Una ondata di sdegno per la morte di Aleksei Navalny, oppositore di Putin, nella colonia penale artica di Kharp, unità alle forti preoccupazioni per l’inasprirsi dei conflitti in Medio Oriente e in Ucraina. È sempre più difficile rimettere ordine al disordine mondiale. Ieri è stata una giornata segnata dal susseguirsi di eventi drammatici. In Russia la notizia di Aleksei Navalny, in Israele l’ultimatum di Tel Aviv che vuole la liberazione degli ostaggi oppure non sentirà ragioni e lancerà l’offensiva a Rafah, area della Striscia di Gaza dove si sono rifugiati più di un milione di palestinesi. Dal canto suo l’Europa è alle battute finale per l’approntamento della missione navale Aspides, nel mar Rosso che comincerà lunedì. È veramente una “Guerra Grande”, come alcuni opinionisti l’hanno definita, quella cominciata dall’invasione russa dell’Ucraina e con aree di crisi in quasi tutti i continenti.
Perentorio il giudizio del presidente degli Stati Uniti Joe Biden nel commentare la morte in un carcere russo di Navalny. “Vladimir Putin è responsabile della morte di Alexei Navalny. Non sono sorpreso e allo stesso tempo sono sconvolto dalla notizia della morta di Navalny”. Biden ha risposto dalla Casa Bianca ad una domanda su una sua dichiarazione del 2021 in cui parlava di potenziali conseguenze devastanti per la Russia nel caso di un’eventuale morte di Navalny sotto custodia.
“Conseguenze per la Russia? Ne hanno già subite molte e altre opzioni sono al vaglio”, ha sottolineato residente americano, “Quello è stato tre anni fa. Nel frattempo hanno dovuto far fronte a molte conseguenze, e hanno avuto 350mila tra morti e feriti tra i soldati russi in Ucraina. Sono stati sottoposti a forti sanzioni e stiamo pensando a cos’altro si può fare… Stiamo esaminando tutta una serie di opzioni”.
Tajani: Navalny morte ingiusta
Ieri la notizia della morte Aleksei Navalny, 47 anni, incarcerato in Siberia e massimo oppositore politico del Presidente Vladimir Putin. Sulla vicenda il ministro degli Esteri e vicepremier, Antonio Tajani è intervenuto dicendo che “quando l’opposizione in un paese come la Russia perde la sua voce più autorevole è certamente un brutto segnale. Messo in carcere ingiustamente, in condizioni, diciamo così, non proprio da carcere, da democrazia garantista, una libera voce che si spegne e che auguriamoci che sia stata una morte naturale. Certamente è un peccato.” Tajani non si è espresso sulle cause del decesso, ma ha affermato che Navalny era detenuto “in condizioni da non agevolare un decorso positivo dei problemi di salute che aveva.” “Spero che sia una morte naturale” ha puntualizzato il ministro. Alexei Navalny è morto nella colonia penale artica di Kharp, a 2 mila chilometri da Mosca, dove era stato trasferito nel dicembre scorso. Il penitenziario federale russo, dove era detenuto, ha reso noto che è in corso un’indagine sulle cause della morte; probabilmente una trombosi. Secondo i primi accertamenti Navalny avrebbe avvertito un malore dopo una passeggiata “perdendo quasi subito conoscenza”, ma nonostante “per 30 minuti” siano state eseguite “tutte le misure di rianimazione necessarie”, queste “non hanno dato risultati positivi”.
Le critiche dell’Occidente
Navalny era stato arrestato più volte, di fatto, per adunanza sediziosa. Nel gennaio del 2021, subito dopo il suo rientro in patria dalla Germania, era stato fermato per “violazione delle regole” perché non si era presentato negli uffici preposti per i controlli: era in ospedale perché avvelenato in circostanze mai chiarite. Nel marzo del 2022 era stato riconosciuto colpevole per truffa aggravata, e condannato a 9 anni di reclusione. La moglie di Navalny ha detto che il responsabile della morte del marito è Putin. Yulia Borisovna, accolta da un lunghissimo applauso, ha preso la parola alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco: “non importa cosa diranno a Mosca – ha detto – la Russia è responsabile. Combattiamo insieme questo regime.” Gli Stati Uniti e la Ue attaccano frontalmente Mosca. Per Washington si tratta di “un altro segno della brutalità di Putin. Qualsiasi cosa dirà Mosca, la Russia è responsabile della sua morte”, dice la vicepresidente Usa, Kamala Harris.
Blinken: sistema Putin debole e marcio
“La Russia è responsabile”, aggiunge il Segretario di Stato Usa Antony Blinken, secondo cui la morte di Navalny è la dimostrazione che il “sistema di Putin è debole e marcio.” La morte in carcere di Alksei Navalny “è un triste promemoria di ciò che rappresentano Putin e il suo regime”, ha commentato Ursula von der Leyen. “Putin non teme altro che il dissenso del suo stesso popolo” e la morte di Navalny “è un triste promemoria di ciò che rappresentano Putin e il suo regime”, aggiunge la presidente della Commissione europea. Ma il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, sostiene che Putin è informato della morte dell’oppositore russo Alexey Navalny, però di non conoscere la cause del decesso.
Mar Rosso nuovo scenario
Bruxelles è pronta per l’intervento a difesa delle navi commerciali che attraversano il mar Rosso e che sono attaccate dai ribelli yemeniti. Il lancio della missione navale Ue Aspides (EuNavFor Aspides) sarà una “parte importante” del Consiglio Affari Esteri che si riunirà lunedì prossimo a Bruxelles. La missione, ritenuta “abbastanza rischiosa”, comandata dalla Grecia, durerà almeno un anno, con possibile rinnovo previa decisione del Consiglio Ue. Comandata dalla Grecia, è stato ribadito, sarà esclusivamente difensiva, non prevede attacchi via terra ed è aperta alla partecipazione di Paesi terzi. La presidente della Commissione europea, Von der Leyen, ha detto che il prossimo mese “presenterà una strategia per l’industria europea per la difesa” e che tutto avverrà coordinandosi con la Nato.
Israele: ostaggi a casa o sarà operazione di terra
Non si placa lo scontro tra Israele e Hamas. Ieri il ministro Benny Gantz, che fa parte anche del Gabinetto di guerra israeliano, ha detto che “o tornano gli ostaggi o ci sarà l’operazione Rafah”. Gantz ha anche aggiunto che l’operazione sarà estesa. Per il ministro “non ci sarà un solo giorno di cessate il fuoco fino a che i nostri ostaggi non saranno tornati a casa.” E questo nonostante il Ramadan, che è agli inizi di marzo. “Agiremo in dialogo con i nostri partner – ha spiegato Gantz – Egitto incluso. Indirizzeremo la popolazione verso le aree protette.” Nell’area di Rafah sono stati indirizzati circa un milione di palestinesi della Striscia durante le operazioni a Gaza City; ora tutta la comunità internazionale chiede a Israele di garantire l’incolumità dei civili.
Nuovi aiuti a Kiev
Ieri, mentre è in corso anche la Conferenza di Monaco per la sicurezza, il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky hanno firmato un accordo a sostegno dell’Ucraina. “A due anni dall’inizio di questa terribile guerra – ha detto Scholz – inviamo un messaggio molto chiaro al presidente russo: non allenteremo il nostro sostegno all’Ucraina.” Il documento firmato dai due leader contiene aiuti militari aggiuntivi e immediati per un totale di 1,1 miliardi di euro. Dopo Berlino, Zalensky sarà a Parigi per un accordo analogo.