mercoledì, 18 Dicembre, 2024
Lavoro

Impatto dell’IA sul pubblico impiego, il 57% dei dipendenti è altamente esposto

Il settore pubblico italiano è al centro di una trasformazione epocale grazie all’introduzione dell’intelligenza artificiale. Una ricerca presentata da FPA, in apertura del FORUM PA 2024, rivela che il 57% dei 3,2 milioni di dipendenti pubblici italiani è altamente esposto all’impatto dell’IA. In pratica ciò significa che circa 1,8 milioni di persone, tra dirigenti, tecnici, ricercatori, insegnanti e altri professionisti, vedranno una significativa interazione tra le loro mansioni e le capacità degli algoritmi di intelligenza artificiale. Secondo lo studio, ispirata ai lavori di Felten (2021) e Pizzinelli (2023), l’adozione dell’IA nel settore pubblico potrebbe tradursi sia in un arricchimento delle attività lavorative sia in una possibile sostituzione dei lavoratori. Circa l’80% di questi dipendenti altamente esposti, ovvero 1,5 milioni di persone, potrebbe integrare l’IA nel proprio lavoro, ottenendo notevoli miglioramenti in termini di efficienza e qualità del servizio. Questi lavoratori includono dirigenti scolastici, responsabili strategici, leader di progetti innovativi, esperti tecnici, prefetti, magistrati e direttori generali. Con una formazione adeguata e un’organizzazione che favorisca l’innovazione, l’IA potrebbe diventare un alleato prezioso, migliorando la capacità decisionale e ottimizzando i processi amministrativi.
Ma la ricerca mette in luce anche i rischi connessi a questa trasformazione. Un 12% dei dipendenti pubblici, pari a circa 218mila persone, potrebbe essere a rischio di sostituzione. Si tratta principalmente di lavoratori impegnati in professioni meno specializzate, caratterizzate da compiti ripetitivi e prevedibili, che l’intelligenza artificiale può svolgere facilmente e con maggiore efficienza.

Impatto forte

“L’intelligenza artificiale sta tracciando i confini di un nuovo modo di concepire il lavoro pubblico – afferma Gianni Dominici, Amministratore delegato di FPA -. L’impatto nella PA sarà forte sia in termini qualitativi che numerici ed è destinato via via ad intensificarsi con i progressi delle soluzioni IA. Le professioni ad alta specializzazione come i ruoli direttivi, i dirigenti e i professionisti hanno un forte potenziale di collaborazione, mentre quelle poco specializzate e routinarie sono vulnerabili alla sostituzione, suggerendo la necessità di una riconsiderazione dei ruoli e di una riqualificazione per mitigarne gli effetti.

La rivoluzione dell’IA rappresenta la ‘terza ondata’ di trasformazione per il settore pubblico degli ultimi 15 anni, dopo la spending review e la pandemia”. “Di fronte a un simile impatto, la pubblica amministrazione è chiamata ad una riforma strutturale – aggiunge Carlo Mochi Sismondi, Presidente di FPA -. Serve una revisione dei processi di formazione, orientata allo sviluppo di competenze come creatività, adattabilità, pensiero critico e laterale e soft skill, che possono qualificare il lavoro liberato da mansioni ripetitive e routinarie. A livello organizzativo, bisogna abbandonare la logica gerarchica e burocratica per introdurre la flessibilità necessaria a gestire il cambiamento. Mentre la dirigenza è chiamata ad abbandonare la cultura dell’adempimento verso una per obiettivi e risultati”.

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