mercoledì, 18 Dicembre, 2024
Economia

Analisti cinesi: l’economia Russa va sorprendentemente bene

Anche il Cesi conferma, a breve potrebbe sorgere problemi di bilancio pubblico

Analisti cinesi colpiti dall’economia russa che fa registrare una crescita annuale del 3,5% di Pil rispetto al 2022. “Un andamento migliore del previsto” scrive il Global Times, giornale vicino al Presidente Xi Jinpig. La spiegazione principale è che la Russia è un paese “auto sufficiente” sia per le materie prime, l’energia che per gli alimenti. A questo aggiungono la spinta venuta dall’industria militare che avrebbe attivato catene di approvvigionamento di molte filiere produttive. Del resto, da sempre, i paesi la cui economia è trainata dall’industria bellica sono quelli con migliori performance.

Superpotenza con poca popolazione

Le analisi prendono spunto anche dal discorso di Putin all’Assemblea federale dove ha anche annunciato politiche sociali di sostegno alla natalità e per le situazioni di disagio. La Russia, infatti, è una delle superpotenze con la più bassa popolazione e pertanto oltre alla multietnia dovrà puntare sempre di più anche sull’attrazione di stranieri. Il Purchasing Power Parity (PPP) – che è una misura del prezzo di beni specifici in diversi paesi ed è utilizzata per confrontare il potere d’acquisto assoluto delle valute dei paesi – mette la Russia tra le più grandi economie in Europa e tra le prime quattro in tutto il mondo. Gli analisti cinesi stimano che il Brics aumenterà al 36,6%, entro il 2028, la quota di Pil globale, forse sorpassando anche i paesi del G7.

Sanzioni colpiscono fasce alte

Wang Yiwei, direttore dell’Istituto per gli affari internazionali presso l’Università Renmin della Cina, ha dichiarato che dalla fine della guerra fredda, “la Russia è probabilmente l’unico paese che in grado di sopravvivere e persino realizzare sviluppo e crescita nonostante le sanzioni”. Anche se, allo stesso tempo, il docente ha precisato che “non è realistico” sostenere che non c’è nessun impatto. Le industrie di fascia alta – ha spiegato Yiwei – come la microelettronica, i semiconduttori e altri ambiti innovativi sono “colpiti pesantemente.” E poi c’è l’aumento dei prezzi e quindi l’inflazione causata dalle sanzioni occidentali. Yiwei ha anche spiegato che la Russia non è stata “completamente isolata” e ha continuato ad avere rapporti con grandi economie dei vari continenti e questo ha permesso di limitare gli impatti economici dell’interruzione dei rapporti con i paesi occidentali.

Meno Ue più Cina

Da tenere in conto, però, che la Cina ha sempre più interesse a stringere rapporti con la Russia. A livello generale, le importazioni russe dai Paesi membri dell’Unione Europea sono passate dal 47% prima della guerra ucraina al 17% del 2023 e sono state compensatedalla Cina che, nello stesso periodo, sono passate dal 27% al 45%. Nel frattempo la Russia ha ancheabbandonato le valute occidentali, dollari ed euro, nelle sue transazioni commerciali, e ha adottato lo yuan cinese. Prima di invadere l’Ucraina, gli scambi in valuta cinese alla borsa di Mosca erano pari quasi a zero, mentre a fine 2023 il 35,8% dell’export russo è stato pagato in yuan, insieme al 37% dell’import.

Petrolio, le “flotte ombra”

Nella sostanza i dati di lettura cinesi sono tutti confermati anche dal Cesi italiano, il Centro studi internazionale, che ad esempio riguardo l’esportazione di petrolio rimarca che le rotte sono state immediatamente sostituite con la strategia delle “flotte ombra” che ha permesso alla Russia di “trovare vie alternative di trasporto per il petrolio, tramite l’utilizzo di navi obsolete che non godono di alcuna certificazione o assicurazione” e che aumentano il rischio di catastrofi ambientali. A significare che nel medio-lungo periodo l’economia russa, ormai diventata “economia di guerra” potrebbe “esacerbarsi” nel tentativo di riequilibrare il bilancio pubblico per il protrarsi della guerra.

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