Tornano le partite Iva. Dopo il rischio estinzione corso durante i due anni di pandemia il popolo delle partite Iva è tornato ad aumentare e oggi la platea è stabilmente sopra i 5 milioni di effettivi. Al 31 dicembre 2023 si contavano esattamente 5.045.000 lavoratori indipendenti e sebbene il numero sia in leggero aumento rispetto agli anni pre Covid-19 va segnalato che rimane comunque lontano dai 6,2 milioni che si registravano nel 2004. Sta mancando la popolazione generale, che diminuisce e invecchia e sono venuti a mancare anche le condizioni: durante la pandemia, infatti, molti professionisti sono stati duramente colpiti dalla crisi economica, mentre i lavoratori dipendenti hanno avuto tutele diffuse. Così i giovani riscoprono il lavoro dipendente.
Le evoluzioni professionali
Gli strascichi della pandemia, comunque, ci sono ancora, e la Cgia di Mestre, nota che “è utile segnalare come non tutte le categorie appartenenti al mondo del lavoro autonomo godono di buona salute. Anzi. Molte professioni sono in grosse difficoltà e il loro numero sta diminuendo”: sono i cosiddetti “autonomi classici” come piccoli artigiani, commercianti e agricoltori. Ci sono però anche note positive, anche se con chiari e scuri: aumentano in questi anni le partite Iva senza albo professionale di riferimento e senza ordini professionali. Tra questi i web designer, i social media manager, i formatori, i consulenti agli investimenti, i pubblicitari, i consulenti aziendali, i consulenti informatici, gli utility manager, i sociologi, gli amministratori di condominio, e tanti altri.
Smart work o partita Iva?
Il popolo delle partite Iva, delle micro imprese e i loro dipendenti rappresentano un blocco sociale di oltre 6 milioni di persone che, prima del Covid, produceva quasi 200 miliardi di Pil e negli ultimi 40 anni è diventato centrale in molte regioni del Paese, una componente strutturale del nostro sistema economico e soprattutto garante di principi di libera impresa, intraprendenza e primato del lavoro della persona. Secondo la Cgia ad ad allargare la platea degli autonomi ha concorso anche il fisco con l’introduzione del regime forfettario per le attività autonome con ricavi e compensi inferiori a 85 mila euro che ha reso meno gravoso di un tempo gestire fiscalmente un’attività in proprio. Non è da escludere, però, la presenza massiccia di “false” partite Iva attraverso la diffusione dello smart working. La stima degli artigiani veneti è che ve ne siano “attorno alle 500 mila” in tutta Italia.
Crollo nel Nordest
Tra il 2014 e il 2022 gli agricoltori autonomi sono diminuiti di 33.500 unità (-7,5 per cento), i commercianti di 203.000 (-9,7 per cento) e gli artigiani addirittura di quasi 258.500 (-15,2 per cento). Il crollo del numero delle partite Iva nei settori “classici”; degli artigiani, dei commercianti e degli agricoltori ha interessato tutte le regioni, ma in particolare le Marche (-17,2 per cento), il Piemonte (-15,5 per cento), l’Emilia Romagna e il Molise (entrambe -15,1 per cento), l’Umbria (-14,9 per cento) e il Veneto (-14,8 per cento). A livello di ripartizione geografica la contrazione più pesante si è registrata nel Nordest (-14,1 per cento). Seguono il Nordovest (-14 per cento), il Centro (-12,5 per cento) e, infine, il Mezzogiorno (-6,9 per cento).