+0,3% rispetto al 2022), seguita da Sky con 2,1 miliardi (+2,3%) e Mediaset con 2 miliardi (+2,5%). Le piattaforme online, come Netflix, hanno continuato a crescere esponenzialmente, con Netflix che nel 2022 ha registrato ricavi per 616 milioni grazie a oltre 5 milioni di abbonati.
Nonostante la competizione crescente dovuta all’evoluzione tecnologica e all’aumento dell’offerta, il settore ha mantenuto una certa stabilità nei livelli occupazionali nel 2023 (-0,9% rispetto al 2022). Tuttavia, rispetto al periodo pre-pandemico, la riduzione degli organici è più marcata a causa del passaggio dalla tv lineare allo streaming, meno labour intensive.
L’ebit margin aggregato è ancora negativo (-1,4% nel 2023), ma è migliorato di 4,0 punti percentuali rispetto al 2022. La redditività insoddisfacente è legata all’ingresso nel settore degli Ott come Netflix e Dazn.
Per il 2024, si prevede una crescita del 2% dei ricavi complessivi dei principali operatori italiani, grazie alla ripresa del mercato pubblicitario (+5%) trainato dagli eventi sportivi dell’anno (Olimpiadi ed Europei di calcio), alla crescita dei formati Subscription AD-supported e all’aumento degli abbonamenti ai servizi streaming, sebbene con un impulso ridotto rispetto al passato.
Con il segmento S-Vod sempre più competitivo e vicino alla saturazione, e considerando la diminuzione del potere d’acquisto del consumatore medio, si prevede un’intensificazione della competizione nelle offerte A-Vod (Advertising Video on Demand) e Subscription AD-supported. È quindi atteso un rallentamento delle sottoscrizioni a pagamento nel prossimo futuro.
Estero e canone
Il servizio radiotelevisivo pubblico tedesco ha il giro d’affari più elevato in Europa con 9,6 miliardi di euro, oltre il triplo di quello italiano (2,7 miliardi). Seguono il Regno Unito (7,9 miliardi) e la Francia (3,9 miliardi). Nel 2022, l’Italia è al terzo posto per crescita dei ricavi (+1,2% sul 2021), dietro a Regno Unito (+5,7%) e Germania (+2,6%).
L’Italia (Rai) si distingue per la redditività industriale: nel 2022 l’ebit margin della Rai è stato del 2,5% (-1,1 p.p. sul 2021), superiore all’1,7% della Spagna, mentre Francia e Regno Unito sono in territorio negativo (-1,5% e -2,4% rispettivamente). I ricavi delle principali emittenti pubbliche europee mostrano una bassa incidenza del canone in Italia, mentre nel Regno Unito le produzioni di contenuti originali generano oltre il 20% dei ricavi.
Il canone italiano è il più basso tra i principali Paesi europei (0,25 centesimi al giorno per abbonato contro una media di 0,34). In Germania il canone è 0,60 centesimi giornalieri, mentre nel Regno Unito è 0,51. Il processo di abolizione del canone continua a livello continentale: nel 2022 era riscosso solo in 10 Paesi europei, rispetto a circa il 50% nel 2019, con la Francia che ha abolito il canone nel 2022.
Nel 2023, la Rai ha incassato 77,8 euro dei 90 pagati da ogni abbonato (86%), inferiore alla media europea del 90,5%. Per il 2024, il canone unitario è stato ridotto a 70 euro, di cui la Rai prevede di incassare l’83,7% (circa 58,6). Per compensare questa riduzione, la legge di bilancio (n. 213 del 30 dicembre 2023) ha riconosciuto alla Rai un contributo di 413 milioni netti per il 2024.
L’evoluzione delle modalità di fruizione, dei contenuti su dispositivi multipli, conclude il comunicato rilasciato da Mediobanca, richiederà una revisione dei criteri su cui si basa l’obbligatorietà del canone in Italia, attualmente legati al possesso di un apparecchio televisivo.