sabato, 23 Novembre, 2024
Esteri

Il 29 maggio si vota in Sudafrica, ma la situazione sociale è “una bomba”

Violenza elevata, disoccupazione alle stelle, assassinati due sacerdoti cattolici

In Sudafrica una vera e propria bomba è già scoppiata: è l’altissima disoccupazione che potrebbe influenzare notevolmente le elezioni generali previste per il 29 maggio.

La definizione di “ordigno a scoppio ritardato” è stata data dall’ONU già nel 2022 che conta 25 milioni di persone dipendenti da sussidi sociali. “Il Sudafrica deve far fronte a fortissime diseguaglianze che generano enormi tensioni e frustrazioni tra la maggioranza della popolazione.” Secondo quanto racconta l’agenzia Fides “sono in particolare gli abitanti delle zone rurali e delle township delle principali città sudafricane a risentire della mancanza di lavoro e di prospettive di vita. Con un sudafricano su tre senza lavoro in una delle società più diseguali del mondo, gli stranieri in generale sono diventati un bersaglio facile. Questo ha generato un movimento xenofobo contro i migranti provenienti da altri Paesi africani ribattezzato Operazione Dudula (“buttare fuori” in Zulu) nato nel 2021 nella township di Soweto ed ora diffuso in tutto il Paese.”

Caccia agli immigrati

Da movimento più o meno spontaneo Operazione Dudula si è trasformato in due anni in un partito politico (che però non potrà partecipare alle elezioni perché escluso dalla commissione elettorale per non aver rispettato il termine per la presentazione della lista dei candidati), capeggiato da Zandile Dabula, una donna della classe media, che ha fatto proprie le accuse degli abitanti dei ghetti nei confronti degli stranieri che “rubano il lavoro, commerciano cibo adulterato e spacciano droga”. Dichiarazioni che sarebbero smentite dai dati e dalle statistiche (ad esempio, secondo il Ministro della Giustizia gli immigrati costituivano l’8,5% di tutte le persone condannate nel 2019 e il 7,1% nel 2020), che però fanno comodo al partito al potere dal 1994, l’Anc (African National Congress), che da faro della lotta all’apartheid – secondo Fides – si è trasformato, a detta dei suoi critici, in un apparato corrotto e clientelare le cui politiche hanno aggravato le condizioni dei “neri” sudafricani. “Tra gli altri problemi cui devono far fronte questi ultimi, come il resto della popolazione, sono le frequenti interruzioni della corrente elettrica e la forte criminalità violenta, della quale ne hanno fatto le spese di recente due sacerdoti cattolici di origine straniera.”

Violenza esasperata

Il primo, Padre William Banda, della Società di San Patrizio per le missioni estere (Padri Kiltegan) di nazionalità zambiana ucciso a colpi di arma da fuoco mentre si preparava a celebrare la Santa Messa nella cattedrale di Tzaneen: il secondo padre Paul Tatu Mothobi, sacerdote della Congregazione delle Sacre Stimmate di Nostro Signore Gesù Cristo, originario del Lesotho ucciso in Sudafrica il 27 aprile scorso. In occasione di questo secondo delitto, i Vescovi locali hanno pubblicato una dichiarazione nella quale affermano che gli omicidi dei due sacerdoti sono avvenuti “in un contesto di crescente preoccupazione per il disprezzo in aumento del valore della vita, dove le persone vengono uccise arbitrariamente”. Il tasso di omicidi in Sudafrica nel periodo 2022-2023 è stato di 45 delitti ogni 100.000, dove negli USA è stato del 6,3 ogni 100.000 abitanti e solo uno nella maggiore parte dei Paesi europei. Questo tra l’altro ha creato uno dei pochi settori dove le assunzioni sono in crescita, quello della sicurezza privata. Vi sono 2,7 milioni di agenti di sicurezza privati a fronte di soli 150.000 poliziotti su una popolazione di 62 milioni di abitanti.

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