L’uscita del ministro Benny Gantz dal Gabinetto di guerra è iniziata prima dell’annuncio ufficiale in conferenza stampa. Gantz, infatti, ieri non ha partecipato alla riunione delle 17 e poi ha ufficialmente annunciato di aver lasciato la coalizione di unità nazionale. “Lascio con il cuore pesante”, ha detto, ma poi ha aggiunto: “non vinceremo questa guerra come avevamo pianificato”. “Netanyahu ci impedisce di progredire verso una vera vittoria”. L’annuncio, inizialmente previsto per sabato, era stato rinviato per non togliere spazio alla buona notizia della liberazione dei quattro ostaggi nelle mani di Hamas, a Gaza. Fino all’ultimo il premier Benjamin Netanyahu ha chiesto a Gantz di “non abbandonare il governo di emergenza. Non rinunciate all’unità”, ma l’ultimatum posto al premier dai centristi non ha avuto risposte. Gantz aveva chiesto un piano per il dopoguerra e per la gestione della Striscia di Gaza. L’uscita di National Unity non farebbe cadere il governo, che comunque può contare su 64 dei 120 seggi della Knesset. Gantz ha puntato il dito contro il premier Netanyahu: “abbiamo istituito un governo di emergenza grazie a una partnership del destino, non a una partnership politica”, ha spiegato:” mesi dopo il disastro, la situazione nel Paese e nella sala decisionale è cambiata e Netanyahu e i suoi partner hanno trasformato l’unità in un appello entusiastico. In realtà, le decisioni strategiche vengono accolte con esitazione e procrastinate da considerazioni politiche”. “E’ opportuno che in autunno si vada alle elezioni che finalmente instaureranno un governo che conquisterà la fiducia del popolo. Invito Netanyahu a fissare una data concordata per le elezioni, non lasciare che il nostro popolo si strappi”. “Abbiamo formato un governo di emergenza per una partnership segnata dal destino, non per una partnership politica”, ha concluso, “sapevamo che era un cattivo governo.”
Ricostruzioni della liberazione degli ostaggi
La versione di Hamas e di parte araba riguardo il blitz durante il quale sono stati liberati quattro ostaggi è che sarebbe costata la vita ad altri tre ostaggi, tra cui un cittadino statunitense. Secondo prime ricostruzioni l’unità, che comprendeva anche donne, è entrata nel campo di Nuseirat da un’area vicina al molo degli aiuti americani e al corridoio Nezarim, il passaggio est-ovest che taglia in due Gaza a nord del campo, che è controllato dall’Idf e viene utilizzato come punto di partenza per raid nella parte settentrionale e centrale della Striscia. Le forze camuffate da miliziani di Hamas e civili palestinesi sono arrivate su un’auto bianca che trasportava materassi sul tetto e hanno raccontato di essere sfollati da Rafah. Questo ha permesso di arrivare fino agli edifici dove si trovavano gli ostaggi che, a loro volta, hanno raccontato di essere stati sempre sequestrati in famiglie e abitazioni apparentemente normali. I tre ostaggi maschi sarebbero stati detenuti nella casa del giornalista Abdallah Aljamal, ucciso durante il raid. Abdallah era il portavoce del ministero del lavoro a Gaza gestito da Hamas e in passato ha collaborato con diversi organi di stampa. Nella fase di fuga i convogli sono stati circondati da miliziani di Hamas e sono intervenute forze di supporto aereo, da terra e dal mare e questo è stato il momento in cui sono state colpite centinaia di persone. L’idf ha negato di aver utilizzato trasporti umanitari per l’operazione.
Il ruolo degli Stati Uniti
Quanto al supporto statunitense il Consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan, ha precisato che non c’è stata nessuna partecipazione militare “ma è stato soltanto fornito supporto di intelligence” ed è anche stato negato che Israele abbia utilizzato il molo statunitense per l’incursione. “Gli Stati Uniti hanno fornito sostegno a Israele per diversi mesi nei suoi sforzi per aiutare a identificare la posizione degli ostaggi a Gaza”, ha aggiunto Sullivan “e per sostenere gli sforzi per cercare di garantire il loro salvataggio o recupero”. Gli Stati Uniti, inoltre, confermano che “civili innocenti sono stati tragicamente uccisi”. “Il numero esatto non lo sappiamo – ha precisato il Consigliere di Biden – ma sono state uccise persone innocenti e questo è straziante. Questo è tragico”. “Lo stesso Presidente ha detto nei giorni scorsi che il popolo palestinese sta attraversando un vero e proprio inferno in questo conflitto perché Hamas opera in un modo che lo mette sotto il fuoco incrociato, tenendo ostaggi proprio nel cuore di affollate aree civili”, ha aggiunto, intervistato dalla Cnn. Secondo il ministero della Sanità di Gaza, nell’operazione israeliana di ieri sono stati uccisi almeno 247 palestinesi.
Arnon Zamora come Jonathan Netanyahu
Il blitz che ha portato alla liberazione di quattro ostaggi sequestrati da Hamas il 7 ottobre scorso sarà intitolato al comandante Arnon Zamora, 36 anni, morto durante l’operazione. Il premier Benjamin Netanyahu ha fatto la proposta al Governo che l’ha accolta e ha ricordato che “il governo Rabin propose di chiamare Operazione Jonathan” quella dove furono liberati decine di israeliani sequestrati all’aeroporto di Entebbe in Uganda nel 1979. Jonathan Netanyahu era il fratello maggiore del premier e rimase ucciso durante quel blitz. Il premier Netanyahu e tutto Israele ricorderanno così il comandante delle forze speciali che sabato hanno liberato gli ostaggi a Gaza, caduto in battaglia, “l’eroe di Israele Arnon Zamora”.