Il presidente liberiano Joseph Boakai ha firmato un decreto che permette la creazione di un Tribunale in grado di giudicare i crimini delle guerre civili e che è fortemente voluto da coloro che hanno sopportato atrocità e sofferenze per oltre 20 anni. Circa 600.000 persone hanno perso la vita nelle due guerre civili che hanno devastato la Liberia tra il 1989 e il 2003. Nonostante le pressioni della società civile e della comunità internazionale, la Liberia non ha ancora tenuto alcun processo per un periodo che ha visto abusi da parte di tutte le parti: massacri di civili, atti di cannibalismo, torture, stupri, mutilazioni e reclutamento di bambini soldato.
Fare giustizia e guarire cicatrici
Il decreto presidenziale stabilisce “l’ufficio del Tribunale per i crimini di guerra e i crimini economici”. È responsabile della creazione del futuro tribunale “in conformità con i modelli internazionali che sono stati utilizzati per processi simili per crimini di guerra”. L’ufficio fornirà anche “cooperazione con partner internazionali” per trovare fondi per il Tribunale. Prima della firma del decreto a Monrovia, il Presidente Boakai ha dichiarato che la sua azione è volta a “fare giustizia e guarire le cicatrici e i ricordi” di questa “tragita e violenta disavventura”. “Dobbiamo agire e agire ora”, ha aggiunto. Boakai è originario di Lofa, una delle contee più colpite dal conflitto civile e tra le sue promesse elettorali c’è stata proprio la creazione di un tribunale per i crimini di guerra. Dopo la camera bassa, il Senato liberiano ha deciso in aprile l’istituzione di un Tribunale speciale sostenuto dalle Nazioni Unite “per provare coloro che hanno la maggiore responsabilità per crimini di guerra e crimini contro l’umanità” e un tribunale nazionale per processare i crimini economici.
Finora qualche condanna
Prima che il presidente Boakai fosse eletto, a gennaio, le raccomandazioni della Commissione per la Verità e la Riconciliazione (TRC) per l’istituzione di un tribunale per i crimini di guerra, sono rimaste in gran parte una lettera morta. Soltanto alcune condanne sono state emesse da tribunali stranieri. L’ex comandante ribelle Kunti Kamara, ad esempio, è stato condannato in appello il 27 marzo scorso, in Francia, in nome del principio della giurisdizione universale. Dovrà scontare 30 anni di carcere per atti di barbarie e complicità in crimini contro l’umanità durante la prima guerra civile. Nel 2020, in Svizzera, è stato catturato e processato Alieu Kosiah, un ex comandante del gruppo armato United Liberation Movement of Liberia for Democracy.