“Il perdurare della stretta monetaria pesa sulle condizioni finanziarie delle imprese italiane, maggiormente colpite dal caro tassi”, lo sostiene la Confartigianato che lamenta il calo consistente dei prestiti alle piccole imprese fino a 20 addetti diminuiti del 7,6% negli ultimi mesi. A marzo l’inflazione nell’Eurozona scende al 2,4% (era 2,6% a febbraio) e la componente di fondo si colloca al 3,1% (era 3,3% a febbraio), ma il segnale di rallentamento della dinamica dei prezzi non si è ancora tradotto in un cambio di direzione della politica monetaria.
Costo credito in salita
A febbraio il costo del credito bancario per le imprese ha superato il 5,44%, 32 punti base in più rispetto al 5,12% dell’Eurozona e superiore al 5,26% della Germania, al 4,88% della Francia e al 4,87% della Spagna. Il caro tassi nel corso della stretta monetaria è stato più intenso in Italia, con tassi che a febbraio 2024 sono superiori di 381 punti base rispetto a quelli di giugno 2022, mese precedente al primo rialzo, superiore di 52 punti base rispetto all’aumento dell’Eurozona. Nel periodo in esame l’aumento è stato di 329 punti base in Francia, di 333 punti base in Spagna e di 297 punti base in Germania.
Al Nord calo superiore alla media
Nel focus territoriale Confartigianato osserva una diffusa diminuzione dei prestiti alle imprese. Nelle principali regioni, si rilevano flessioni inferiori alla media per Provincia Autonoma di Bolzano con il -4,4% (meglio rispetto al -5,4% del totale imprese), Sicilia con il -5,7% (vs -1,2% totale imprese), Campania con il -6,0% (vs -0,8% totale imprese), Lazio con il -6,2% (vs -2,6% totale imprese), Puglia con il -6,4% (vs -2,0% totale imprese) e Toscana con il -7,5% (vs -3,8% totale imprese). All’opposto, i cali superiori alla media sono quelli di: Veneto con il -9,3% (vs -6,1% totale imprese), Marche con il -9,1% (vs -6,5% totale imprese), Lombardia con il -8,8% (vs -3,9% totale imprese), Emilia-Romagna con il -8,0% (vs -4,9% totale imprese) e Piemonte con il -7,8% (vs -5,7% totale imprese). L’analisi dell’andamento dei prestiti per il segmento di riferimento per l’artigianato – pressoché interamente costituito da società di persone artigiane (“quasi-società artigiane”) – evidenzia una flessione più marcata rispetto a quella dei prestiti alle piccole imprese, pari all’11,9% a dicembre 2023 e che a gennaio 2024 peggiora toccando il -12,6%.
Crolla la domanda di credito
Infine con la stretta del credito, calano gli investimenti e la domanda di supporto finanziario alle imprese. Nel 2023 il tasso di investimento delle imprese è sceso al 18,7% del valore aggiunto, in calo di 1,2 punti dal 19,9% del 2022. Se non ci sarà un calo dei tassi di interesse la percentuale per il 2024 è destinata a salire. In valore, gli investimenti sono calati di 1,3 miliardi di euro, una flessione che preoccupa in relazione alla transizioni green e digitale delle imprese. A febbraio 2024 i prestiti delle imprese erano già scesi del 4,1% su base annua, facendo peggio della Spagna (-3,0%), mentre la dinamica del credito alle imprese rimane in territorio positivo in Eurozona (+0,4%), Germania (+1,0%) e Francia (+2,2%).