mercoledì, 18 Dicembre, 2024
Esteri

Usa, Egitto e Qatar ci provano: a Doha capi di Hamas, Idf fuori da Gaza

Alta tensione nel Mar Rosso. Continua la maratona di Blinken

La giunta militare degli Houti sostenuti dall’Iran ha sferrato un nuovo attacco contro le navi mercantili nel Mar Rosso. I miliziani di Ansar Allah, nota anche come “movimento Houthi”, hanno confermato di avere attaccato una nave americana nel Mar Rosso. Ieri anche il ministro della Difesa britannico, Grant Shapps, è intervenuto minacciando che “il troppo è troppo” e annunciando che gli Houthi, d’ora in poi, andranno incontro a “conseguenze” da parte delle potenze occidentali se proseguiranno nei loro raid lungo le rotte di navigazione – militari e commerciali – del Mar Rosso. Il ministro ha reso noto che è stato sventato “il più grande attacco fino a oggi” da parte delle milizie sciite dello Yemen nella regione. “Il Regno Unito e i suoi alleati – ha sottolineato Shapps – hanno messo in chiaro che questi attacchi illegali sono completamente inaccettabili e che se continueranno gli Houthi ne subiranno le conseguenze. Il mio messaggio a loro è chiaro: tutto questo deve finire, occhio a come vi muovete”. Anche ilConsiglio di Sicurezza dell’Onu ha in programma una risoluzione che condanna e chiede l’immediata cessazione degli attacchi da parte dei ribelli.

Blinken, lavoro intenso

Giornate intense per il Segretario americano Blinken che oggi sarà a Beirut e poi in Egitto e che ha fatto una tappa a sorpresa in Bahrein. Ieri ha incontrato Abu Mazen, in Cisgiordania, per discutere gli sforzi in corso per ridurre al minimo i danni civili a Gaza e lavorare per uno Stato palestinese indipendente. In Bahrein – dove si trova la Quinta Flotta americana – Blinken ha incontrato re Hamad. Il Segretario statunitense ha dichiarato di aver ottenuto l’impegno di diversi paesi della regione a fornire assistenza per la ricostruzione e il governo di Gaza dopo la guerra di Israele contro Hamas e ha detto che “una più ampia normalizzazione israelo-araba è ancora possibile”, ma solo se c’è “un percorso verso uno Stato palestinese”. Il Governo israeliano, però, si oppone fermamente alla creazione di uno Stato palestinese accanto a Israele.

Nuova ipotesi di normalizzazione

Esilio dei leader di Hamas fuori Gaza in cambio del rilascio graduale di tutti gli ostaggi rimanenti e il completo ritiro dell’esercito israeliano dalla Striscia di Gaza. Sarebbe questa, secondo l’emittente israeliana Channel 13, l’ultima proposta del Qatar per un accordo sugli ostaggi. Il piano sostenuto dal Qatar dovrebbe essere all’attenzione dal gabinetto di sicurezza di Israele e sarebbe stato concordato con consigliere speciale dell’Amministrazione statunitense Brett McGurk. Secondo le informazioni disponibili da fonte del Qatar, al Cairo la mediazione egiziana ha ripreso “da dove si era interrotta” prima dell’uccisione del leader di Hamas Saleh al-Aruri. Il Qatar, inoltre, per conto dell’amministrazione Biden starebbe trasmettendo messaggi all’Iran e ai ribelli Houthi dello Yemen per cercare di calmare le tensioni regionali.

Hamas: Usa è come Israele

La visita del segretario di stato Usa Antony Blinken in Cisgiordania e in molti paesi arabi e in Israele dimostra che non vi è stato alcun cambiamento fondamentale nella posizione degli Stati Uniti: “non ci sono differenze tra Israele e gli americani”. Commenta così un leader di Hamas, Sami Abu Zuhri, secondo il quale la posizione di Blinken “riflette la portata del coinvolgimento degli Stati Uniti in questi crimini e le diffuse violazioni di tutte le leggi internazionali commesse dall’esercito israeliano nella Striscia di Gaza”. “I tentativi di Blinken di giustificare il genocidio commesso dall’esercito di occupazione israeliano contro i civili palestinesi – dicendo che la resistenza palestinese è concentrata tra i civili – sono miserabili tentativi di lavarsi le mani dell’occupazione criminale del sangue di bambini, donne e anziani di Gaza.”

Israele: Unrwa complice

Intanto continua la guerra sul campo e ora si è aperto anche il fronte tra Israele e le organizzazioni dell’Onu. Quattro membri dell’equipaggio di ambulanza della Mezzaluna Rossa Palestinese sono stati uccisi a causa di un bombardamento israeliano nella città di Deir al-Balah a Gaza, mentre Israele denuncia la partecipazione di alcuni dipendenti dell’Unrwa, l’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, agli attacchi del 7 ottobre. Polemiche anche sui continui annunci di imminenti catastrofi umanitari lanciate dalle organizzazioni internazionali. “In termini di cibo, le riserve nella Striscia di Gaza sono sufficienti per il breve termine. Non c’è carenza di cibo a Gaza”, ha spiegato Moshe Tetro, funzionario dell’organismo della Difesa israeliana cui sono delegati gli affari civili palestinesi. La nostra analisi”, ha spiegato, “dimostra che ci sono aiuti sufficienti” nella Striscia. Secondo Tetro la consegna degli aiuti sarebbe più rapida se le Nazioni Unite aumentassero il numero di lavoratori in grado di ricevere e imballare i materiali inviati. Ha aggiunto che sono necessari più camion per trasferire gli aiuti a Israele per i controlli di sicurezza e che l’orario di lavoro al valico di Rafah dovrebbe essere esteso.

La villa del leader Issa

Soldati israeliani hanno occupato nel campo profughi di el-Bureij, nel settore centrale della striscia di Gaza, una villa lussuosa che – secondo quanto afferma il portavoce militare Avichai Adraee – appartiene a Marwan Issa, uno dei comandanti dell’ala militare di Hamas ed uno dei suoi leader più ricercati assieme con Sinwar e Mohammed Deif. Su X Adraee ha diffuso immagini della villa che include una piscina coperta, un vasto prato, due padiglioni, uno spazio circondato da un muro ed una fitta vegetazione. “Questo è il divario fra i dirigenti di Hamas e la popolazione di Gaza”, afferma il portavoce militare. “Da un lato una villa lussuosa con mobili pregiati e dall’altro il semplice contadino di Gaza che lancia appelli disperati pur di ricevere aiuti internazionali. I leader di Hamas vivono in paradiso – conclude il portavoce israeliano – e gli abitanti di Gaza all’inferno”.

Sito internet

Alla vigilia dell’udienza della Corte internazionale di giustizia dell’Aja sulle accuse di “genocidio” a Gaza rivolte dal Sudafrica a Israele, il Direttorato nazionale della pubblica diplomazia dello Stato ebraico ha messo online un nuovo sito “Saturday October Seven”, Hamas Massacre: Documentation of Crimes Against Humanity. Il sito – che è consultabile solo fuori di Israele – è stato creato insieme all’ufficio del portavoce dell’esercito e presenta foto e video del massacro di Hamas.

Attentatori Iran dal Tagikistan

Mentre ieri, il Ministero degli Interni di Teheran, ha reso noto che sono cittadini del Tagikistan gli autori materiali dell’attentato compiuto nei giorni scorsi a Kerman, in Iran, rivendicato dall’Isis e che ha fatto più di 100 morti secondo il bilancio ufficiale iraniano.

Chi sapeva dell’assalto

Secondo un’inchiesta del quotidiano arabo Asharq al Awasat soltanto cinque dirigenti di Hamas conoscevano i dettagli del piano d’assalto del 7 ottobre: Yahya Sinwar, leader politico a Gaza; Mohammed Deif, capo delle Brigate al Qassam; Mohammed Sinwar, fratello di Yahya e responsabile militare; Rouhi Mustava, personaggio vicino a Sinwar; Ayman Nofal, ufficiale delle brigate. Il progetto originario risalirebbe al 2014 ed è poi stato rivisto nel 2021.

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