Il Made in Italy, secondo l’analisi di Confartigianato, è “ad alta vocazione artigiana“, sono 1.003 le elevate specializzazioni territoriali con una presenza significativa di imprese, la metà delle quali (49,2%) è artigiana. La penisola è a distretti artigianali diffusi: dall’arte vetraria di Murano e Colle Val d’Elsa al merletto di Burano e Isernia, dalla ceramica di Faenza e Bassano, Sesto Fiorentino e Grottaglie alla carta di Fabriano. E ancora l’ardesia ligure, le sculture lignee valdostane, la seta piemontese e il marmo toscano. Non ultimi l’oreficeria di Vicenza, Valenza e Arezzo, i coralli di Torre del Greco e l’alabastro di Volterra. Attività simbolo di prodotti inequivocabilmente Made in Italy che fanno del nostro Paese “il primo per indicazioni geografica dei prodotti tipici” e che presto saranno tutelati come prevede il Regolamento comunitario 2411 del 2023. Lo sostiene il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che ha partecipato all’“Artigianato cuore del Made in Italy” organizzato di recente dal Ministero in collaborazione con Confartigianato, Cna e Casartigiani sul percorso di attuazione della Legge 206 del 2023 e del Regolamento UE per il riconoscimento delle indicazioni geografiche dei prodotti tipici.
Attività radicate nel territorio
All’evento è intervenuto il presidente di Confartigianato Marco Granelli, il quale ha sottolineato che “con l’approvazione e l’avvio del percorso attuativo del Regolamento sulle indicazioni geografiche per i prodotti artigianali ed industriali si apre uno dei più importanti capitoli per le nostre produzioni, fortemente caratterizzate da un legame inscindibile e duraturo con i territori”. “L’avvio del percorso di riconoscimento delle IIGG – ha aggiunto Granelli – avrà, quindi, un ruolo fondamentale per mantenere alta la competitività del made in Italy, mettendo in evidenza le produzioni realizzate da aziende radicate sul territorio, con tradizioni manifatturiere secolari, capacità di proporre prodotti che si adattano alle esigenze della clientela, superando la logica della standardizzazione. Per questo, siamo orgogliosi di essere “attori indispensabili” di questo processo affinché il percorso di attuazione del Regolamento comunitario 2411 del 2023 possa prendere rapidamente il suo cammino”.
A maggio una mostra
L’evento ‘Artigianato e made in Italy’ è stato organizzato nell’ambito delle celebrazioni della Giornata nazionale del made in Italy promossa dal Ministero delle Imprese e del made in Italy. E la partecipazione di Confartigianato alla Giornata si concretizzerà anche con la mostra ‘Artigianato, cuore del made in Italy’, che si terrà a maggio e sarà allestita a Palazzo Piacentini, sede del Ministero delle imprese e del made in Italy, organizzata in collaborazione con le altre Confederazioni artigiane.
Urso: primo Paese d’Europa
“Vogliamo – ha detto il Ministro Urso nel suo intervento al convegno – essere il primo paese in Europa nei tempi di attuazione del regolamento”, evidenziando che “la globalizzazione è stata vinta con l’identità e con l’innovazione”. “Il nuovo regolamento europeo che fortemente abbiamo voluto – ha spiegato il ministro – consente la registrazione in Europa, e in ogni paese con cui l’Europa ha un accordo bilaterale, delle indicazioni geografiche tipiche del territorio per i prodotti artigianali e industriali. E’ una rivoluzione culturale e produttiva che proprio l’Italia ha imposto con la sua storia e la sua esperienza all’Europa”. La novità consentirà di “tutelare la specificità del territorio, così come già accaduto negli ultimi trent’anni con le indicazioni geografiche, e poi con la normativa sui prodotti alimentari che tanto beneficio hanno portato ai consumatori globali, che hanno potuto riconoscere il meglio della qualità dell’eccellenza, e ai produttori italiani, che hanno potuto tutelarsi dalla contraffazione e dal fenomeno dell’Italian sounding. Così come è accaduto per loro, grazie a questo regolamento potranno essere presentate, prime in Europa, le tipologie e le peculiarità del territorio”. Per questo sonogià stati mappati oltre 200 prodotti che potrebbero essere registrati. “I governi che ci hanno preceduto – conclude Urso – in questi 10 anni non hanno ritenuto di farlo.”