“Dire ‘sì’ al Principe della pace equivale dire ‘no’ alla guerra, a ogni guerra, alla logica stessa della guerra, che è un viaggio senza meta, una sconfitta senza vincitori, una follia senza scuse. Ma per dire ‘no’ alla guerra bisogna dire ‘no’ alle armi. Perché, se l’uomo, il cui cuore è instabile e ferito, si trova strumenti di morte tra le mani, prima o poi li userà. E come si può parlare di pace se aumentano la produzione, la vendita e il commercio delle armi?” .Un messaggio natalizio, quello di ieri lanciato dal Papa, dai contorni duri. Durissimi. Nel mirino del Pontefice, in particolare il commercio delle armi e la follia delle guerre che hanno caratterizzato, ovviamente in negativo, questo 2023. Eventi per i quali il Santo Padre, prima della consueta benedizione ‘Urbi et Orbi’ dalla loggia centrale della Basilica di San Pietro (davanti a 70mila fedeli), si è detto profondamente preoccupato, per molteplici tragedie che colpiscono gli innocenti: “Nel grembo materno, nelle rotte dei disperati in cerca di speranza, nelle vite di tanti bambini la cui infanzia è devastata dalla guerra. Sono i piccoli Gesù di oggi”.
No agli strumenti di morte
Francesco ha menzionato specificamente diverse regioni del mondo che stanno affrontando conflitti e sofferenze. Ha iniziato con una preghiera per la Terra Santa, invitando a dire “no” alla guerra e a tutti gli strumenti di morte. Ha richiamato l’attenzione sul commercio di armi alimentato dai soldi pubblici, chiedendo di essere voce di chi non ha voce: “Oggi, come al tempo di Erode, le trame del male, che si oppongono alla luce divina, si muovono nell’ombra dell’ipocrisia e del nascondimento: quante stragi armate avvengono in un silenzio assordante, all’insaputa di tanti”, le parole del Papa sottolineando la responsabilità di informare il pubblico sugli interessi e i guadagni legati al commercio delle armi. Particolare attenzione è stata dedicata alla Terra Santa, con un appello per la pace in Israele e Palestina. Il Vescovo di Roma ha espresso solidarietà alle comunità cristiane di Gaza, pregando per le vittime degli attacchi e chiedendo la liberazione di quanti sono ancora tenuti in ostaggio. Ha implorato la fine delle operazioni militari “con il loro spaventoso seguito di vittime civili innocenti” e la risoluzione della questione palestinese attraverso un dialogo sincero e l’appoggio della comunità internazionale.
Percorsi di dialogo
L’appello di pace si è esteso a tutte le regioni del mondo che vivono sotto la minaccia dei conflitti, dall’aggressione russa all’Ucraina alle tensioni in Sahel, al Corno d’Africa, al Sudan, al Camerun, alla Repubblica Democratica del Congo e al Sud Sudan. Ha auspicato percorsi di dialogo nella penisola coreana e ha chiesto soluzioni per affrontare le disuguaglianze e il fenomeno delle migrazioni nel continente americano.
Concludendo il suo messaggio, Papa Francesco ha invitato tutti a prepararsi per il Giubileo che inizierà tra un anno, utilizzando questo periodo come opportunità di conversione del cuore, dicendo “no” alla guerra e “sì” alla pace, rispondendo con gioia all’invito del Signore che chiama all’amore fraterno.