“Il dialogo è stato sempre un tratto distintivo del suo impegno nella società, profuso lungo l’intero arco della sua vita, nelle organizzazioni cattoliche, nell’insegnamento nelle aule dell’università, nel Consiglio superiore della magistratura, in ogni altra attività pubblica. Il dialogo rappresentava per lui, più che un metodo, l’essenza della democrazia”. Con queste parole ieri il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricordato Vittorio Bachelet, ucciso all’interno de ‘La Sapienza’ dalle Brigate Rosse il 12 febbraio 1980 e che dal 1976 rivestiva l’incarico di Vicepresidente del Csm.
I moniti
Mattarella ha approfittato del suo intervento per lanciare due messaggi alquanto diretti e chiari ai compone del Consiglio superiore della magistratura, chiedendo loro in primis “di svolgere il loro mandato senza doversi preoccupare di ricercare consenso per sé o per altri soggetti” e quindi “ad assicurare la massima credibilità alla magistratura, con decisioni sempre assunte con senso delle istituzioni” affinché si dia ai concittadini quello che chiedono: “Una giustizia trasparente ed efficiente”. Insomma, rispettare in tutto e per tutto quei lavori della Carta costituzionale di cui Bechelet era “un autentico testimone”. Per il Presidente, nella logica criminale dei suoi assassini, l’esponente democristiano rappresentava le istituzioni che contrastavano con determinazione la violenza terroristica utilizzando solo gli strumenti costituzionali e, insieme, esprimeva un profondo senso della comunità e della coesione sociale: “Questi due elementi – la Costituzione e il senso di comunità per la coesione sociale – hanno sempre sconfitto i tentativi di lacerazione della società e di disarticolazione delle sue istituzioni”, ha aggiunto il Capo dello Stato.
Legalità democratica
Mattarella ha quindi ricordato un aneddoto quando ha detto che la sera prima del suo assassinio Bachelet accompagnando a casa l’amico Achille Ardigò, “aveva discusso con lui della minaccia terroristica giungendo alla conclusione condivisa che il terrorismo andasse combattuto senza rinunciare ai princìpi della legalità democratica e nel rispetto delle regole costituzionali, senza ricorrere all’arbitrio perché la Repubblica disponeva delle risorse capaci di fare prevalere i valori della Costituzione anche nei momenti più critici”. Un uomo, Bachelet, per il Presidente, convinto che la coerenza dei comportamenti fosse un efficace strumento di comunicazione e, in tempi di disorientamento, valesse più di una lezione dalla cattedra: “È stata questa esemplare coerenza a segnarne l’impegno, sempre di grande valore, in ogni ambito. E anche con riferimento a questi valori nati dalla figura di Bachelet che il Csm è chiamato all’impegno di contribuire ad assicurare la massima credibilità alla magistratura”.
L’omaggio e il ricordo
Il Capo dello Stato ha presenziato ieri alla cerimonia per l’intitolazione al giurista dell’edificio in cui l’organo di governo autonomo della magistratura ha la propria sede, che da Palazzo dei Marescialli è diventato Palazzo Bachelet, in piazza Indipendenza, a Roma (al termine della cerimonia è stato scoperto un altorilievo bronzeo, a opera di Giuseppe Ducrot, raffigurante proprio il politico assassinato 44 anni fa posto all’ingresso dello stabile)