sabato, 16 Novembre, 2024
Attualità

Mattarella: “Il pluralismo dell’informazione condizione essenziale per la libertà di tutti”

Il Capo dello Stato ricorda l’impegno e il sacrificio del giornalista Fava assassinato 40 anni fa dalla mafia

Quarant’anni fa la Sicilia piangeva la perdita di uno dei suoi figli più valorosi: Giuseppe Fava, giornalista impegnato e instancabile difensore della verità. Il 5 gennaio 1984 la sua voce venne spezzata dal vile assassinio orchestrato dalla mafia, un crimine che ancora oggi getta un’ombra sulla libertà di stampa e sulla lotta contro la criminalità organizzata. E ieri il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto commemorare questo triste anniversario, ricordando un “coraggioso giornalista” che ha dedicato la sua vita alla lotta contro la mafia in Sicilia: “Quarant’anni sono passati dall’assassinio vile per mano mafiosa di Giuseppe Fava, giornalista che ha messo la sua passione civile al servizio della gente e della Sicilia, impegnato nella battaglia per liberarla dal giogo della criminalità e dalla rete di collusioni che consente di perpetuarlo”, ha affermato il Capo dello Stato. 

 

Penna tagliente 

Fava, nato a Palazzolo Acreide nel 1925, ha dedicato gran parte della sua carriera giornalistica alla denuncia della presenza pervasiva della mafia in Sicilia. La sua penna tagliente e il suo coraggio nel mettere in discussione le pratiche illecite delle organizzazioni criminali gli valsero il rispetto di molti, ma anche l’ostilità mortale di coloro che vedevano minacciati i loro interessi. Mattarella ha sottolineato che Fava non era solo un cronista, ma anche un difensore della democrazia, rendendo il giornalismo uno strumento di irrinunciabile libertà, promuovendo l’indipendenza dell’informazione e la salvaguardia del suo “pluralismo come condizioni essenziali per la libertà di tutti”. Il Presidente ha sottolineato che questi valori sono la pietra angolare di una società sana. L’omaggio reso da Mattarella a Fava è un riconoscimento “dell’impegno e del sacrificio del giornalista, un tributo che la Repubblica rende per mantenere viva la memoria di coloro che, come Fava, hanno lottato per la giustizia e la verità”. Fava fu assassinato davanti alla sua abitazione a Catania. La mafia, incapace di sopportare le sue denunce e la sua incrollabile determinazione nell’esporre la verità, decise di eliminare fisicamente l’uomo che rappresentava una minaccia al suo oscuro dominio. La sua morte fu un colpo al cuore della libertà di stampa e un avvertimento chiaro per coloro che osavano sfidare le forze oscure della criminalità organizzata. Fava non solo raccontava storie di corruzione e violenza, ma metteva in luce le collusioni tra criminalità, politica e affari. Il suo lavoro contribuì in modo significativo a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla reale portata del potere mafioso nell’isola. È stato direttore responsabile del ‘Giornale del Sud’ e fondatore de ‘I Siciliani’, secondo giornale antimafia nell’Isola. Per il suo delitto sono stati condannati alcuni membri del clan mafioso dei Santapaola. È stato il secondo intellettuale a essere ucciso da cosa nostra dopo Giuseppe Impastato.  

 

Altri ricordi 

La figura di Giuseppe Fava è stata ricordata anche dal Presidente della Camera dei deputati Lorenzo Fontana secondo il quale è dovere delle istituzioni tramandarne e custodirne la memoria a beneficio, in particolare, della giovani generazioni: “Il suo coraggio e la sua determinazione nella denuncia delle attività criminali di stampo mafioso rappresentano un monito a mantenere salda la consapevolezza sull’inderogabilità di questo impegno, che deve tradursi tutti i giorni e in ogni sede nella difesa e nella promozione del valore della legalità quale pilastro fondamentale della democrazia e della libertà del nostro Paese”. Per Vincenza Rando, responsabile della Segreteria nazionale Pd sui temi della Legalità e del contrasto alle Mafie, Fava “ha incarnato la libertà d’informazione”. “Un cronista libero, appassionato e coraggioso. Ricordarlo significa coltivare la memoria di una limpida cultura della legalità e rendere omaggio al suo esempio” il commento di Giuseppe Santalucia, Presidente dell’Associazione nazionale magistrati. 

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