Oggi il presidente Giorgia Meloni sarà in Egitto per una missione tutta speciale nel segno, del “Piano Mattei”. Progetto, come lei sottolinea, che rappresenta: “una grande sfida strategica che coinvolge il sistema Italia”. Al Cairo ad accompagnare Giorgia Meloni, anche in veste di leader del G7, ci sono la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, i primi ministri della Grecia Kyriakos Mitsotakis, e del Belgio, Alexander De Croo. In ballo oltre ai temi geo politici c’è un accordo di partnership strategica con l’Egitto, che vale oltre 7 miliardi di euro. L’incontro con il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi, cade in un contesto di conflitti nel medio Oriente e di grande cambiamenti nel Mediterraneo. Scenari dove l’Italia gioca un ritrovato impegno diplomatico in favore della pace, della stabilizzazione di interscambi commerciali, della sicurezza, di intesa sugli approvvigionamenti energetici. Patti a beneficio non solo del nostro Paese ma anche dell’Europa.
Il modello Mattei e la prima Repubblica
La dottrina geo politica di Giorgia Meloni ha una marcia in più perché il modello è quello della prima Repubblica quando l’Italia ben sapeva della sua posizione e influenza geografica nel Mediterraneo. Non a caso il “Piano Mattei”, è dedicato all’ex presidente Eni, Enrico Mattei, scomparso nel 1962, che stabilì relazioni di sviluppo e scambi con i Paesi africani e medio Orientali un proficuo dialogo alimentato da un reciproco rispetto in primo luogo umano e culturale.
Un futuro di cooperazione
Cogliamo oggi nell’ambizione del presidente del Consiglio il voler continuare su quel solco di realismo politico-imprenditoriale che fu proprio di Enrico Mattei, di quella classe politica e dirigente che permise al nostro Paese un boom economico fondato sul lavoro, sulla garanzia di risorse energetiche, e nell’aver stabilito un sentimento di fiducia con i leader dei Paesi mediterranei. Le parole di Giorgia Meloni nell’annunciare l’incontro di oggi al Cairo non si sono soffermate solo all’Egitto ma indicano una missione molto più vasta. Una lungimiranza che non si ferma alle condizioni di grave necessità di alcune popolazioni di migranti il cui infinito fardello irrompe nelle cronache di tragedie in mare e di storie di struggente umanità, ma guarda all’Africa, con occhi diversi, come Continente che, osserva Meloni: “non è assolutamente povero che detiene il 60% di metalli e terre rare, il 60% di terreni arabili e che ha un enorme potenziale di capitale umano non sempre messo nelle condizioni di sfruttare le risorse a disposizione”. Il premier indica che nove nazioni: Algeria, Congo, Costa d’Avorio, Egitto, Etiopia, Kenya, Marocco, Mozambico e Tunisia; individuate come i primi partner per l’implementazione del Piano Mattei, che mira a realizzare progetti pilota per poi estenderli attraverso la collaborazione con i leader africani. Sono i Paesi che per il presidente del Consiglio, “possono mettere più celermente a terra i progetti per poi prendere i risultati migliori e allargare tale cooperazione”.
Più scambi e meno armi
Sono indicazioni importanti perché significano azioni di crescita comune, di nuovi rapporti politici, di una reciproca convenienza per stabilire relazioni di interscambio, non solo di commerci ma anche culturali e di amicizia. Sono questi i veri antidoti ai veleni della guerra, delle sopraffazioni, delle arroganze. Meno armi e più intese, meno missili e più scuole, istruzione, campi da coltivare. Forse un sogno rispetto alle notizie che purtroppo oggi arrivano dall’Oriente e dall’Ucraina. Ma non arrendersi al tanto peggio tanto meglio, lavorare per la pace e la prosperità tra popoli e nazioni, rimane un segno di speranza, di impegno per dare una possibilità a un mondo migliore di esistere.