“Sono necessarie delle modifiche all’Aifa”. Così il Ministro per la Salute, Orazio Schillaci, intervenuto durante l’Assemblea di Farmindustria, che si è tenuta a Roma, dal titolo ‘Una visione globale per governare il cambiamento’ alla quale hanno preso parte sia membri delle istituzioni sia personalità del mondo farmaceutico.
Schillaci: giusta una riforma
“Dopo vent’anni, era necessaria una modifica dell’Aifa – ha affermato il Ministro – e questo è ciò che è stato fatto soprattutto per ridurre la burocrazia e semplificare il sistema. L’obiettivo è rendere il sistema sanitario e farmaceutico accessibile a tutti i cittadini, indipendentemente dal reddito e dalla posizione geografica, eliminando le disparità tra Nord e Sud e su questo è fondamentale il sostegno delle Regioni, che svolgono un ruolo chiave. Sono soddisfatto dei risultati ottenuti con la riforma dell’Aifa, i dati preliminari mostrano che il tempo medio per l’autorizzazione di un farmaco è sceso da quasi 500 giorni a 250 giorni”.
Carenza principi attivi
Sulla questione della carenza di materie prime, il titolare del dicastero dedicato alla salute ha espresso la sua opinione affermando che le difficoltà vanno affrontate in un contesto mondiale: “Il problema della carenza di farmaci, emerso nel 2021, va affrontato su scala globale. Aifa ha istituito un gruppo di lavoro su questo tema e ci stiamo coordinando con l’Europa”.
Un calo senza allarmismi
Sullo stesso argomento si è pronunciato anche il Presidente dell’Agenzia Italiana del Farmaco Robert Giovanni Nisticò, per il quale “le carenze attuali di farmaci sono circa 1.800, ma solo 325 non hanno un’alternativa terapeutica disponibile, quindi non bisogna fare allarmismi. L’Aifa è impegnata a livello nazionale e internazionale per affrontare questo problema, che richiede interventi non solo immediati, ma anche a medio e lungo”. “Inoltre – ha ricordato – si sta lavorando, con la nuova commissione scientifica-economica, per dimezzare o ridurre significativamente i tempi di approvazione dei farmaci, accelerando l’autorizzazione all’immissione in commercio”.
Sostenere l’industria farmaceutica
Sul panorama europeo, Schillaci ha sottolineato il lavoro che si sta svolgendo: “Nella proposta di riforma della legislazione europea sui farmaci ci sono aspetti sia positivi che negativi, su cui siamo intervenuti. È cruciale ripristinare l’innovazione e la competitività senza limitare gli investimenti dell’industria farmaceutica. Vogliamo incentivare l’industria farmaceutica ad investire di più in Europa rispetto agli anni passati. In un contesto globale – ha proseguito – con competitor importanti come Stati Uniti e Cina, è essenziale che rispondiamo adeguatamente e rendiamo l’Europa di nuovo attrattiva. È necessario investire per sviluppare nuovi farmaci per affrontare malattie complesse, soprattutto se si pensa all’antimicrobicorestistenza” concludendo con un monito: “È essenziale accelerare l’accesso dei pazienti a tutti i farmaci innovativi”.
Una strategia comune in Ue
In sintonia, durante l’assemblea, è intervenuto il Vicepremier e Ministro degli Esteri, Antonio Tajani, per il quale “se vogliamo competere globalmente, è fondamentale che l’Europa adotti una strategia comune. Tuttavia, è necessario che l’Europa sviluppi una politica industriale e di ricerca, poiché non possiamo affrontare le grandi sfide future agendo solo a livello nazionale. Il settore farmaceutico è un punto di eccellenza nella nostra produzione industriale e abbiamo molto da offrire. L’Ue deve stabilire regole che non penalizzino le nostre competenze”.
Seguire gli obiettivi
Sulla questione riforme farmaceutiche della Commissione Ue, per Tajani sarà necessario monitorare “i progressi con il nuovo Parlamento e la nuova Commissione. È essenziale trovare un equilibrio tra la tutela della salute pubblica e il sostegno alle imprese”.
Per il Presidente dei Senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri, in riferimento alla relazione del Presidente di Farmindustria, Marcello Cattani, quello che emerge è “l’importanza centrale del settore farmaceutico. In Italia, sia le aziende nazionali che quelle internazionali vedono in questo comparto un’eccellenza assoluta, cruciale per l’innovazione futura e la tutela della salute” mentre per il Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, “cresce la consapevolezza che il benessere umano dipende da una dieta sana e dall’attività fisica” con il Governo Meloni “impegnato a promuovere pratiche sostenibili in agricoltura e a incentivare una corretta alimentazione”.
Settore con la maggior crescita
Proprio il discorso del Presidente Cattani è stato il fulcro centrale dell’incontro. Dalle sue parole è emerso che “’industria farmaceutica italiana ha registrato la maggiore crescita dell’export mondiale tra il 2021 e il 2023. Questo export ha trainato la produzione, con farmaci e vaccini che nel 2023 rappresentano il secondo settore del Made in Italy per saldo estero, pari a 17 miliardi di euro. La produzione ha raggiunto i 52 miliardi di euro nel 2023, con oltre 49 miliardi derivanti dall’export, nonostante un aumento dei costi del 30% rispetto al 2021. Gli investimenti sul territorio sono pari a 3,6 miliardi di euro, di cui 2 miliardi in ricerca e sviluppo”.
Numeri che fanno bene anche all’occupazione visto che “il settore conta 70.000 addetti con un incremento del 20% tra i giovani sotto i 35 anni e una significativa presenza femminile”.
Il Presidente ha ricordato anche come, nell’ambito del ‘Piano Mattei’, “è stato firmato un Protocollo d’Intesa con l’Egitto per promuovere la collaborazione tra imprese e istituzioni educative” e di come “negli ultimi cinque anni, le domande di brevetto farmaceutico sono cresciute del 35%”.
Necessarie nuove politiche
Sulla questione mercati, Cattani ha ricordato come “a inizio 2024, sono stati raggiunti 23.000 farmaci in sviluppo nel mondo, con investimenti in R&S di oltre 1.700 miliardi di dollari previsti tra il 2023 e il 2028. Tuttavia, la competitività mondiale richiede un’accelerazione nelle politiche dell’UE e dell’Italia per attrarre investimenti e promuovere l’innovazione, evitando una realtà a due velocità tra un mondo in rapida evoluzione e assetti decisionali obsoleti”. “È necessario focalizzarsi su competitività, attrattività per gli investimenti, autonomia strategica e catene di approvvigionamento” ha proseguito, affermando che “occorre rivedere la legislazione farmaceutica per non indebolire la proprietà intellettuale” ricordando come “il gap di investimenti in R&S tra UE e USA è passato da 2 a 25 miliardi di dollari in 20 anni, con il 60% dei nuovi lanci di medicinali che avviene negli USA rispetto a meno del 30% nell’UE. La Cina ha superato l’Europa come area di origine di nuovi farmaci, crescendo in R&S a ritmi tre volte superiori a quelli europei”.
L’Italia superi le dipendenze strategiche
Sul fronte nazionale, il numero uno di Farmindustria ha chiarito che “l’Italia deve evitare dipendenze strategiche. Recuperare competitività significa cambiare rapidamente rotta e prospettiva: la salute deve essere considerata un investimento prioritario, con una governance farmaceutica moderna che superi il sistema del ‘payback’”. Per fare ciò, ha affermato che “servono semplificazioni per la ricerca clinica e l’uso dei dati clinici nel rispetto della privacy. È fondamentale ridurre i tempi di accesso all’innovazione, con ulteriori ritardi a livello regionale che generano disuguaglianze”.
Sulla questione dei costi, Cattani ha ribadito che “bisogna riconoscere il valore dell’innovazione e rivalutare i farmaci di largo uso e a basso costo per garantire la sostenibilità industriale, messa a rischio dall’aumento dei costi. L’azione del Governo italiano, che crede nell’innovazione, è positiva, e il dialogo tra istituzioni e industria deve proseguire”.
Carenza di farmaci
Infine, ha chiarito che “non esiste una carenza rilevante di farmaci, ma situazioni puntuali che si manifestano di tanto in tanto. Tuttavia, il problema è globale e non limitato all’Italia: siamo in parte schiavi delle filiere e della delocalizzazione. È urgente riportare la produzione dei principi attivi in Europa e in Italia, dato che l’Europa dipende al 75% dalle importazioni, principalmente da Cina e India, anche per l’allumina. Per farlo, sono necessari investimenti, incentivi industriali e una rivalorizzazione dei farmaci, rivedendo i prezzi di negoziazione e di rimborso. Le politiche di tagli passate hanno aggravato la situazione, portando oggi a evidenti difficoltà”.