lunedì, 1 Luglio, 2024
Economia

Marche. Lotta al dissesto idrogeologico. 2,7 miliardi per il fiume Potenza

Si scontano anche errori dei secoli scorsi: i benedettini spostarono l’alveo naturale

Le violente inondazioni che hanno colpito la provincia di Macerata nel giugno 2023, costringendo anche molte persone a evacuare le proprie abitazioni, hanno messo in evidenza l’urgenza di intervenire per mettere in sicurezza i corsi d’acqua che attraversano il territorio marchigiano. Particolarmente a rischio è l’area attraversata dal fiume Potenza che ha una riduzione progressiva dell’alveo e sconta anche gli errori fatti nel 1400 dai monaci Benedettini che spostarono l’alveo naturale del fiume a 8 chilometri dalla foce; cosa che ha comportato nel tempo l’erosione degli argini stessi e l’aumento di rischio di inondazioni nel tratto conclusivo della valle del Potenza.

Intervento in più progetti

Ora si interviene nell’ambito del Programma Operativo Regionale Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (POR FESR) 2014-2020 della Regione Marche – Asse “Promuovere l’adattamento al cambiamento climatico prevenzione e gestione dei rischi connessi al clima, quali erosione, incendi, inondazioni, tempeste e siccità” – con uno stanziamento di 2,7 milioni di euro proprio per ridurre il rischio inondazioni. L’intervento è stato suddiviso in due progetti. Il primo riguardante la sistemazione degli argini del fiume nel tratto che va dalla foce a Molino Gatti, nel territorio dei Comuni di Potenza Picena e Recanati, è stato finanziato con un importo di 700 mila euro, interamente liquidato, al netto di minime economie, a fine 2023. Il secondo (si apre in una nuova finestra), che ha ricevuto il più consistente importo di 2 milioni di euro (di cui oltre 1,5 milioni già liquidati a fronte di lavori conclusi), riguarda il tratto da ponte Sant’Antonio alla sorgente, e il suo completamento è previsto entro il 2024.

Protezioni e sicurezza

L’intervento complessivo mira alla sistemazione e riqualificazione delle aree che costeggiano il fiume Potenza per circa 50 chilometri, ovvero più della metà dell’intero corso dalla sorgente alla foce, con l’obiettivo finale di offrire alle comunità locali una protezione a lungo termine contro i sempre più frequenti eventi meteorologici estremi capaci di causare ingenti danni al territorio.

Più in particolare, i lavori hanno riguardato il taglio selettivo della vegetazione per migliorare il flusso dell’acqua e ridurre il rischio di ostruzioni che potrebbero causare esondazioni, il consolidamento delle sponde del fiume per prevenire erosioni e crolli, il miglioramento della capacità di deflusso dell’acqua nel fiume in caso di piene, la ristrutturazione di ponti esistenti e la costruzione di nuovi ponti più larghi e resistenti, come nel caso dei ponti nelle località di Castello e del cimitero di Fiuminata, e infine il riutilizzo del materiale vegetale rimosso per la costruzione di palizzate e altri dispositivi di protezione, in un’ottica di ingegneria circolare. Prima dell’inizio dei lavori sono stati condotti diversi studi e analisi, tra cui rilievi topografici, indagini geognostiche e geotecniche, analisi chimiche e fisiche, nonché studi botanici e faunistici, al fine di preservare la biodiversità e la qualità dell’ecosistema fluviale.

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