sabato, 6 Luglio, 2024
Società

Femminicidi. In Commissione testimonianze e proposte di associazioni

Si è avvalso della facoltà di non rispondere il rumeno 24enne, Omar Edgar Nedelcov, accusato degli ultimi fatti di cronaca italiana che hanno visto come vittime ancora una volta le donne, in questo caso addirittura due sue connazionali. Qualcosa indubbiamente comincia a muoversi nell’opinione pubblica, tanto che a Trento 60 uomini, tra cui il sindaco, Franco Ianeselli, e il presidente delle Acli, Luca Oliver, hanno firmato un appello alla Provincia autonoma affinché “come azione concreta per contrastare la violenza sulle donne, riattivi al più presto i percorsi di educazione alla relazione di genere e li promuova capillarmente in tutte le scuole sul territorio provinciale, nella prospettiva di renderli strutturali”.

Anche in Parlamento sembrerebbe si stiano compiendo passi concreti per conoscere a fondo un fenomeno esponenziale e sintomo di una società malata. Ieri la Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere, ha, infatti, voluto dare il via a una serie di audizioni di alcune dell’associazione più attive sul nostro territorio. L’associazione “Amleta Aps“, fondata da attrici professioniste, ha voluto rappresentare la disparità e la violenza di genere così fortemente presente anche nel mondo dello spettacolo. “La quasi totalità dei predatori e abusanti – ha spiegato la vicepresidente Debora Zuin – è un uomo. La violenza nel modo dello spettacolo non riguarda solo le donne, ma di questi 223 casi, 207 riguardano donne, quindi il 93% delle violenze nel mondo dello spettacolo si abbatte sulle donne”. Gli abusanti sono, secondo i dati raccolti dalla associazione, per “oltre il 41,26% registi, attori (15,7%), produttori (6,28%), insegnanti delle accademie (5,38%) e in percentuali minori altre figure. In due casi le attrici sono state palpeggiate da spettatori. In circa due anni di attività, attraverso la mail istituita per raccogliere le segnalazioni, sono emersi 223 casi di aggressioni, molestie, violenze sessuali.

 In meno di un anno, da gennaio a ottobre 2023, si sono rivolte all’associazione “Artemisia Aps” 1.015 persone tra adulti e minorenni, con un incremento dell’11,3% rispetto allo stesso periodo del 2022. Di questi, 803 erano donne con violenza in atto (+3,6%), 93 minorenni che hanno subito maltrattamento e/o abusi sessuali (+40,9%), e 36 adulti e adulte per violenze in tenera infanzia. A riferirlo davanti alla Commissione parlamentare è stata Elena Baragli, presidente della associazione che opera principalmente a Firenze e nell’area metropolitana. “Nel triennio 2020-2023 – ha aggiunto Baragli – le donne che hanno contatto l’associazione sono state per il 70% italiane, per il 30% di origine europea o extraeuropea”. Quanto agli autori di violenza, una “percentuale dal 51 al 55% è relativa al partner, tra il 25% e il 29% all’ex partner, tra il 17 e il 21% a un familiare o conoscente e solo l’1% a sconosciuti”.

La presidente dell’associazione “Relive-Relazioni libere dalle Violenze”, Alessandra Pauncz, ha ribadito l’urgenza di affrontare il problema alla sua origine, sostenendo l’utilità di moltiplicare gli sportelli per autori di violenza. “Va affrontato il problema degli uomini che la agiscono”, ha detto la presidente, che ha aggiunto: “È importante prevenire e lavorare a monte. Abbiamo una mappatura effettuata dal Cnr che ci dice che in Italia c’erano 54 centri nel 2017 e nel 2022 ne abbiamo circa 141 tra centri principali e sedi secondarie,” con un forte incremento specie al centro e al nord.  Per Anna Latino, intervenuta in rappresentanza dell’associazione “Vìola Dauna-Odv”, operativa nel foggiano contro la violenza e i maltrattamenti, fondamentale è la formazione degli operatori sanitari e di tutte le figure professionali che entrano in contatto con la vittima e i minori coinvolti. Destinare, cioè, “più risorse alla prevenzione e alla prevenzione primaria – ha suggerito Latino -, perché nel momento in cui vengono stanziate e investite risorse, queste non sono una spesa ma un investimento”.

Infine, la cooperativa sociale “BeFree” ha voluto rimettere l’accento sul problema culturale. “La violenza contro le donne –  ha sottolineato Oria Gargano, presidente della cooperativa – è fenomeno molto complesso. Dobbiamo capire che è nei gangli della società e della storia e corrisponde a una costruzione culturale che dobbiamo erodere e far crollare”. “Facciamo formazione nelle scuole e facciamo molta formazione sulle violenze sul lavoro”.

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