In vista delle imminenti elezioni europee del prossimo 8 e 9 giugno, l’Istituto demoscopico Noto Sondaggi ha intervistato un campione di mille giovani di età compresa tra i 18 e i 34 anni, differenti per sesso e residenza geografica, tutti comunque su territorio nazionale.
Una nuova generazione di europeisti
Ebbene, il risultato più evidente è che la nostra è una generazione di europeisti. Per il 52% dei giovani intervistati, l’appartenenza dell’Italia all’unione Europea comporta una serie di vantaggi, in termini di diritti, ambiente e pace. Più precisamente, il 7% di questa maggioranza è convinto che l’Italia tragga esclusivamente risultati di vantaggio dall’essere membro UE, mentre per il restante 45% i vantaggi sono certamente superiori agli svantaggi che, secondo questi, sarebbero pur sempre presenti. Per il 29% del campione intervistato, invece, gli svantaggi superano i vantaggi e di questi, l’8% ritiene che dall’UE arrivino all’Italia soltanto svantaggi. Troppi, invece, quelli che hanno risposto “non saprei”. Evidentemente, per circa il 20% dei giovani intervistati, la questione europea è di minore importanza.
Rapporto Italia – UE: pro e contro
Significativo è pure il dato relativo alla natura di quei vantaggi e svantaggi di cui si farebbe carico l’Italia in virtù dell’appartenenza all’UE. Mentre i vantaggi sembrano essere chiaramente di natura economica: accesso a fondi europei (per il 64%); crescita economica nel mercato unico (per il 46%) e libera circolazione di persone e merci (per il 46%). L’eccessiva regolamentazione risulta connotare, invece, la natura degli svantaggi (per il 36%), oltre che l’incapacità di prendere decisioni in tempi rapidi (per il 35%).
La pagella UE stilata dai giovani intervistati
A voler stilare una pagella, si potrebbe sintetizzare che se i giovani promuovono, seppur non a pieni voti, l’UE per le politiche ambientali e di transizione energetica, come pure sulla tenuta dei conti pubblici, sui diritti dei consumatori e sulla regolamentazione delle nuove tecnologie. Più duro è invece il giudizio che porterebbe alla bocciatura l’UE per le politiche migratorie e, più in generale, per la politica estera e di difesa comune.
Uno sguardo rivolto al futuro della UE
Trattandosi di un sondaggio il cui campione è composto da giovani, di età compresa tra i 18 e i 35 anni, non poteva mancare il quesito che riguarda il futuro dell’UE. Le risposte, in tal senso, sono sicuramente incoraggianti e lasciano ben sperare. Il 21% del campione di under 35 vorrebbe un’Europa più coesa e anche più inclusiva (per il 16%). Per il 31% degli intervistati l’UE dovrebbe impegnarsi in maniera più decisa per garantire la tutela dei diritti fondamentali degli individui e per il 27%, anche la tutela dell’ambiente richiede un maggiore impegno a livello UE.
Una serie di questioni, rispetto alle quali sarebbe necessario attuare soluzioni di più ampio respiro. Per il 42% del campione intervistato, si deve porre più attenzione al lavoro e al salario minimo e per il 41% si deve puntare a ottimizzare il sistema di risorse per l’auto imprenditorialità.
Infine, un altro dato su cui riflettere è quello che è emerso dal 25% dei giovani intervistati, secondo cui sarebbe auspicabile un abbassamento sotto i 18 anni della soglia minima di età per l’elettorato attivo, così come già fatto da ali partner europei, tra i quali: Austria, Germania, Malta e Belgio. Un maggiore coinvolgimento che potrebbe migliorare i dati relativi all’affluenza alle urne, anche se a pensarla diversamente è, persino, il 27% del campione oggetto del sondaggio.