giovedì, 19 Dicembre, 2024
Società

Brambilla (CSRIP): la spesa per il welfare va separata dalla quella pensionistica

L’impatto drammatico del “cattivo investimento” in assistenza 

I “cattivi investimenti del welfare italiano” spiccano dal Rapporto sul Bilancio del Sistema previdenziale italiano curato dal Centro Studi e Ricerche Itinerari (CSRIP) Previdenziali. Un quadro generale “che richiama nuovamente l’attenzione sulla necessità di separare previdenza e assistenza, contenendo maggiormente quest’ultima. Una sintesi articolata e complessa degli andamenti di spesa pensionistica, entrate contributive e saldi nelle differenti gestioni pubbliche e privatizzate, cui si aggiunge un’importante opera di riclassificazione utile sia a tracciare un bilancio del 2022, ultimo anno di rilevazione disponibile, sia a effettuare previsioni sulla sostenibilità di medio e lungo periodo del welfare italiano.

Spendiamo molto e male

Il focus sul welfare rivela che complessivamente, il costo delle attività assistenziali a carico della fiscalità generale è ammontato nel 2022 a 157 miliardi, con un aumento di 12 miliardi rispetto ai 144,2 del 2021. Dal 2008, quando la spesa per assistenza ammontava a 73 miliardi, gli oneri a carico dello Stato sono più che raddoppiati, con un tasso di crescita annuo del 7,67%, addirittura di 3 volte superiore a quello della spesa per pensioni che sono però sorrette da contribuzione di scopo. “Il tutto mentre il debito pubblico si avvicina pericolosamente ai 3mila miliardi e, secondo i dati Istat – spiega il presidente del Centro Studi, Alberto Brambilla – il numero di persone in povertà continua a salire (quelle in povertà assoluta erano 2,113 milioni nel 2008 e 5,6 nel 2021): verrebbe da dire che non solo spendiamo molto ma che spendiamo anche male.

Resta poco per altro

Dal report si evidenzia che sono soprattutto “due i rapporti che danno l’idea dell’incidenza del welfare sulla vita economica del Paese: quello sul Pil, che vale il 29,31% con l’esclusione della “casa”, e quello sulla spesa pubblica totale, pari al 51,65%.” In buona sostanza, al welfare italiano è destinato poco meno di un terzo di quanto si produce e più della metà di quanto si spende in totale. “Giusto per avere un termine di raffronto – commenta Brambilla – a scuola e università sono destinati circa 70 miliardi contro i circa 80 per gli interessi sul debito pubblico, il che dovrebbe far riflettere tanto la politica sempre pronta a elargire nuovi sussidi sia i cittadini, pronti a ogni tornata elettorale a “premiare” le promesse più generose, senza domandarsi chi dovrà poi sostenerle finanziariamente o a quali altre fondamentali funzioni dello Stato saranno sottratte.”

Pensioni in ‘equilibrio’

Se per INPS e Inail si può parlare di “equilibrio”, vale a dire di un sistema pensionistico e assicurativo in grado di autosostenersi con i contributi versati da lavoratori e imprese, lo stesso non può dirsi per assistenza, sanità (intorno ai 131 miliardi l’importo della spesa) e welfaredegli enti locali (circa 11 miliardi) che, in assenza di contributi di scopo, devono appunto essere finanziati attingendo alla fiscalità generale. Itinerari Previdenziali stima che per finanziare sanità e assistenza, nel 2022, siano occorse pressoché tutte le imposte dirette IRPEF, addizionali, IRES, IRAP e ISOST e anche circa 40 miliardi di imposte indirette. Di conseguenza, per sostenere il resto della spesa pubblica non rimangono che le residue imposte indirette, le altre entrate e soprattutto la strada del “debito”, ponendo peraltro anche un tema di equità e sostenibilità del sistema. Il 77,84% degli italiani dichiara redditi da zero fino a 29mila euro, corrispondendo solo il 25,74% di tutta l’IRPEF, un’imposta neppure sufficiente a coprire la spesa per le principali voci di spesa di welfare, il cui finanziamento grava quindi sulle spalle degli altri versanti e, in particolare, di quei 5 milioni di contribuenti che dichiarano redditi oltre i 35mila euro.

Condividi questo articolo:
Sponsor

Articoli correlati

Jointly fragibilità, il welfare che sostiene lavoratori caregiver

Redazione

Duecento morti in meno ogni anno se il 10% passasse dall’auto privata al bus

Lorenzo Romeo

Il Papa: “Il Libano è e deve restare un progetto di pace”

Mattia Cirilli

Lascia un commento

Questo modulo raccoglie il tuo nome, la tua email e il tuo messaggio in modo da permetterci di tenere traccia dei commenti sul nostro sito. Per inviare il tuo commento, accetta il trattamento dei dati personali mettendo una spunta nel apposito checkbox sotto:
Usando questo form, acconsenti al trattamento dei dati ivi inseriti conformemente alla Privacy Policy de La Discussione.