mercoledì, 18 Dicembre, 2024
Attualità

Aumenta il deficit di neve in tutta Italia. Cali anche del 64%

Report mensile della Fondazione Cima. Fenomeno che dura da tre anni

Secondo la Fondazione Cima, a febbraio, il deficit di “Snow Water Eqneve uivalent” (di acqua nella neve!) nazionale è del 64%. “I dati peggiori si registrano per gli Appennini, ma la situazione di scarsità di neve caratterizza tutta la penisola e, sulle Alpi (fondamentali anche per l’approvvigionamento idrico del bacino del Po), il deficit è del 63%, paragonabile a quello dello scorso anno.” L’acqua contenuta nella neve rappresenta un’indicazione fondamentale sulla quantità di riserva idrica per la primavera e l’estate successiva. La situazione è in peggioramento; un mese fa lo SWE a livello nazionale registrava un deficit del 39%. Francesco Avanzi, ricercatore di Idrologia e Idraulica della Fondazione sostiene che “questa condizione va fatta risalire al tempo mite e secco, soprattutto nella seconda metà di gennaio, che ha aggravato un deficit preesistente: secondo le nostre stime, hanno portato a una fusione anticipata dell’ordine di 1 miliardo di metri cubi di acqua in neve nella seconda metà di gennaio. Purtroppo – conclude Avanzi – la scarsità di neve ha caratterizzato i nostri monti per tutti gli ultimi tre anni”.

Sugli Appennini situazione peggiore

Il report della Fondazione rivela che la situazione peggiore è quella degli Appennini dove, si potrebbe dire, la stagione della neve è “non pervenuta”: l’esempio più eclatante è quello del bacino del Tevere, che registra un deficit di SWE del 93%, con condizioni stazionare da novembre, quando vi è stata l’ultima nevicata significativa. Più in generale, per la regione Abruzzo, che rappresenta un indice per l’Appennino centrale, il deficit è dell’85%, in forte peggioramento rispetto a gennaio. “Le cose non vanno meglio fuori dall’Appennino centrale. Il fiume Simeto, il principale della Sicilia orientale, registra un deficit del 61%, perché dopo le prime nevicate di gennaio il rialzo delle temperature ha portato a una fusione precoce della neve”, spiega Avanzi. “La neve di quest’area è solo una piccola parte di quella del territorio nazionale, ma è indice di una siccità generalizzata per la Sicilia”.

Meno neve alpina

Né la situazione migliora se si guarda alle Alpi, dove il deficit complessivo (53%) è solo di poco meno marcato che a livello nazionale e molto simile a quello dello scorso anno in questo stesso periodo. “Vale la pena ricordare che la neve alpina è particolarmente importante per l’approvvigionamento idrico italiano, perché alimenta anche il bacino del Po”, commenta Avanzi. “Bacino che, attualmente, registra un deficit di SWE del 63% rispetto agli ultimi 12 anni”.

Una nevicata non fa inverno

Insomma, le scarse nevicate degli ultimi mesi non sono state minimamente sufficienti a risollevare il deficit – e questo non dovrebbe stupire, perché l’accumulo di neve va visto come una maratona, che deve andare avanti nel tempo, e, come afferma Avanzi: “Una nevicata non fa inverno”. Statisticamente, il periodo di fusione inizia a marzo. Proprio di recente, ricercatori e ricercatrici di Fondazione Cima hanno pubblicato due articoli interdisciplinari, l’uno con un punto di vista giuridico e l’altro scientifico, nei quali si metteva in evidenza come una delle cause principali della siccità del 2022 fosse la mancata fusione nivale in primavera e a inizio estate.

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