Il 5 febbraio è la Giornata nazionale contro lo spreco alimentare. Per ora la prevenzione dello spreco di cibo sembra essere stata spinta come reazione alle impennate inflattive: l’86% degli italiani dichiara di essere impegnato a consumare tutto quello che cucina e a mangiare anche gli avanzi. Lo rileva l’ultima indagine dell’Osservatorio Waste Watcher di Last Minute Market / Campagna Spreco Zero. Il report ‘Il caso Italia’ 2023 di Waste Watcher International Observatory on Food and Sustainability, diffuso in occasione della 10^ Giornata nazionale di domenica prossima, rivela che dopo due anni di Covid, per 1 italiano su 3 (33%) diminuiscono drasticamente le colazioni, pranzi e per 4 italiani su 10 anche l’abitudine dalla cena al ristorante (42%). Diventano centrali i temi relativi alla sostenibilità alimentare (36%): il 35% del panel ha aumentato il consumo di legumi e derivati vegetali a scapito della carne e delle proteine animali, mentre il 29% ha aumentato l’acquisto di prodotti a kmZero. E nonostante l’aumento dei prezzi al consumo, la spesa alimentare è infatti quella che diminuisce meno (18%), dietro solo alle spese mediche (11%) e di cura alla persona (17%).
Spreco miliardario
I nuovi dati dell’Osservatorio Waste Watcher che si riferiscono che gettiamo in media 74,58 grammi al giorno, ovvero 524 grammi pro capite al mese: effettivamente il 12% in meno rispetto alla medesima indagine del 2022. Lo spreco, comunque, vale complessivamente 6,48 miliardi euro solo nelle nostre case. Mentre lo spreco di filiera, dai campi alle tavole, si arriva a oltre 9 miliardi di euro. Lo spreco del cibo di filiera pesa al 26% in agricoltura, al 28% nell’industria e all’8% nella distribuzione.
Si getta frutta e verdura
Nella hit degli alimenti più spesso sprecati svetta la frutta fresca (24 grammi settimanali), quotidianamente quindi gettiamo circa 3,4 grammi di frutta al giorno e 2,3 di pane. E 1 italiano su 3 presta attenzione alla riduzione del consumo di carne (26%), crollano le grandi marche, in calo del 10% nell’interesse dei consumatori, salgono i brand delle catene di vendita. Stabile la soglia di acquisto online, piccolo aumento per il biologico (+ 14%), così come per gli acquisti nei negozi rionali (+14%). Su cosa si risparmia, dunque? Un italiano su 2 (47%) ha ridotto le spese per lo svago, e cerca di tagliare sui costi della bolletta di energia elettrica (46%) e gas (39%), ma anche sull’abbigliamento (42%). Il 18% dichiara di tagliare sulla spesa, l’extrema ratio riguarda i tagli alle cure personali (17%) e alla salute (11%). Ma 9 italiani su 10 mettono al top della loro attenzione, nell’acquisto del cibo, il fattore salute (89%) l’aspetto legato a una produzione kmZero (85%) e all’impatto ambientale della produzione (78%).
Il Mezzogiorno spreca di più
La situazione del Mezzogiorno è emblematica per gli sprechi rispetto alla base nazionale. Si butta il 25% in più di insalate, il 24% in più di salse e sughi, il +24% di pizza e il +21% di pasta cruda nella parte più fragile della popolazione. I ceti medio-bassi e popolari hanno ridotto di circa il 30% l’acquisto di cibo in gastronomia, di piatti d’asporto, così come colazioni fuori casa e pranzi al ristorante. La differenza territoriale è marcata. Si spreca di più nelle città e nei grandi Comuni (+8%) e meno nei piccoli centri, sprecano di più le famiglie senza figli (+3%) e molto di più i consumatori a basso potere d’acquisto (+17%). Si getta la quantità maggiore di alimenti nel Mezzogiorno (+4% rispetto alla media nazionale) e meno al Nord (-6% rispetto alla media).