Giovani e anziani, all’Italia serve un Piano straordinario di progetti dedicati alle nuove generazioni e alle persone over 70. Sono le emergenze delle due facce di un Paese che si trova davanti a un vuoto demografico senza precedenti. Nel 1960-64 con il baby boom l’Italia contava su 1 milione di nascite l’anno. I dati di oggi mostrano che per la prima volta dall’Unità d’Italia, i nati sono scesi sotto la soglia dei 400 mila. Nel contempo tra breve le persone anziane saranno il 34,5% della popolazione totale. A questi numeri vanno aggiunti due dati preoccupanti. Tra i ragazzi quelli che hanno gettato la spugna senza un lavoro e senza più frequentare una scuola, i cosiddetti giovani Neet, sono il 23,1%, dei ragazzi mentre nel resto d’Europa la media è del 10,8%. Siamo oltre al doppio. Nel contempo la popolazione anziana nel nostro Paese annovera 3 milioni e 860mila non autosufficienti con gravi difficoltà nelle attività funzionali di base, motorie, sensoriali e nella memoria.
Case dall’ex patrimonio immobiliare
Questi i numeri riflettono una situazione difficile che va affrontata con urgenza e azioni concrete. Nessuno ha la bacchetta magica ma ci sono iniziative in cantiere che vanno messe all’opera finché siamo in tempo nell’arginare l’emergenza. Per i giovani i due nodi sono il lavoro con salari remunerativi che permettano di avere un posto fisso e una abitazione da acquistare con cifre alla loro portata. Abbiamo un vastissimo patrimonio immobiliare come le ex caserme inutilizzate, ex uffici e strutture pubbliche, il cui valore patrimoniale per i fabbricati censiti è di 297 miliardi di euro. Patrimonio che può essere riattivato con l’introduzione di procedure semplici. Come, ad esempio, oggi in discussione su proposta della Lega il pacchetto di norme per “il salva-case”. L’obiettivo nel caso nostro può essere quello di rimettere sul mercato a prezzi bassi una moltitudine di immobili non più necessari alla pubblica amministrazione. Patrimonio da rigenerare con un Piano casa al pari di quello realizzato dal 1948 al 1962. Grazie all’allora ministro DC, Amintore Fanfani e con l’insediamento del governo di Alcide De Gasperi, in Italia venne realizzata una “grandiosa macchina” che produceva settimanalmente 2800 vani, riuscendo a dare una casa a circa 560 famiglie a settimana. I 20 mila cantieri diffusi nelle grandi città come nei piccoli centri, offrirono alloggi e posti di lavoro. Possiamo oggi ripercorre quella strada permettendo ai ragazzi di avere una loro autonomia abitativa, creare una famiglia con un reddito garantito per mettere al mondo dei figli. Va ricordato che il baby boom venne favorito negli anni ‘60 proprio dalla costruzione di case, dal lavoro e da introiti economici capaci di sostenere gli sforzi di una famiglia. L’Italia passò in quei anni ad attestarsi tra i Paesi industriali più ricchi al mondo.
Terza età, una sfida epocale
Il tema anziani ha la stessa urgenza. Sappiamo che è sempre più difficile vivere di pensione e nel contempo i nonni sono sempre più chiamati ad aiutare finanziariamente figli e nipoti. I dati sono spia di un mondo che fa fatica. Secondo FederAnziani sono 38,3 i miliardi che ogni anno i nonni ‘donano’ ai propri figli e nipoti. La cifra emerge sulla base del contributo che gli anziani congiunti danno alle famiglie dei discendenti per comprare vestiti, giochi, libri, per pagare la scuola o le varie attività dei nipoti, ma anche per pagare il mutuo o l’affitto di casa o semplicemente per fare la spesa. Tolti questi soldi per i nonni resta poco per le cure mediche, talvolta anche per le piccole necessità sanitarie.
Fornire loro una assistenza medica inoltre è complicato. Spesso ci si avvale di vari operatori sanitari in luoghi diversi. I problemi di viaggio e trasporto diventano difficili. Diventa sempre più impellente una assistenza multidisciplinare con operatori sanitari, il medico di base, o uno medico specialista che sono chiamati ad affrontare una enorme mole di lavoro. Le persone giunte nella terza età sono infatti 14 milioni 177 mila.
Giovani e anziani, la vita va difesa
Sugli anziani abbiamo citato in più occasioni monsignor Vincenzo Paglia arcivescovo cattolico italiano dall’agosto del 2016 e presidente della Pontificia Accademia per la vita che ci ricorda come il tema sia: “una vera emergenza. È la prima volta nella storia del nostro Paese, infatti, che esiste una vecchiaia di massa”. Nel suo impegno monsignor Paglia ha seguito proposte di legge dal Governo Draghi al premier Meloni sottolinenando la necessità di una svolta che offra una continuità assistenziale e medica. Bisogna ribadire che la vecchiaia non l’età dello “scarto”. Non bisogna arrendersi all’idea triste di relegare gli anziani nelle Rsa, lontani da casa, dai parenti, dagli amici e abbandonati nella solitudine. Le possibilità di vita migliori vanno sostenute e tutelate quando si è giovani e quando si è anziani. L’Italia, la democrazia e la politica non possono perdere questa sfida.Tra crollo demografico e over 70 l’Italia in blocco. Usare l’ex patrimonio immobiliare e attuare una sanità domiciliare per superare la crisi sociale